Showfrenia

Infrapellicola
, però, devo anche scrivere di un raptus alleniano di tre film in due giorni. Completare la filmografia del regista newyorkese non costa nulla. Una stagione così uggiosa chiede di riaddentrarsi nella calda atmosfera delle sue commedie anni '980.  Con "Broadway Danny Rose", del 1984, sulla fugacità dello showbusiness appresso a quella degli individui (USA), Woody Allen offrì un'altra prova della sua acuta leggerezza, naturale, immediata, e germinale.
Applausi! "Grazie, grazie", a te, Woody. Tra giocolieri monchi, cabarettisti zoppi, xilofonisti ciechi, il musicista attore Nick Apollo Forte (1938-2020) e il suo mitico Lou Canova, una storia raccontata tra amici, su di un buffo, indimenticabile personal manager. Danny crede in te, si fida, ci mette l'anima. E malizie rischiose. Povero Barney Dunn! Il ventriloquo balbuziente del texano Herb Reynolds (1930-2007) ne pagherà la conseguenza. L'importanza del senso di colpa nelle pellicole sempre "religiose" di Allen. Woody "intercede con un concetto in questa congiuntura". Un sorriso costante e uno sguardo dietro l'uomo e la sua maschera. Applausi.
(depa)


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