Rabbia interrotta

Fiumana di donne giù dalle vette del cinema. Energiche, rabbiose, incazzate. Il sesso che si sbroglia di dosso vuote gentilezze, si prende gli aggettivi che desidera. L'ultima è Papicha, a proposito, "Non conosci Papicha" è il primo lungometraggio della francese di origini algerine, classe 1978, Mounia Meddour. Ragazza viva in una società morta, Papicha si opporrà, griderà i suoi NO, purtroppo senza lo sfogo che la, e ci, soddisfi.

Mormon commedy

Sarà stato presentato al Sundance, io l'ho raccattato su Netflix, e gran cinema non è. "I Don't Feel at Home in This World Anymore", del mitico (?) Macon Blair attira cogli allori dei festival, ma cede il passo alla commedia che un cinefilo consiglia ai colleghi.

Mamma nulla

Tanto vale parlare anche del secondo appuntamento della rassegna "Il culto della scienza, il sacrificio dell'umano". Domenica 20 settembre, non in piazza Senarega, "Frontedegrado" ha proposto un film australiano di fantascienza del 2019: "I am mother", diretto da Grant Sputore (un tizio di Perth con un film su ogni spalla). Ancora una volta, quesiti importanti, illusioni luminose e incubi pressanti. Quanto siamo disposti a perdere per una meccanizzante idea di progresso, financo per una disumana sopravvivenza? A quanto pare, tutto, anche la libertà.

Austriaci a casa

Ancora spaghetti western in questo settembre prima caldo poi freddo. Un pomeriggio senza numero mi son trovato a fare la conoscenza di Frank Kramer, all'anagrafe Gianfranco Parolini (1925-2018). Il regista romano, nel 1970, realizzò un marchingenioso intrigo tra guardie e ladri di estrema frontiera. "Indio Black, sai che ti dico: Sei un gran figlio di..." sopperisce al divertente caos con personaggi ben delineati.

Incursioni di cuore

Recuperato in extremis l'ultimo papabile nelle sale italiane. Film tedesco, Elena ed io di corsa verso quella presentata come una storia d'amore; intensa come un grido, uno sguardo, come un film che rimane in mente? Purtroppo, in "Undine" (in italiano, irrobustito da "Un amore per sempre"), il grido non c'è, lo sguardo sì, ma resta fermo. L'ultimo lavoro del renano classe 1960 Christian Petzold, se verrà ricordato, lo farà per il rammarico di una passione lasciata scappare.

Transumanizzati

In questi giorni nei caruggi genovesi è tornato il cinema davvero indipendente. Prolunghe, casse, proiettori e portatili, ombrelli e funi: tutta la tecnologia di cui dispongono "Frontedegrado" e "Il Grimaldello", per diffondere immagini in movimento che permettano di riappropriarsi di spazi e pensiero. Il terzo appuntamento domenicale della rassegna "Il culto della scienza, il sacrificio dell'umano" ha previsto "Transcendence" (2014), scritto e diretto dal cicaghese classe 1961, Wally Pfister. L'"amico della fotografia di Nolan", all'esordio registico, conferma la sua sensibilità, qui a disposizione di quesiti più che mai concreti.

Scarfacin

C'era una sera calma e silenziosa. Era una di settembre. In sala Valéry regnava l'immobilità, quando decisi di aggrapparmi a un sudcoreano. Song Kang-ho, mi son detto. La star dal volto buono, nel 2018, fu diretta dal connazionale Woo Min-ho, classe 1971, per una distribuzione Netflix: "The drug king". Apertamente hollywoodiano, dichiaratamente in salsa korean, il risultato, oltre alla mia simpatia per il poliedrico attore, esalta le deficienze qualitative di questo vorace colosso dell'entertainment. Pronto a tutto, tranne per il cinema.

Disastrietà

Il Cinerofum tiene botta alle uscite in sala non-Valéry. Partiamo dall'ultima. Lunedì sera va bene per il lavoro, recentemente accolto da 10 minuti di applausi lagunari, di Gianfranco Rosi. Richiamato dai vaghi echi d'un personale e tragico cimitero marino di quattro anni fa, ho portato Elena all'"Ariston". Ripensandoci...anche per "Notturno", stesse sensazioni: lavoro indiscutibilmente bello (di cinema si parla!), dove alfin si arriva stanchi. Il dramma umano lungo le cicatrici delle guerre imperialiste, visto con occhio così sensibile che pare distrarsi.

Ema è forte

Vabbè ma prima scriviamo un po' di "Ema", del 2019, ultimo e ottavo lavoro di Pablo Larraín. Alla "1" dell'"Ariston", il Cinerofum vince facile 3-1. Marigrade, Elena, io + un tizio al centro della sala. Non certo le bolge per il regista cileno. Peccato? Chissà? Nel benemale, "Ema" è qualcosa di nuovo. Eroina col fuoco dentro, calcolatrice tra calcolatori, diabolica guerrigliera lungo sentieri nuovi. Priva di parole pop e chiacchiere cacofoniche, Ema sta coi fatti.

Abbagli nell'orecchio

Qualche giorno fa "RaiMovie" propose "Le verità nascoste" (t.o. "What lies beneath"), film datato 2000. Poiché il Cinerofum non ha mai ospitato il fantasioso regista statunitense, vediamo un po' cosa c'è sotto. Thriller dichiaratamente hitchcockiano, riesce a tendere la corda verso l'alto con gli escamotage che amiamo. Due scafate star hollywoodiane daranno corpo maturo a questo racconto di anime ammazzate.

Max Cady è qui

Poi ieri notte, dopo aver dedicato 100 minuti a Bubu, "Iris" mi ha ricondotto al cinema classico. La programmazione che mi impedisce di leggere pre-nanna prevede "Il promontorio della paura", quello del 1962, quello di J. Lee Thompson, con Robert Mitchum e Gregory Peck. Il terrore della forza bruta contro i cristalli. La cieca violenza vendicatrice che blocca le membra. Si resta a guardare, affascinati dalla paura.

Gloriose City

Toh
, chi si vede. Mr. Michael Curtiz, prego, questo pomeriggio la sala Valéry è tutta sua. Vedo che ha con sé "Gli avventurieri" (t.o. "Dodge City"), del 1939. Non avevo sentito parlare di questo western di frontiera, accattivante quanto graffiante, con la babilonica nascita di una città, del regista ungherese più noto per i suoi racconti marocchini. Gli eroi dei buoni, alla fine, riescono, ma debbono rimettersi in marcia...

La fica si è spenta

Settembre. Il cinema si risveglia. Le sale stiracchiansi. Dando uno sguardo alla programmazione salta un film di Yorgos Lanthimos. Ormai affezionati ai graffianti "svarioni" del regista greco, il trio è al completo davanti al "Sivori". A Marigrade, Elena e questo qui, s'aggiunge Mino in retrovia. Insomma, alla chiamata per il recupero del terzo lungometraggio del promettente autore, del 2009, rispondiamo compattini. Tutti soddisfatti, chi più chi meno, per "Dogtooth", metafora di una società incapace di respirare. Io "più".