Primo e ultimo sarà per te

Tocca anche parlare dell'ultimo. Documentario. Intendo, di quelli proposti in rete da Cinemambiente. Compito pesante, poiché "The last pig", opera statunitense del 2017, lungi dallo stimolare una riflessione su animalismo e vegetarianismo (posizioni politiche sempre più obbligate), pare un personalissimo viaggio di espiazione, nonché un servizio su una sorta di maiali "privilegiati". Un allevatore, Bob Comis, ha guardato troppo negli occhi i maiali mandati, negli anni, al proficuo macello. S'è pentito, ci soffre. Ora ne ammazza meno. Di Allison Argo and Joe Brunette.

Buie verità

Non solo. Dopo pochi giorni è stata la volta di un'altra colonna del cinema hollywoodiano: John Ford. Su Rete4, nemmeno le pubblicità sono riuscite ad affievolire la carica sprigionata dal suo film del 1960: tradotto da noi con un roboante "I dannati e gli eroi", "Sergeant Rutledge", pur trattando il delicato tema del razzismo (delicato per gli USA di allora, non per le sue vittime di ogni luogo e tempo), imbriglia la retorica e punta il dito, ora bonario ora lapidario, su ipocrisia e meschinità delle nostre comuità.

Affarucci lontani

Pausa da Sir Alfred, per questo aprile squarantenato. Anche perché vorrei raccontarvi di altri due incontri illustri, fatti in sala Valéry. Colle pay-tv che impazzano, ammettiamolo, anche per ampiezza di scelta, qualcosa è comparso sui piccoli schermi di clausura. Pagando per forza, "RaiMovie" ha regalato un film di Howard Hawks del 1952. "Il grande cielo" racconta una classica storia di trapper nordamericani...non rapper pigri, ma cacciatori delle Montagne Rocciose, spavaldi esploratori, pronti a tutto per...un'avventura.

"Stinco di patate"

Dai che lo sapete, cosa viene dopo. Così scrivevo il 28 cm: "Non ti preoccupare 'Rofum. No, non sarà...'na quarantena a fermare la nostra fede (sbirro...). A sale chiuse, ci pensa lei. La 'Valéry' se ne sbatte delle ordinanze (responsabilmente cosciente di sé, disobbedientemente civile) e reinvita Alfred Hitchcock. Il quale si presenta in sala col successivo film, del 1972, quinta collaborazione con la 'Universal', sua penultima fatica. 'Frenzy' è un capolavoro di regia, conturbante e ironico, gioiellino per costruzione dell'immagine e direzione degli interpreti". Questo blog dedica la sua dedizione ai registi come te, giovane settantatreenne felice di tornare al proprio Covent Garden. E di stupire, disturbare, ancora una volta, il popolo delle sale.

Il terrore vien dall'alt(r)o

La tappa successiva fu del 1963. In quell'anno, Alfred Hitchcock cominciò a realizzare una serie di pellicole con la casa di produzione "Universal", prima delle quali fu un'inquietante storia di rivolta animale. "Gli uccelli" è un silenzioso e violento incontro, da vederascoltare, tra creature diverse.

Spy-Love Climbing

E partiamo con questa folle maratona. Fa piacere sapere che vi sia anche Bubu, che ringrazio, in collegamento. Perché sarà dura, ma un po' meno, grazie ad Alfred Hitchcock che l'ha resa una gratificante passeggiata, panoramica ed emozionante, orrida e gioiosa, attraverso alcune delle sue ultime opere. Raccontarla tutta, una volta fatta, permette anche raffronti, utili e no. Se poi aggiungiamo che ieri era il 40° anniversario della morte del geniale regista londinese, ribadendo il lato settimino del 'Rofum, il percorso fatto restituisce un aroma in più. Torniamo alla prima tappa, che poi è stata l'ultima, in sala Valéry. Su LA7, tra un'alienante pubblicità réclame e l'altra, "Intrigo internazionale", del 1959. Riconosciuto come uno dei migliori del regista, è l'acrobatica e ironica fuga di uno gigolò e la sua bella. 

Disprezzama

Poi è stata la volta di Robert Altman, ieri sera. Il sinuoso e provocatorio regista che vien dal cuore degli "States" è arrivato in sala Valéry con "Follia d'amore", del 1985, in DVD. Deliriossement elegante, vacuo ring della passione, arena-inn dove le emozioni non danno meno alla testa del gin. Prendetene un sorso. Poi via.

Celestina

Bello svegliarsi così. Bellissimo quando passa Antonio Pietrangeli. In televisione; da noi, in sala Valéry. RaiStoria alle nove e mezza ne ha proposto l'esordio. "Il sole negli occhi", del 1953, commuove e diverte, gioiosa sofferenza quella delle sue donne, luminososcure, faticosamente sorridenti nelle nostre città. Celestina, Adua, Adriana...i fortifragili fiori di Pietrangeli.

INFILTRATO!

Un passo indietro, uno avanti. Ieri sera in sala Valéry, dopo quasi due anni, è tornato Alfred Hitchcock. L'occasione è stata un intrigo sempre internazionale, ma non quello, ambientato nella crisi missilistica cubana del 1962. "Topaz", del 1969, con spolverata del rosa che muove il mondo, si aggira ginnico nei turpi tunnel di tutti (o quasi) i servizi segreti nazionali.

Povero Mondo

Dalle preziose segnalazioni della Chia, unica vivente d'un gruppo già morto (poiché virtuale), anche l'iniziativa di "CinemAmbiente" che, causa covid, senza possibilità d'alcun Festival, ha messo a disposizione alcuni documentari (1 ogni 3 giorni). Bella iniziativa, documentari significativi, quindi: fateli girare senza remore, se sta più a cuore la Terra che i diritti d'autore (i tempi sono maturi, anzi marci). Partiamo dall'ultimo (tipico). Ieri in sala Valéry è passato "Il sorriso del gatto", documentario italiano del 2018 dei coniugi Mario Brenta, veneziano classe 1942, e Karine de Villers (ecuadoregna del 1965). Sinuosa quanto orrorifica carrellata. Un'ora di immagini compassate e silenziose sulle ingiustizie umane e, quindi, terrestri.

VIRUS, MA OK ARMI NEL PORTO DI GENOVA

Tasti in mano, ripartiamo un po'. Nessun botto però. Anzi, nonostante il titolo, "L'esplosivo piano di Bazil" (2009) è un'innocua miccetta lanciata contro armi e militarismo. Quando vi sarebbe bisogno delle bombe (contro le bombe). Proprio nelle ore in cui la cosiddetta pandemia mondiale obbliga a chiuderci in casa manco arrivassero gli alieni (invece è solo tragedia sanitaria, orchestrata da incompetenti alla Fontana e assassini alla Confindustria), carri armati della solita nav'infame Bahri passano dal ponte Eritrea di Genova, direzione: una delle tante guerre "invisibili" (Siria? Yemen? Kashmir, altro?). Quindi il problema, tutt'altro che fantastico e immaginifico, è ancora mortalmente reale. Non credo nei toni cartooneschi del roannese classe 1953 Jean-Pierre Jeunet, con cattiva pace delle sognanti Amelie.

Più che contro mano, senza senso

Il primo film che vado a recensire della lista televisiva che propone il “Cineforum del Circolo” milanese è “In barca a vela contro mano, film del 1997 diretto da Stefano Reali, frusinate classe 1957, e basato sulla pièce teatrale del regista stesso. Mi ci sono imbattuto abbastanza casualmente e ne sono uscito distrutto... Non aspettatevi nulla da questo film.

Pura sensasiò

Iris propone, il 'Rofum accetta. Sono Joel ed Ethan Coen, quindi lo fa senza timori. Nel 2009, blog ancora in maculata concezione, i registi del Minnesota realizzarono un film...come da loro. Ironico e intelligente, ergo divertente quanto acuto. Lungo le situazioni forti dell'assediato protagonista, una profonda riflessione sui temi cari agli autori: società (USA) e religione (ebraica), col loro inestricabile groviglio d'apparenza e cabala. Tutto torna, dipende da dove; e dove va. "A serious man".