Fanati-scienza

...e la "Free Cinema Iran" è terminata come è trascorsa. Perché il noir poliziesco "Holy Spider" scritto e diretto da Ali Abbasi nel 2022 è impeccabile su più fronte. Atmosfera rispettata come nelle migliori scuole cinematografiche, ritmo e tensione sorretti da montaggio, sonoro, interpretazioni. Ottima letteratura al cinema, quando nelle pieghe della cronaca nera (strumento del potere per giustificare controllo e repressione) si annida la critica severa d'una società moribonda, quindi feroce.
(depa)

Ragazzi da vita

Schivata qualche (ri)proposta indecente, la rassegna del "Free Cinema Iran" è proseguita splendidamente. "Figli del sole" (t.o. "Koršhid"), scritto e diretto nel 2020 da  Majid Majidi è una sontuosa quanto delicata ode ai ragazzi di strada. Dimenticati, isolati, sfruttati e picchiati, incarnano quell'autentica resilienza che o creperà, o si allineerà. Avventure adolescenziali, epiche per alcuni (tra i grandi), ma che richiedono grandi narratori.

Buona mela!

Come per caso Francis Ford Coppola, e fa un certo senso vedere lo scafato regista di Detroit (classe 1939) privo di ispirazione cinematografica, rincorrere sterili quanto pacifiche lotte civilistiche. Legal movie impegnato, basato su John Grisham, "L'uomo della pioggia" (t.o. "The rainmaker", 1997) si incensa radicale nel dissotterrare l'impianto giudiziario di ogni nazione, ma è conservatore come un contandino cattolico, benché indignato, lì per lì. Anche la giuria più parziale vi riconoscerà una stella caduta, spenta.

Taglia Prezzo

Tra gli agguati dei western del vecchio continente, ancora una volta, uno dei padrini degli Spaghetti più celebri delle sale. Sergio Corbucci, firma scattante, ironica e impegnata, nel 1966 era un quarantenne che misurava spazi, ritmi e riflessioni: "Johnny Oro" era gassosamente esilarante per gli occhi.

Mosse Come Ali

Improvvisa incursione dei west non così -ern. Celluloide europea in salsa piccante, da mettercene tanta, badando sì alle forme, meno alla sostanza. Cult di tutte le tribù degli Arrapao, "Le pistolere" (1971), del parigino Christian-Jaque (1904-1994) di carni al fuoco ne mette tante (mai troppe!), affumicandosi d'inebriante guasconeria. La rivoluzione sessuale non c'è mai stata.

Donna quotidiana

Un'email del "Prof. Sini" segnala la rassegna "FREE CINEMA IRAN", organizzata dal CELSO (Studi Orientali) e dedicata ai film di quella landa martoriata dal sitema socio-economico, che altrove trova soluzioni meno "appariscenti". Dopo l'apprezzabile quanto doverosa inagurazione con l'ultimo di Panahi, salgo in Gradinata (quella del "City") per il secondo appuntamento, scoprendo Ida Panahandeh. Regista di Teheran, classe 1979, esordì nel 2015 con una pellicola inappuntabile, così attenta alla fotografia, densa e cupa, e nell'affrontare senza sotterfugi, che non siano quelli della tenace donna madre "Nahid", quanto nefasto sia ancora il patriarcato.

Soli convergenti

Appresso al cinema presente, Elena ed io confidanti nella sensibilità di Chan-wook Park. Il regista sudcoreano delle vendette truci e barocche torna ribadendo i suoi temi, canoni, atmosfere. Elementi manipolati da buon artigiano, pensati da grande artista. "Decision to Leave" (2022) è un aeriforme poliziesco dai contorni rosa, così pulviscolare da assimilarne solo questi. Bello così com'è.