Toh, chi si vede. Mr. Michael Curtiz, prego, questo pomeriggio la sala Valéry è tutta sua. Vedo che ha con sé "Gli avventurieri" (t.o. "Dodge City"), del 1939. Non avevo sentito parlare di questo western di frontiera, accattivante quanto graffiante, con la babilonica nascita di una città, del regista ungherese più noto per i suoi racconti marocchini. Gli eroi dei buoni, alla fine, riescono, ma debbono rimettersi in marcia...
Kansas 1866. Guerra civile, "Estremo" Ovest. La diligenza ancora se la gioca con la locomotiva. 130 anni che i grandi autori ci mostrano i fautori del Progresso, in tutta la loro meschina spietatezza (5G, a tutto green). Spesso già corrotti quanto la partita più truccata. Qualcuno ci guadagna, molti no. Per esempio, nel business delle pelli di bisonte c'è stato uno scazzo per sconfinamento. Wade, l'eroe protagonista, è un affiliato. Altri, di capi non ne vogliono. Sono i cattivi. Conti rimandati, per ora, c'è costruire una fulgida città, simbolo di "Onestà! Coraggio! Cultura!". Niente di tutto ciò. Dissolvenza su roulette, cocotte e butte rotte.
Scritto dallo statunitense Robert Bruckner, in Technicolor (a gestirlo Sol Polito da Palermo, 1892-1960), un action movie critico, con la guerra tra bande dove prima erano farfalle e illusioni. Con tutta la retorica puritana (gioco, alcol, prostituzione!), non dimentica che i legami tra gli individui sono ben più complessi.
Dodge City 1872, quindi. La gente accorre, ubriaca ancor prima di arrivare (che macello, "al contrario"! Ad ogni modo, quell'attore aveva i minuti contati...). Presso "l'unico barbiere tra Chicago e Denver!", le aspirazioni economiche s'intrecciano con le rivalità personali. Scambi di battuti da Grande Hollywood. I malavitosi "influenzano" la stampa (quanta verità). Botte da orbi tra texani & kansan. Il saloon è devastato (Spencer & Hill non avrebbero fatto di meglio). Yankee a casa! Polveriera tra amici, Dodge City. Bambini trascinati a morte da cavalli imbizzarriti, con Errol Flynn ginnico come raccontano i cronisti (stuntman?). Il regista di Budapest picchia duro, senza dimenticar l'ironia. "Anche loro, è ora di finirla!". Vai Hatton! L'autore ungherese racconta. Guardarlo, scorre. La lunga battaglia dei buoni contro i cattivi si chiude tra le risa ("Non vi preoccupate, abbiamo fatto pace!"). Il gregge si fa truppa quando la bandiera volta. "Ormai la città è sicura, un posto dove vivere".
(depa)
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