Non solo. Dopo pochi giorni è stata la volta di un'altra colonna del cinema hollywoodiano: John Ford. Su Rete4, nemmeno le pubblicità sono riuscite ad affievolire la carica sprigionata dal suo film del 1960: tradotto da noi con un roboante "I dannati e gli eroi", "Sergeant Rutledge", pur trattando il delicato tema del razzismo (delicato per gli USA di allora, non per le sue vittime di ogni luogo e tempo), imbriglia la retorica e punta il dito, ora bonario ora lapidario, su ipocrisia e meschinità delle nostre comuità.
Attacca rapido, John. L'udienza è pronta. Western d'inchiesta miltare. Poi l'Arizona. Dopo la pagliacciata, il flashback. Poi suspense e magiche inquadrature. Che "sia in gioco la vita di un soldato", m'interessa relativamente. Ma è in palio qualcos'altro. In mezzo a personaggi macchiettistici a mitigar l'atmosfera (il colonnello, la moglie e le amiche), le verità soggettive kurosawiane. La chiamata di Cordelia a processo...Il gioco delle apparenze, il balletto della memoria, ci racconta Ford, si fa stranamente scientifico, se si tratta di uomini neri. Bien sûr, l'antimilitarismo non è di quel continente, né, quindi, di questo film. E forse è questa, per chi ha visto coi miei occhi e scrive con le mie mani, la debolezza di una pellicola che fa del senso di giustizia il proprio muro portante. "Sissignore, voi dovete fare il vostro dovere", dice il sergente Rutledge (si scorda di dire "di bianco"). -"Siamo ingenui a combattere la guerra dei bianchi". (ehhh...) -"Non è la guerra dei bianchi, è questione del nostro onore. Un giorno le nostre figlie...". Hai capito tutto. Certo, la grana è ben grossa, ma lo sono sia razzismo e ambienti militari. "La mia casa è il reggimento". Contento tu. "Non sono solo un negro vagabondo, ma un uomo, un soldato". Ammettiamolo, l'indagine non è delle più fini, pensare che è successivo ai gloriosi orrizonti kubrickiani lascia perplessi. Ma è un film avvincente e pratico, dal buon finale non banale. "Trovò il corpo con la coperta...". La scomoda riflessione del film: a parità di prove, a far pendere la bilancia sarà sempre la posizione razzista. A meno che compaia un uomo d'onore, qui stranamente avulso, come un deus ex-machina giusto, impossibile. Un pattone!
Minore. Che poi se è un Ford è già superiore.
(depa)
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