Amori complicatest

Vi devo raccontare anche questa. Errabondo nel Lontano Ovest, ho incontrato Edwin L. Marin, regista del New Jersey (1899-1951). Aveva con sé un "Romanzo del West" (t.o. "Tall in the saddle", dal romanzo di Gordon Ray Young), del 1944, dove terre e donne son contese a suon di proiettili.

Cancan Stevens

Infiliamoci, ma sì, un altro Spaghetti Western dannato. "Prima ti perdono...poi t'ammazzo" (t.o. "La diligencia de los condenados"), del 1970, scritto e diretto da John Wood! (Juan Bosch e nessun altro!). Salsa iberica, quindi, densa e piccante, gusta. Fernando Sancho si prende la scena, la banda, la locanda. Lo si segue col solito placer, che ne inventa sempre una.

Souvenir

Tornato François Truffaut. Per la nostra penultima volta, coll'ultimo capitolo della saga che ha accompagnato per una vita, Jean-Pierre Léaud, il parigino classe 1944, e noi appassionati. "L'amore fugge", del 1978, è un abbraccio che unisce arte e vita. Una pacca, senza sentimentalismi, con ironia. L'amore, c'est ça.

Quo Status?

A guardare in un certo modo, i quattro film visti al Festival del Nuovo Cinema Europeo (scopro che hanno vinto altri film, meglio così), tutti di buona qualità, potrebbero essere il corpo d'una rassegna dedicata alle nostre società. Quadrum horribilis, con "Cops" (2018) si dispiega il cerchio percorso con le prime tre pellicole. Lo Stato di Polizia contro i propri gregari. Perché è proprio l'umanità che deve essere sradicata, per essere domata. Stefan A. Lukacs, classe 1982, Vienna, Austria (EUR).

Mi nonna è morta

Sabato scorso, pomeriggio "Bianco rosso e Verdone", del 1981. Musiche di Ennio Morricone. Prodotta da Sergio Leone, con sceneggiatura perfetta, scritta con L. Benvenuti e P. De Bernardi, la seconda pellicola, a dir poco esilarante, data la vis ironica paranormale del comico romano, suggerisce anche mille frammenti che, se guardati da vicino, son più aguzzi di mille coltelli. Da gran commedia.

Non ce l'ho

Con Michele Lupo, non si dica che il 'Rofum perduri nel suo smarrito delirio. Primo, perché, vi sono testimoni!, sono infantilmente legato al regista corleonese. Secondo perché, l'ego lega i due punti, nei suoi film continuo a trovare sentimenti buoni e non buoni sentimenti. Certo: non basta. Col suo ultimo lavoro, "Occhio alla penna", spaghettone alla chitarra western, del 1981, restò nella memoria dei "Bud Spencer Supporters", non dei cinefili.  

Sparata e fuga

Quattro righe su "Le colline bruciano", del 1956 (e sottolineo). Così parliamo anche di Stuart Heisler (pronuncia aisler). Regista di Los Angeles, 1986-1979, cresciuto montatore, concluse proprio la sua traiettoria autoriale con questo western dal taglio classico, certo, ma dal ritmo incalzante, buoni interpreti e corpi a corpi da action movie.

Freedom in vetrina

Tra il doveroso recupero e la sana curiosità verso un western del 2000 ambientato nel 1949, ieri sera altro film in Sala Valéry. Niente di che, comunque. E dire che Billy Bob Thornton dall'Arkansas, grande interprete, mi ispira fiducia. Ma "Passione ribelle" (t.o. "All the pretty horses" e vi lascio immaginare), dell'intento degli autori, conserva solo un vago flavour di libertà.

Rabbia di Stato

Niente Simpson, questa settimana. Lutto cittadino, dolore individuale, meno male che c'è il Cinema a riempire le mie due meridiane. Azz, ieri l'ha fatto pesante. Ficcando dentro ai centoventi minuti, l'aria irrespirabile di uno Stato. Nove anni dopo l'infame golpe cileno, "Missing" è una "Palma d'oro" scagliata sull'indifferenza. Costa-Gavras, 1982.

Fiducia nell'Assenza

Bisogna cominciare a tirare le fila del Duemilaventi. Cinematograficamente parlando. Annata decisamente Western, ha ancora tragitti diversi da proporre. Ad esempio, sere or sono, dalla sala Valéry è ripassato John Carpenter. Il suggerimento di Elena accolto subito: un buon horror fantascientifico che intrattenga, sì, e denunci, a chi è in vena di ricevere, la squallida società militar-tecnocratica in cui siamo impantanati, è ciò che ci vuole. "Il villaggio dei dannati" (1995), rifacimento dell'omonimo del 1960 (based on John Wyndham), parla di un'umanità che paga il prezzo, ad un banchiere oscuro...

Conosci Bepi?

Prima di naufragar dolcemente nel mar western, che più ci ha cullato in quest'anno pandemico, torniamo alla commedia italiana. Quindi a Dino Risi. Il regista milanese, maestro della comicità profonda e spensierata, nel 1958, dedicò una pellicola alla città dell'amore, alle sue passioni, che sono operette d'acqua. "Venezia, la luna e tu" (ovvero "I gondolieri"), più che il Bepi (Alberto Sordi), "cecchino" dei canali, incornicia l'irreale città lagunare e le ottime interpreti, donne vive, con tre sfumature d'ingenuità.

Ahiahi le gold

Appena finito di vedere "Lo sperone nudo". Occasione per conoscere Anthony Mann (1906-1967). L'eclettico regista californiano, noto per noir classici e western poco cotti (al sangue), nel 1953 realizzò questa intensa pellicola sull'avidità di frontiera. Quella che fa l'uomo in base alla taglia. E lo fa gridare, verso il luccichio, dinanzi una natura allibita.

Astuzia di volpe

Altro passaggio ben gradito, dalla nostra sala preferita, è stato quello di Nanni Loy. Il regista cagliaritano, nel 1959, si prodigò nell'atteso seguito di uno dei più amati sgangher movie nostrani. "Audace colpo dei soliti ignoti", forse, non ha la potenza del precedente, ma l'avvicina parecchio. Coi maestri della sceneggiatura, al servizio di alcuni interpreti chiave della commedia italiana, non poteva che uscirne un film da salvaguardare. Che tempi.

Chisum e la sua proprietà

Il piacere di vedersi con John Wayne. "L'ultimo eroe", come l'ha riciclato "Iris", questa volta, era a braccetto con Andrew McLaglen. Il regista londinese, 1920-2014, pare il sarto privato della star statunitense. Con "Chisum", del 1970, forgiò una figura di Giustizia di Frontiera, ad ogni prezzo, fucilate e contratti. Nel vasto crocicchio di John Chisum, s'incontrarono pure Billy "The Kid" e "Pat" Garret...

Resta in piedi

Il terzo film visto al "Nuovo Cinema Europeo" ha portato nelle sale cinematografiche, stavolta virtuali, un'altra grande piccola Donna di questo 2020, ancora spagnola, in guerra quotidiana e solitaria contro una Società automatica e disumana. Sara è "La figlia di un ladro". Scritto e diretto, nel 2019, dalla barcellonese classe 1984 Belén Funes, nel 2019: ottimo esordio, con capacità e sensibilità della scafata.

Soli sparsi

Per darmi ulteriore slancio, prendo la rincorsa col Festival del Nuovo Cinema Europeo. Quest'anno in linea. Lunedì sera, dalle 21, era in programma un film dalla Germania Occidentale. "Oray", del 2019, scritto e diretto dal tedesco d'origine turca, classe 1987, Mehmet Akif Büyükatalay. Fondamentalismo religioso. Materia delicata, stupida e friabile, ogni culto frutto di una civilizzazione sbagliata. Nonostante gli abbracci confratelli, l'individuo più solo che mai. Bravo Mehmet, a te il duecentesimo.

Stato Cupo

Tre su tre, per ora, al Festival del Nuovo Cinema Europeo. Non male questi "esordienti". Ieri sera Elena ed io per un film greco che si inscrive nel cupo racconto, cinematografico e non, della recente storia ellenica. "Holy boom" (2018), della sceneggiatrice ateniese Maria Lafi, al debutto registico, tratta delle tante droghe che affliggono i suoi concittadini e non solo. Una società che ammazza e si schianta agli incroci per macchine. L'umanità spunta inattesa dalle crepe di cemento, ma vien subito strappata.

Capitan Ahcazum

Momento di pausa, già terminato. Si riparte, che ve lo dico a Far, col Western. Messa in moto un po' così, con la conoscenza di Alexander Singer. Nel 1971 il regista newyorkese, classe 1928, si cimentò in una produzione anglo-spagnola dalla quale uscì una pellicola confusa, bella quando persa, evanescente quanto una "mattina d'aprile". "Capitan Apache".