Soave ritardo

Dall'amico "Foglio", una carta con la mappa della Georgia, allora URSS. Entra in Sala Valéry Otar Iosseliani, classe 1934 di Tbilisi, col suo film più celebre. "C'era una volta un merlo canterino", del 1970 appartiene alle schiere dei nuovi cinema, freschi, anticonvenzionali, musicali.
Kyra è un musicista trasandato. Tamburino, timpanista, pianista. Tende ad andarsene. "Shalom". Geologi. Suoni dischi canti filastrocche. Una ricca scenografia circonda l'apatia del protagonista. Incapace di attraversare, incrocerà valdesi russi. Un'aria sull'indaffarata inconcludenza, cerchia armonica di conoscenti. Da un ramo all'altro, tra allodole e colombe sole (o sposate). Sguardi, gesti, solo una ronde senza obliterazione (brrr). Girovagar leggero. "Tanto non cambierà mai". Professionisti e tecnici non aiutano comunicazione naturale e immediata. Silenzio dà fastidio, il rumore innervosisce. Questione di volontà (pigrizia). Osservare gli altri, venire trascinato. Due giorni con un ritardatario. "Un sacco da fare", ma è vuoto. Sognatore musicista inabile al traffico automobilistico, verrà schiacciato come una rana. Gran finale sul tempo che uccide e che va.
(depa)

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