I remember...four friends...

Dopo quasi 8 anni, ecco che Georges Lucas è tornato a trovarci. Arrivato col vespino del canale 27Twentyseven, ha iniziato a rievocare...i  suoi anni '60 di studente californiano. "American graffiti", del 1973, è l'ultima notte brava passata assieme, tra litigi, avventure, risse e riappacificazioni. La frivola innocenza di prima.

Morire per vivere

In televisione "Lo sbarco di Anzio" (t.o. "Anzio") che mi permette d'incontrare per la terza volta Edward Dmytryk e di conoscere il regista abruzzese Duilio Coletti (1906-1999). Pellicola storica del 1968, romanzata con sapienza, nelle interpretazioni trova le armi giuste per combattere.

Licterals

Chiudo il Trieste Film Festival 2024. Edizione memorabile, con Elena calata con serietà nel ruolo di cinefili scalcinati. Che per la penultima visione Cristi Pui si precipitano rievocando il suo cinema ironico e sgomento. Il regista di Bucarest si è presentato fuori-concorso con una pellicola iperautoriale che, nell'elegante affabulazione della sua graffiante critica, pare risentire della sua stessa genesi di lavori assemblati. Ma Puiu è un regista terribilmente capace e sincero ed "MMXX" sta per "dissoluzione".

Western della vita

Saputo che Blake Edwards sarebbe passato da "Iris", mi son precipitato per beccarlo, quasi dieci anni senza vederlo. Tutto westito, unica volta, in abiti eleganti di cowboy maturo. Requiem di una giovinezza e di un'epoca, "Uomini selvaggi" (t.o. "Wild rovers"), del 1971, si avvia con passo lento e parsimonioso verso il tramonto.

Nevrosi Road

Felicemente stanchi, con Elena arrivammo al quinto e ultimo giorno di "Trieste Film Festival". La giornata conclusiva fu aperta da un film della sezione "Fuori sche(r)mi": "Arthur & Diana" scritto, diretto, montato e interpretato da Sara Summa. Francese di genitori italiani, classe 1988, che vive in Germania, al secondo lungometraggio: "produzione apolide" low-budget, intrattiene con ironia, suscitando dolciamare riflessioni su tempo e legami.

Colpe dei colpi

Manca all'appello ancora una suggestiva proiezione, la terza, in sala Chateaux. Con SimoMi tutto può accadere sullo schermo, ma Christopher Nolan ha tenuto la barra sul suo terzo lungometraggio, del 2002. Un'"Insomnia" da senso di colpa, immerso nella nebbia dei propri atti, falsificanti.

Ecce Civitas

Dopo tre anni, come per caso, riprendo contatto con "L'assedio di fuoco" (t.o. "Riding shotgun"). Pellicola del 1954 diretta dall'ungherese, statunitizzato, André De Toth, man mano che avanza assume le sembianze di un western firmato. Far west dei bianchi, con le dinamiche di potere a mettere in moto assalti e duelli. Erigere città.

Genitori cantori

A chiudere il nostro quarto giorno di TriesteFF c'ha pensato Vladimir Perišić, belgradese classe 1976, partecipante al concorso lungometraggi con "Lost Country". Il regista serbo riavvolge la pellicola del proprio tempo per raccontare un'adolescenza balcanizzata, tra rivolte in strada e reazione in casa. Una madre disonesta ricade sui figli. Non fraintendete: l'aria è di faticosa ma accorata assoluzione, per quei minuscoli genitori travolti dalla Storia.

Ricordi spiralidosi

Era febbraio quando, con Elena, ricominciammo dall'inizio la passeggiata con Christopher Nolan. E il suo cinema ossessivo, avanti e indietro nelle sinapsi di uno sbadato cronico. Chi la fa, e se la ricorda, l'aspetti. Con "Memento", del 2020, esercizio di scrittura e montaggio, l'allora trentenne regista londinese sfoggiava i muscoli in palestra.

Violenza violina

Lunedì scorso siamo tornati dai ragazzi dell'ex-Altrove, per la rassegna "JLG Un portrait" dedicata a Jean Luc Godard. Con "Prénom Carmen" balziamo al 1984, direttamente nel "terzo periodo" dell'autore, il cui lavorio tecnico-teorico si mantiene sui binari intrapresi. Naccherando Mérimée, una storia d'amore godardesque.

Autunno differente

Il quarto giorno del Trieste Film Festival proseguì con un altro indelebile ritratto di donna. Anche Etero entra nella schiera delle resistenti. "Blackbird Blackbird Blackberry", diretto dalla georgiana Elene Naveriani, al terzo lungometraggio, è una toccante pellicola romantica. Sull'amore sbocciato in ritardo, col frutto ormai maturo non adatto alle vetrine, ma perfetto per raccontare una storia, al femminile (al maschile).

Trolley

E mo' ve lo tenete
. A tutti i fan di Clint Eastwood regista dico "Ore 15:17 - Attacco al treno" (t.o. "The 15:17 to Paris", 2018) è roba vostra. Una sfilza di pellicole da evitare è il lascito del regista californiano. Assieme alla rappresentazione più ipocrita e meno cosciente degli eroismi (militari). Bambino cresciuto nel cinema, continua a pensare come tra ranger & indiani.

Libertà in fuga

Parlare di cinema bisogna richiede di pronunciare anche le parole Cecil B. DeMille (1881-1959). Il regista "tra i padri fondatori della settima arte" (maccartista e massone), nella sua quarantennale filmografia che buca il muro del sonoro, ha firmato pellicole miliari. "Gli invincibili" (t.o. "Unconquered", 1947), prodotta dallo stesso DeMille, non è tra queste. Avventura coloniale ultraleggera, ma che palesa la mano ormai esperta del Director.

Nipoti di bulli

A Trieste, il quarto giorno di Festival, è proseguito col Concorso Documentari. Al Cinema Ambasciatori per "Motherland" dei registi bielorussi Alexander Mihalkovich, classe 1990, e Hanna Badziaka. Santificata Madre Patria dei Morti Ammazzati regna da millenni usando le stesse parole, per invariate orecchie.

Lutto di brutto

In questi giorni nelle sale, che non perdiamo di vista, una pellicola romantica nella delicata dimensione LGBT. Cinematografia desiderosa di raccontarsi, "Estranei" di Andrew Haigh (già incontrato in un weekend del 2016), ribadisce difficoltà e superamenti di un amore ancora troppo impossibile nella Società delle Fobie.

Harmony Science

Altre volte, invece, Elena pretende fast-cinema da consumare senza leggere l'etichetta. Il canale "RaiMovie" concede il palco al regista newyorkese, classe 1960, Jeffrey Nachmanoff. Una manciata di film, tra i quali il fantascientifico, nanotecnologico, "Replicas", del 2018. Le questioni etiche sottostanti le scienze del dominio, passano in cavalleria. L'egoismo riscuote baci e carezze. 

"Bisogna viverlo"

Veniamo alla nostra personale Palma, Leone, Goya e altri Orsi 2023. Meglio non ripensare ad "As Bestas" (2022) rischiando di rizzare nuovamente i peli di un corpo in estrema tensione su di una terra a scatafascio. Già da un po', per vedere un film spagnolo ho bisogno di meno carica che per un francese (gravitazioni cinematografiche), ma ringrazio la determinazione che non ci fa sedere bensì sedere-in-sala, perché il film di Rodrigo Sorogoyen ha la potenza rara di un cozzo duro tra comunità autentiche. L'integrazione ai tempi del capitale, offre le ragioni per ammazzare.

Blowing Bibbles

Elena pronuncia "Nicholas Ray" e ogni dubbio sulla visione pre-pasquale svanisce. Anche trattandosi di uno [storico], definito dal text di "Rete4", "kolossal religioso spettacolare hollywoodiano". Del 1961, "Il re dei re" è Gesù Cristo superstar, i primi concerti, l'acclamazione, la caduta per tradimento del batterista. Rido per non piangere. Ma il taglio è solenne, sul serio.

Ultima e per sempre

...ma ancora non era l'ultimo "nostro" Woody Allen. Ma giunse quel giorno. "Alice", del 1990, chiude per noi alla perfezione la visione dall'alto della preziosa e compatta filmografia di questo autore cinematografico. Ritratto di donna delicatissimo, con l'ironia in grado di accarezzare più a lungo di effimere e travolgenti emozioni.

Amori differenti

Il compleanno al TriesteFF era iniziato con la sezione "Fuori sche(r)mi", che, a detta della curatrice, "accoglie nuove prospettive di cinema, nuove forme di lunghezza, di visione, libere e originali. Si inaugura con questo film fresco": "Cherry Juice", scritto, diretto, montato, disegnato e interpretato dalla serba, classe 1989, Mersiha Husagic. Dall'aria semplice, sotto nuvole cupe, l'amore sui resti di una guerra, si rivela un complesso e fiducioso punto di partenza.

Le gioie di prima

Pudore reverenziale superato, con Elena abbiamo lasciato entrare nello Studio Negri le vivaci nudità de "I racconti di Canterbury". Da Geoffrey Chaucer a Pier Paolo Pasolini, dal 1388 al 1972, la giostra dell'eros percorre i secoli, inciampando e scartando, tra urla rabbiose e grida gioiose.

Tesoro di mamma

Leggo [Western] e Raoul Walsh, quindi mi fermo davanti a "RaiMovie". Interessante in filtro negativo, "Un re per quattro regine" (1956) racconta di pellicole che, dietro firme autorevoli e star acclamate, seppur sul boulevard declinante, furono "primo e ultimo progetto della compagnia di produzione fondata dall'attore con l'intenzione di affrancarsi dal sistema delle majors". Goffi tentativi d'emancipazione artistica. Troppo tardi, troppo presto.

Social less

A conclusione di un terzo giorno di Trieste FF a ritmo serrato, ancora in piedi in "Sala Rossetti" a vedere "Observing", dello sloveno Janez Burger. Paranormale è l'indifferenza cui il tele video ci ha assopito; sorveglianti di immagini a distanza sulla morte del vicino. Tecnologia è omissione di soccorso.

La donna del generale

Gemello minore del western visto poco prima, "El Verdugo" (t.o. "100 rifles"), diretto dall'altro buon artigiano Tom Gries, è però aizzato dai venti rivoluzionari che attraversavano il 1969. Emancipazione razziale, femminile, sociale. Molte cose da dire, confusamente, ma ancora col sorriso.

Condizione della gonna

Nello stesso anno, 1964, mentre nel Lontano Ovest, scanzonatamente, si battibeccava per tre fucili e qualche ammazzato, in Europa, Francia, Jean-Luc Godard inquadrava "Una donna sposata". Grazie ai soliti dell'"Altrove", in pellicola nei caruggi, alcuni lavori del mentore politico della Nouvelle Vague. Tra cui questa, con lo sguardo smackato sulla pelle di moglie, contesa e indecisa. Fortunatamente "Una",  anche se splendida e divisa.

Terra di vendetta

En passant
, rincontro volentieri Gordon Douglas e i suoi western ben confezionati. Avventure del remoto e pericoloso West che intrattengono con elegante brio. In "Rio Conchos", del 1964, la violenza impazza per odii e vendette ancora ribollenti. Accecati, difficile fidarsi, di amici, commilitoni, persino se stessi.

Radici spente

Al terzo giorno di TriesteFF, la serata è incominciata con la visione di "Stepne" della regista esordiente ucraina, classe 1982, Maryna Vroda. Pellicola rigorosissima, dal taglio documentaristico, su tempo e sradicamento, anche per secolari inamovibili. Spenti sulle proprie radici.

Proteine essiccate

Mica vado all'"Ariston" col coltello tra i denti. Per il "nostro" quarto Alexander Payne, aspetto il noto "autore brillante e regista di commedie satiriche". Ammiccante nei "commenti sulla vita americana di periferia", attraverso "dialoghi brillanti e ottime interpretazioni", come in "The holdovers" (s.i. "Lezioni di vita"). Commedia degli sfigati alla riscossa, dolceamara come un college vuoto. I buoni sentimenti insegnati sulla pelle delle caricature in scena. Crescita d'un prof, sempre tardiva. Maturità d'un figlio di papà, sempre teatrale. La raffigurazione ecumenica, pacata e irascibile di Payne convince*.

Ritorno ai soprusi

Tra i film del 2023 da "recuperare", c'è anche "Io capitano", fresco di eliminazione dagli "Oscar". Quasi in semifinale, diciamo. Permettendo, comunque, a Matteo Garrone, di raggiungere il buon risultato che merita il suo lavoro di testimonianza. Tappa-buco della rotta degli emigrati subsahariani, a modo suo, senza calcare attorno alla disumanità di una piaga sociale del nostro tempo. Talmente si staglia in rilievo la responsabilità dei cosiddetti governanti.

Un amore mancato

Ieri in Sala Porty (Port Antonio, Jamaica!) io e Mateo ci siamo goduti "One Love" (2024), film biografico che narra della vita della leggenda del reggae Bob Marley, scritto e diretto da Reinaldo Marcus Green.

Scuola di potere

Il terzo film del terzo giorno, trascorso all'ultimo TriesteFF, ha previsto l'esordio della regista rumena (Cluj, 1982), cresciuta in Ungheria, Katalin Moldovai. Da lei scritto e diretto, "Senza aria" è una pellicola sociale sull'insegnamento ai tempi dei sovranisti. Pedagogia declinata coi valori cari al padronato, in una pellicola solida per tematica e realizzazione: che pena per docenti e studenti. E per genitori. E per giornalisti. E per governatori.

Spasimi all'esofago

Giunti al completamento della filmografia di Woody Allen, con un fondo di scoramento ci siamo diretti nello Studio Negri. Rimandando a fine visione tributi e rievocazioni, i toni si sono ben presto risollevati. "Tutti dicono I Love You", del 1996, è una commedia musicale, orchestrata da maestro cui non sfugge una nota delle segrete, e bizzarre, melodie dell'amore.

Lie frags

Forse causa assenza lungometraggi, alle 16 di giovedì 25 gennaio eravamo finiti al Politeama Rossetti. E' stato divertente presenziare del Concorso Cortometraggi dell'ultimo TriesteFF, curiosi spettatori della "Compilation 2". Un'ora e mezza totale, spezzettata in sei lavori diversi per durata e fattura, ma uniti dal materiale, quello dei corti, denso e compatto come pietra da scagliare.

Capital teaching

Ormai Elena trascina me nelle sale. Ieri sera, per l'altra pellicola papabile nei cinema di queste settimane. Diretto dal tedesco di origini turche, classe 1984, İlker Çatak, "La sala professori" è un buon film che, nel raffigurare il marasma d'incapacità del sistema pedagogico, alla campanella finale non chiude la lezione. Denuncia, come cuginetta Guerra, porta solo merda (l. odio (malriposto)). Sull'istigazione alle stesse si regge il nostro sistema autoritario e gerarchico.

Sembrava un cretino

Nei giorni scorsi "RaiPlay" ha messo in chiaro le doti da Oscar di Frank Capra. Il regista di Bisacquino, "tra più importanti dell'epoca d'oro di Hollywood", nel 1936 dispiegava il suo tipico ottimismo, sul limitar dell'ingenuità, attorno ai non ancora "rincretiniti". "È arrivata la felicità" (t.o. "Mr. Deeds Goes to Town") commuove come la defraudata giustizia.

Poca luce

Ma l'ultimo film visto nelle sale, nel 2023, era firmato niente pop di meno da Aki Kaurismäki. Eravamo ben in cinque al "Sivori", in pellegrinaggio verso la 18a pellicola del regista finlandese. "Foglie al vento" mostra un'altra esemplare "marcia bassa", da autore maturo. Non certo stanco, semmai capace di sfrondare ulteriormente il suo minimalismo, per risalire al sentire dei nostri tempi. Rintocchi guerreggianti dispergono particelle di angoscia nell'aria. Piccoli esseri ascoltano, tirano avanti, sfiorandosi in solitario moto browniano.

Billy fa volare

Quando Simone da Abbiategrasso Fermata ti lascia con un titolo, difficile resistere al tormentone. "Kes". "Kes"..."Kes". Giorni e notti, sino a quando uno deve vedere "Kes". Ed è  un bene, ché il film d'esordio di Ken Loach, datato 1969, dice da dove partì quella critica sociale che lo ha reso unico. Tutto inizia con l'infanzia, quella delicata fase in cui un ragazzo alza le prime difese, armandosi della polvere che si è.

Ma togli l'uomo

Tra i film lasciati in "Sala" nel 2023 devo ancora ancora due sul titolo che ha permesso, dopo tanto tempo perso, a Luc Besson di fare ingresso nel nostro umile totem cinerofumiano. Il regista parigino che raggiunse le orecchie di qualsiasi cinefilo nel 1990 (ricordo decenne la visione tosta della drogata assoldata dai servizi segreti) è tornato con una pellicola convincente. Lo ha fatto rischiando, ma riuscendo nella scommessa, in voga, di rendere autoriale una dark story. "Dogman" emoziona come un cane complice.

Arca dei padri

Con l'ormai consueto ritardo, ma nuovi pungiglioni milanesi, è giusto mantenere. Promessa e ritmo. Ottenuti alla grande "Povere creature!" (t.o. "Poor things", 2023), l'ultimo lavoro di Yorgos Lanthimos. Fiaba di (ri)formazione della donna alle (ri)prese coi miserrimi capricci d'omuncoli. Sulla scia del percorso cinematografico del regista ateniese. Allegoria è femminile, mentre cazzo non si eleva.

CAMARAZI

Riprendendo l'ultimo TriesteFF, eravamo al terzo lungometraggio del secondo giorno...Al Politeama Rossetti c'è il Concorso Lungometraggi che prevede la proiezione del film rumeno "Libertate". Il regista Tudor Giurgiu (Cluj, 1972) ha ruotato la m.d.p. attorno a un fatto storico che è specchio dello spirito che soggiace ogni formazione militare. Nel momento del crollo, dimostrarsi dalla parte giusta è vitale: le maschere impugnano le armi le une contro le altre. Una piscina diventa, così, prigione-arena dominata da chi possedeva gli arsenali.

Mal del tempo

Il giorno seguente, Woody Allen ancora in casa, abbiamo nuovamente illuminato lo Studio Negri con le sue luci, tra le ombre femminili che il newyorkese sonda con profonda delicatezza. "Settembre", del 1987, racconta di un'altra donna riflessa in sé, come in uno specchio che sorride tristemente.

Heimat & Focolari

In vista della sua uscita di domani nelle sale cinematografiche, qualche riga sull'evento speciale del film di chiusura dell'ultimo TriesteFF. Come mai nelle giornate precedenti, il Politeama Rossetti è gremito. Vuoi per assistere alle premiazioni, vuoi per l'ultimo scandaloso lavoro del londinese, classe 1965, Jonathan Glazer. "La zona di interesse" (2023) colpisce di fino come un macigno, mettendo scena il male più banale. Rigoroso, luminoso, pulito, persino affettuoso. Tutto perfetto. Coi cadaveri dietro il muro.

Lingue coi Muscoletti

Quell'improvvisa voglia di Woody Allen, in quel grigio fine settimana, fece sì che non lasciassimo uscire il regista e attore newyorkese neppure dallo Studio Negri. Rimanendo nell'età più dorata di Allen, avanziamo sino al 1986, anno in cui "Hannah e le sue sorelle" raccontò mirabolanti svolte sentimentali, tra nevrosi bloccanti e guizzi gioiosi. Proseguendo sui maestri, nulla è impossibile quando quel "muscoletto molto elastico" si mette a vibrare.

Educazione Capitale

Con un balzo da riavvolgere passo al terzo giorno di Trieste FF, quando alle 14:00, con Elena eravamo sempre lì, avanti a sinistra, pronti per...manco so il titolo. Ma "La lezione di Blaga", invece, è un film bulgaro che uno, poi, si porta dentro. Grazie al volto ed al carattere delle protagonista. Ed allo stile maturo, graffiante e delicato, messo in scena dal regista di Sofia, classe 1966, Stephan Komandarev. La truffa capitale si ritorce contro tutti.

Inéducation

Ho rivisto quindi l'attrice regista Agnès Jaoui in privato. Niente di scabroso, ma l'ironica delicatezza già conosciuta nel suo precedente lungometraggio d'esordio. Commedia sofisticata, ode lirica agli opportunismi borghesi e all'amore che, per essere tale, deve negarli.  "Così fan tutti" (t.o. "Comme une image", 2004) smaschera raffinati e rozzi maschilismi d'haute classe.

Occhi spuntati

Elena dice "Antonio Pietrangeli" e ci avventiamo sulla filmografia del regista che più di un'emozione ci ha regalato. Ricordi tinti di rosa, quelli del regista ufficiale (quindi per nulla) delle donne. Come quelle protagoniste di "Souvenir d'Italie", del 1959. Delicato tributo alle gioie femminili, tra gli scurrili e goffi agguati maschili.

Sorridi sei tu...

Per la seconda giornata di TriesteFF 2024, con Elena siamo ritornati al Cinema Ambasciatori per un documentario in concorso. "Home sweet home" (2023) nel titolo racchiude il contrasto, per nulla ironico, tra un focolare crepitante calore e affetti, e un incubo familiare di dominio e sopraffazione. Quello della regista Annika Mayer è stato un ottimo e coraggioso focus su quel patriarcato che, ai giorni nostri, non viene ancora intra-visto.

Showfrenia

Infrapellicola
, però, devo anche scrivere di un raptus alleniano di tre film in due giorni. Completare la filmografia del regista newyorkese non costa nulla. Una stagione così uggiosa chiede di riaddentrarsi nella calda atmosfera delle sue commedie anni '980.  Con "Broadway Danny Rose", del 1984, sulla fugacità dello showbusiness appresso a quella degli individui (USA), Woody Allen offrì un'altra prova della sua acuta leggerezza, naturale, immediata, e germinale.

Ai tempi del Cazzo

Ma partiamo col Concorso Lungometraggi dell'ultimo TriesteFF. Con "Hotel Pula" (2023) di Andrej Korovljev. Regista croato, classe 1970, originario proprio di Pola, già bazzicante il TFF  coi suoi doc. Al Politeama Rossetti, alle 16, c'era anche lui a presentare il suo primo film di fiction. Relazioni segnate dalla guerra. Quant'è tragica la storia di sradicamento e oblio degli Stati.

Pietosamente

Tra "I 17 DVD" vi era anche la consueta proposta radical-chic dell'"Internazionale". Del 2004, "Le passeggiate al Campo di Marte", di Robert Guédiguian, racconta un momento dell'autore marsigliese che non conoscevo. Sorprendentemente avviluppato sulla figura dell'Ex-Presidente Mitterand, tanto da commuovere persino una "ex-militante" nell'Extra, punta tutto sull'ottimo protagonista. A meno cheee...?