Middle fixations

Senza appunti che di un cult snobbato per quarant'anni ma ormai tremendamente antiquato si può scrivere in breve. "Harry, ti presento Sally..." doveva navigare in commedie ben poco illuminate se, col puritanesimo di chi ostenta frigidità e fedeltà, potè appatellarsi sulle labbra di ogni stagione. Nel 1989, il newyorkese classe 1943 Rob "Bob" Reiner dialogò, senza scrivere, con Woody e NON spogliò Meg Ryan, astuto.

A largo...zampino

Avanti. E non si dica che il Cinerofum disdegni anche improvvise cagate posate in TV. Informe e stagnante celluloide che manco ha bazzicato le sale, "Dark tide" (2012) è l'orata all'occhiello di John Stockwell, ex-modello, attore, produttore e...regista. Parrebbe. Diciamo che, in questo sua ultima fatica, lo statunitense si mostra scattante e ginnico. Poi il palestrato apre la bocca...

Ipocrisia^2

La montagna turistica, colle sue visioni frivole, mesi fa condusse in sala una pellicola che non avrebbe dovuto esserlo (leggera). Fa quindi trionfale ingresso nel Cinerofum il grandioso e già dimenticato regista delle presentazioni famigliari e degli agenti ritardati, lo statunitense Jay Roach! Nel 2019, il regista di Albuquerque, classe 1957, si circondò di bellezze mature, irriconoscibili, per gridare "Bombshell" (s.i. "La voce dello scandalo"), uno dei tanti episodi tra patriarcato e  capitale negli USA bianchi middle-class.

Lolita senza colori

Cerchiamo di tenere il passo con le visioni nelle grandi sale, alcune delle quali ottime, come questa, alle quali il 'Rofum ha assistito in questo 2023. Partiamo dall'ultima, "L'amore seconda Dalva" (2022), produzione franco-belga diretta dall'esordiente di Sedan, classe 1985 di Sedan, Emmanuelle Nicot. Consigliatissima, per la forza drammatica, dardenniana, della rappresentazione e per lo spessore di una scrittura, che innalza un'altra "donna" del cinema, bimba senza infanzia, tra i personaggi da ricordare.

Callate macho

Avevo già incontrato il primo Pedro Almodóvar. Elena no e questo primissimo "Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio", datato 1980, le ha rivelato un "nuovo" autore, quello vecchio. Sfacciato, provocatorio, senza filtri tra i colori della movida LGBT madrilena.

Thrilla tutti

Elena ormai setaccia pellicole televisive con un disinvoltura. La regia di Brian De Palma le salta all'occhio conducendola ad una "Femme fatale" pronta a tutto, "cattiva, davvero cattiva"", ma bella come una farfalla letale tra i battiti del destino (2002). Thriller citazionale, noir tamarro.

Forca facile

Tra tanto internazionalismo (cinematografico), non dimentico che "Foglio" sta tenendo un seminario sul grande cinema americano. Al quale appartiene anche "Furia" di Fritz Lang, del 1936. La prima pellicola girata a Hollywood dall'esule ungherese è una bomba. Orologeria che ticchetta sotto l'epidermide della massa quando è vuota o piena di polvere reazionaria (forcaiola, xenofoba, puritana).

TESCHI

Ma lasciatemi concludere (e chi ti s'!) col miniciclo dedicato al cinema brasiliano. Il quarto suggerimento di "Foglio" porta al 2007, al (discusso) "Leone d'Oro" a Berlino e che parrebbe rientrare, perciò, nella selezione del nostro anonimo cinefilo. Il film di José Padilha, carioca classe 1967, vi appartiene anche per l'originalità d'idea e messa in scena (montaggio). "Tropa de Elite" (s.i. "Gli squadroni  della morte") trucca gli assassini come eroi, come la maggior parte delle pellicole. Avvezzi ormai ai western e alle rappresentazioni del dominio, guardiamo la fattura, ché non basta un film a sciacquare le mani dei servi del padrone.

Ma cosa vuoi che...

"Foglio", dicevo. Mesi fa, ci era venuta una voglia di David Cronenberg (astinenza lunghetta). Il nostro fidato suggeritore, quindi, porse "La zona morta" (1983) sul nostro 50equalcosapollici. Stavolta, soltanto, sotto c'è la scrittura comandata di Stephen King, col racconto fantascientifico a dipingere una strage realistica. Labilità democratiche.

GATTI MORTI

Dov'ero rimasto con Agnès Varda? Ah, già. A "Le creature", queste minuscole e impreparate generazioni del 1966, zombie zoppicanti sulle proprie fisime di autori (creatori) charmante. L'improvvisazione del caso e il sadismo di certi presunti demiurghi rendono la vita...quello che (non) è.

Dovere di ammazzare

Periodo di mescolanza di celluloide fresca fresca (grandi schermi), retrò, di nicchia o classica ("Foglio"). Con la TV si può recuperare e incontrare, dopo quasi tre anni, Nicholas Ray. Nel 1951, l'autore del Wisconsin parve più concentrato sui luccichii del "Technicolor" che sull'igiene delle idee. Gli USA dovevano essere i salvatori del mondo, "I diavoli alati" (t.o. "Flying Leathernecks") angeli della morte dalla disciplina bislacca, etica assassina.

Due fratelli

Era ancora gennaio quando imperterriti, nella "Negri" ghiacciata, con Elena raccoglievamo anche le proposte italiane di "Foglio". Arrivando al 1998, incontrammo Gianni Amelio col suo "Leone d'Oro". Flebili  echi neorealisti dalla nebbia, persi nella mancanza di cura e di scrittura. "Così ridevano".

Affari Mondiali

Massimo un anno e Alfred Hitchcock lo devi vedere. Due mesi fa non abbiamo retto, invitando nella "Negri" il suo "Il prigioniero di Amsterdam" (t.o. "Foreign Correspondent"), classe 1940. Intrighi internazionali da Guerra Mondiale, coi dovuti espedienti scenografici, Sir "Hitch" scattante e burlone già vedeva una vittoria avventurosa (Sei "Nominations").

Storia di un vigliacco

Non demordere, inseguire tutte le tracce, aggrapparsi a ogni fronda di celluloide. Un fatto: è grazie a RaiPlay se, dopo 10 anni, Jean Renoir è tornato al Cinerofum. Nel 1943, "Le Patron" era a Hollywood, smanioso di additare paura e immobilismo dei suoi colleghi francesi. "Questa terra è mia" ha il fascino e la pesantezza di uno slogan non risolutivo.

Amor Sioux

Non sono Kirk Douglas. Non mi so difendere dagli agguati, cercatori d'oro o indiani che siano. Tanto meno da quelli del cinema western. In un frangente simile ho conosciuto André De Toth, regista ungherese Endre Antal Miksa (1912-2002), un passato alla Korda, determinato e preciso. Nella folta schiera dei "mestieranti", con qualche mostrina in più. "Il cacciatore di indiani" (t.o. "The indian fighter", 1955) non è il peggiore dei loro nemici.

Crollo di nuvole

Era l'ennesimo sabato sera da dimenticare: un western domenicale può aiutare. Magari uno atipico, con qualche ossessione allucinatoria che, come un Acab tra i Cheyenne, permetta di scappare nel Dakota e sfuggire a se stessi. Dopo tre anni, il Cinerofum ritrova J. Lee Thompson che ringrazia per la sua semplice ma avvolgente narrativa. "Sfida a White Buffalo" (t.o. "The White Buffalo"), 1977.