Deve esservi qualcosa sotto. Da Frd arrivano pellicole che travalicano la critica e occupano la Settima. Nome nel mirino Luis García Berlanga (1921-2010), maestro del cinema spagnolo, invero è lui a esploderci in faccia un colpo miliare. "La ballata del boia" (t.o "El verdugo"!), 1963, è una grandiosa satira del reale.
Sorprendente (me) per originalità e freschezza. Raffinatezza che poggia su idee fondanti. Visione lucida in pieno franchismo (ne pagherà). Sensibilità estetica nell'uso del mezzo cinematografico che potenzia la satira di una società che si perpetua, nei golpe e nei seggi. Per alcuni critici spagnoli, la migliore pellicola del Cinema Iberico. Senza tale sapienza, non fatico a cogliere la forgia d'un opera che racchiude più splendori. [è nel "Foglio"] Quindi veniamo al nostrano Nino Manfredi. Orgoglio (unico accettabile) della classe popolare, bello scoprire le tracce internazionali dell'attore romano. Anche l'interpretazione della madrilena Emma Penella (1931-2007: figlia dell'ultradestra Ramón Ruiz Alonso, assassino di García Lorca, rifiutò di accedere al Lido dall'ingresso secondario, come ordinatole per protesta contro Franco; come dire, "a voi l'ambito (e ambìto) dell'ipocrisia"), colpisce per ricchezza di sfumature, repressione e vitalità, costume e gioia, la danza sul filo del dominio costringe a passi e smorfie in decomposizione.
La pena di morte, affrontata come fa il potere. Commercializzata, istituzionalizzata, burocratizzata. Sempre nella sporta al braccio, che sia America (NATO) o Europa (NATO), per non dimenticare che siamo fondati sul Sorveglianza e Punizione. Ancora una volta, i personaggi di Manfredi, con tutti i loro tentennamenti, mostrano una delle due vie: disertare impugnando la sola dignità.
Certo qualcosa di...classe.
Certo qualcosa di...classe.
(depa)
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