Ultima sinfonia

Ultima opera di Andrej Tarkovskij, del 1986, "Sacrificio" ne incorpora la maestria di sempre, la speranza che vien meno. Oscurati e oppressi dal terrore atomico (quanto tempo!), pellicola e protagonisti, si disperano nell'angoscia, come un isola abbandonata.

Tutto bello

Rimaniamo nei piani alti. Con Claude Chabrol, nei suoi luoghi, nella sua arte. Con "L'amico di famiglia" (t.o. "Les noces rouges"), arriviamo al 1973, nel pieno dell'attacco portato al centro della sua borghesia. Tutto falso, tranne la morte.

Soave ritardo

Dall'amico "Foglio", una carta con la mappa della Georgia, allora URSS. Entra in Sala Valéry Otar Iosseliani, classe 1934 di Tbilisi, col suo film più celebre. "C'era una volta un merlo canterino", del 1970 appartiene alle schiere dei nuovi cinema, freschi, anticonvenzionali, musicali.

Mort vert

Ancora fuori Parigi con Claude Chabrol, nelle sue ville di campagna, dove possono succedere (succedono) molte cose, o magari una, come il riccio, ma grande. "Stéphane, una moglie infedele" (t.o. "La femme infidele"), del 1969: matrimonio crogiolo bollente di coppie infiammabili, unica fuga un criminoso e calcolato raptus.

Abbiamo capito

In TV danno un film di Sam Mendes, dal cast stellare. So cosa mi aspetta, Hollywood nella sua versione più agghindata. Passo lento ammiccante, "Era mio padre" (t.o. "Road to Perdition"), del 2003, il secondo lungometraggio del regista di inglese, si struscia sull'appeal del primo. Scottandosi con un genere che devi saper girare (e riscrivere).

San Van, torn!

Il Cinerofum, fantasma digitale (?) che s'aggira per la rete (!), ricorda Ralph Nelson? Eh? Uizkomenò. "La collera di dio", del 1972, conferma un regista capace nello spettacolo e nel messaggio (richiesto mai!), quindi in grado di mescolare i toni; tanto ci pensa Robert di Bridgeport.

Notte Unica

Resistere è un temine caro a Robert Bresson. Difficile, però, trattenersi dal proseguire la passeggiata al suo fianco, braccio forte ed affettuoso, un verso poetico, un'idea di libertà. Nel 1971, per "Quattro notti di un sognatore", come le bianche dostoevskiane, pedina artisti e suicidi di sempre, scorgendovi vita e morte appassionatamente avvinghiati.

In-attesa

Prolungandoci con Claude Chabrol, Elena ed io siamo finiti a scherzare sui "seriosi" spy movie hollywoodiani. Chiacchiere da café, mantenuto il nostro inequivocabile stile, chiaramente non dovete prenderci troppo sul. "Criminal story", 1967.

Grimaldello

Prendo spunto solitario dalla recente rassegna in pellicola, organizzata dagli "Ex-Altrove", ve li ricordate? Il primo appuntamento fu con Robert Bresson, che non vedevo da quattro anni. Sempre un piacere, impeccabile firma cinematografica, nel 1956, materializzò una della sue pietre più preziose: "Un condannato a morte è scappato", è urlo acquattato di libertà, gesto furtivo verso la fuga. In testa frulla il meraviglioso essenziale.

Gigogo

Seguendo la tattica, cara ad Elena, dell'insistere con l'autore per assimilarne gli elementi peculiari, in sala Valéry ha imperversato Claude Chabrol. Abbiamo attaccato con "Landru", del 1962, storia macabra vera: guerra, miseria e avidità generano mostri, buffi quanto efferati.

Vicini di sfruttamento

Da un nuovo compagno cinefilo, altre porte sconosciute. Aperte su proposte immaginabili. Finisco così, tra i primi di Brian De Palma, autore prolifico da riscoprire nel suo lato più turbolento. Come in "Hi, mon!", del 1970, scalpitante satira sociale, intraprendente viaggio nel mezzo filmico, al cuore del razzismo.

Scarpe di Saint-Germain

Nove anni che non vedevamo Marcel Carné. Dai tempi magici dell'"Oberdan"...E' stato un piacere, quindi, ritrovare la vibrante firma parigina, con una pellicola, tra l'altro, diversa dalle precedenti. "Peccatori in blue-jeans" (t.o. "Les tricheurs"), del 1958, si butta nelle inquietudini post-adolescenziali della città sua "Ville Lumière".

Chirurgia pezzata

Non per questo molliamo. Senza fuorviarsi dai termini, sì sensibili ultimamente, coscienti resistenti signfica non farsi ammaliare da, né respingere acriticamente l'"Ascella Assassina" scritta e diretta da David Cronenberg nel 1977. "Rabid" (s.i. "Sete di sangue") è un film dell'orrore in carburazione.

Planeta Ichnusa

Le chiacchiere delle tre lasciano quel senso come di "La leggenda di Kaspar Hauser" di Davide Manuli. Regista indipendente milanese, classe 1967, a guardia di un avanti che guarda i vanti, di una terra, di un mezzo. Come la disco, direttamente dallo spazio 2012.

Era cattivo

Stavo dicendo del lunedì quindi pare opportuno continuare lungo quella striscia di violenza facente stavolta tappa nella meno recondita capacità marziale. "A history of violence", del 2005, è un'altisonante arietta.

Il filo dentro

Ieri sera, presso la sala Negri milanizzata, altra visione clou imbastita con coup riparatore. Avevamo già aperto, dodici anni fa, la porta di Éric Rohmer. Rimanendo sulla soglia, silenti e intimoriti. Tempi maturi per immergersi nella "disarmante semplicità" del regista francese. Celeberrimo, "Il raggio verde", è del 1986. Musica registica sul chiacchiericcio quotidiano, a doppio filo colle vibrazioni di una società oroscopica. Con profonda ironia. "Leone d'oro".

Vita viva

Nelle nostre serate in sala Valéry, con Elena non dimentichiamo il cinema italiano dell'epoca d'oro, che ha lasciato un solco. Ancora una volta, ci viene incontro "Foglio" (ciao Foglio!), presentandoci una coppia regista-pellicola indimenticabile. Il varigottese Renato Castellani (1913-1985) con "Due soldi di speranza". Neorealismo rosa imperdibile, rinunciando al tragico realismo, non perde in raffinata autorialità. "Grand prix du Festival" ("Palma" di allora) a Cannes 1952.

Bestia di pizzo

Tanto per dire che lunedì è stato inizio con l'inizio quando già per l'ora di pranzo quel sadico di David Lynch ha iniziato a fare porcherie nella "Valéry" scioccata. Ma no, dai, solo il lato oscuro che tutti noi, teneri ficcanaso, ci portiamo dentro, La Bestia. "Velluto blu", del 1986, è foggia di sopraffina depravazione.

Bagascia Giustizia

Continuano le soprese provenienti da Frd, che questa volta picchia contro il sistema giudiziario e tutto ciò che sottende e comporta. Lo fa proponendo una pellicola di Vittorio Salerno (1937-2016), "No, il caso è felicemente risolto" del 1973. Anni scottanti, in cui dalla strada le grida si riversavano in celluloide calzante. Con angosciante ironia: "Mamma Giustizia provvede per noi".

Dentro nessunx

Héctor Babenco (1946-2016) era un nome nel radar del Cinerofum. Tra "Bibbia" e "Foglio", il regista di Mar del Plata, brasilianizzato (?) a vent'anni, ha fatto capolino svariate volte. Ma è dal "Grim", forse in attesa di ipotizzate rassegne anti-carcerarie, che ci giunge la sua pellicola. "Carandiru", del 2003, in effetti sarebbe una buona proposta. Affresco duro e accorato della moltitudine dei detenuti, gli ultimissimi di questa "Bella Società, fondata sulla libertà".

Baby Love

Pochi Joseph Losey e sporadici. Grave. Ché il regista statunitense, manganellato dal maccartismo hollywoodiano, oltre che senza peli sulla lingua, è di quelli col pennello nella cinepresa. "Messaggero d'amore", Gran Prix a Cannes 1971, è una raffinata esplorazione puberale e sociale.

Prikaati Ragazzi

Ancora un secondo, quello di Aki Kaurismäki. Nel 1985, il nostro regista finlandese preferito (!) percorse una notte diversa, affrescando in bianco e nero genuino e surreale una ribellione tutta da immaginare. Dalle periferie al centro, la "Calamari Union" è determinata nella lotta di liberazione.

Super Twiggy Baby

Almeno un Ken Russell all'anno. Prima della scadenza, l'esplosivo autore di Southampton m'ha portato in "Sala" un suo musical, del 1971, elegante e colorato. Storia d'amore nell'altra e nell'altra: "Il boy friend". Il cinema mette becco nelle vite travolgenti, dei suoi interpreti e scrittori.

Paese di Vita

Ho voluto camminare da solo. Su per una strada di campagna, dopo un ponticello, in cima c'è una casetta dove do una mano. A Michelangelo Frammartino, il radical installatore milanese, regista capace di richiamare tutti, 'Rofum compreso, a fare il punto. Il suo esordio fu nel 2003, "Il dono": trascorrere del vento.

Lacrima e soffio

Doppia sterzata affascinante, quella capitata ieri sera in Sala Valéry. Mancava un quarto d'ora alle dieci, quando abbiamo virato da Copenaghen a Parigi, via Teheran, quindi nell'aretino. Ancora con Abbas Kiarostami, con la sua raffinata narrazione, capace di audaci giravolte, le carte spostate nella luce, a chiedersi "chi sono" i protagonisti di "Copia conforme" (2010). Chi siamo noi.

Tanto gira largo

Ho conosciuto Paul Landres (1912-2001). Ah. Il regista di New York, più "noto" (...) come montatore (non oggi), nel 1958 svolse il compitino affidatogli dalla "Allied Artists Pictures". Uh. Sufficienza a "L'uomo della valle"! (t.o. "Man from God's Country", catechizzando un pochino) Ché, nella sua apparente linearità, trova il giusto andamento.

Il nostro dovere

Deve esservi qualcosa sotto. Da Frd arrivano pellicole che travalicano la critica e occupano la Settima. Nome nel mirino Luis García Berlanga (1921-2010), maestro del cinema spagnolo, invero è lui a esploderci in faccia un colpo miliare. "La ballata del boia" (t.o "El verdugo"!), 1963, è una grandiosa satira del reale.

Cenese

Ufficialmente tra gli autori nel nostro mirino, Tsai Ming-liang si accaparra la seconda proiezione settimanale della Valéry: con una pellicola estremamente delle sue, così indifferente e narcisa che stimola la chiacchiera cinematografica, mentre splendidi tableaux di non-vivants scorrono sontuosi 3x2. Disinteressati e offesi, noi tre con l'autore, beviamo tre vinesi alla salute del Cinema. Scritto e diretto nel 2013, "Stray dogs" inebetì pure i "veneziani" (Gran Premio della Giuria).

Fiori nel fango

Tornano i western nella "Valéry" e lo fanno conducendo in sala il regista statunitense, di origine armene, Richard Sarafian (1930-2013). Del 1973, "L'uomo che amò gatta danzante" è una pellicola curata, che mostra un regista attento, trasponendo un romanzo rosa senza dimenticare in quale terra è ambientato.

Studenti E-non

Da una segnalazione di Marigrade, nostra preziosa inviata a qualche festival, una pellicola del 2019, scritta e diretta dal cinese Tsang Derek. La terza dell'attore regista, classe 1979, è un'opera "Contro il bullismo". Apprezzata nella "Valéry", più per il 'come' che per il 'cosa', affronta con coraggio la situazione scolastica nella repubblica imperiale cinese, puntando il dito, anzi, la m.d.p. con elegante originalità, piuttosto che critica incisività.

Troppogattiano

E venne l'esordio. Di Aki Kaurismäki. Nel 1983, l'allora ventiseienne regista finlandese propose al mondo il suo personalissimo cinema, genuina centrifuga di alcuni dei maestri francesi e non solo. Lo stile raffinato e toccante che lo contraddistinguerà. Da Dostoevskij, "Delitto e castigo", Raskolnikov a Helsinki è Rahikainen, con una vendetta in più.

Voluttàniente

Ricominciamo. Da Miloš Forman, autore da non dimenticare. Il regista cecoslovacco, scomparso quattro anni fa, nel 1986, forte dell'ultimo successo in costume, proseguì la graffiante rappresentazione degli intrighi di corte, dove sentimenti calcolatori possono intrecciarsi a passioni profondamente autentiche. Il visconte di "Valmont" ha squarciato il velo troppo tardi.

Evoca Pèzzoli

Devoti a Tsai Ming-liang, salendo i gradini impegnativi gratificanti della sua filmografia, si passa per "Visage", del 2009. Fratello decisamente minore del fuso orario e vago Taipei-Parigi, otto anni indietro, è il primo stroppiamento dell'autore malese.