Billy fa volare

Quando Simone da Abbiategrasso Fermata ti lascia con un titolo, difficile resistere al tormentone. "Kes". "Kes"..."Kes". Giorni e notti, sino a quando uno deve vedere "Kes". Ed è  un bene, ché il film d'esordio di Ken Loach, datato 1969, dice da dove partì quella critica sociale che lo ha reso unico. Tutto inizia con l'infanzia, quella delicata fase in cui un ragazzo alza le prime difese, armandosi della polvere che si è.

Ma togli l'uomo

Tra i film lasciati in "Sala" nel 2023 devo ancora ancora due sul titolo che ha permesso, dopo tanto tempo perso, a Luc Besson di fare ingresso nel nostro umile totem cinerofumiano. Il regista parigino che raggiunse le orecchie di qualsiasi cinefilo nel 1990 (ricordo decenne la visione tosta della drogata assoldata dai servizi segreti) è tornato con una pellicola convincente. Lo ha fatto rischiando, ma riuscendo nella scommessa, in voga, di rendere autoriale una dark story. "Dogman" emoziona come un cane complice.

Arca dei padri

Con l'ormai consueto ritardo, ma nuovi pungiglioni milanesi, è giusto mantenere. Promessa e ritmo. Ottenuti alla grande "Povere creature!" (t.o. "Poor things", 2023), l'ultimo lavoro di Yorgos Lanthimos. Fiaba di (ri)formazione della donna alle (ri)prese coi miserrimi capricci d'omuncoli. Sulla scia del percorso cinematografico del regista ateniese. Allegoria è femminile, mentre cazzo non si eleva.

CAMARAZI

Riprendendo l'ultimo TriesteFF, eravamo al terzo lungometraggio del secondo giorno...Al Politeama Rossetti c'è il Concorso Lungometraggi che prevede la proiezione del film rumeno "Libertate". Il regista Tudor Giurgiu (Cluj, 1972) ha ruotato la m.d.p. attorno a un fatto storico che è specchio dello spirito che soggiace ogni formazione militare. Nel momento del crollo, dimostrarsi dalla parte giusta è vitale: le maschere impugnano le armi le une contro le altre. Una piscina diventa, così, prigione-arena dominata da chi possedeva gli arsenali.

Mal del tempo

Il giorno seguente, Woody Allen ancora in casa, abbiamo nuovamente illuminato lo Studio Negri con le sue luci, tra le ombre femminili che il newyorkese sonda con profonda delicatezza. "Settembre", del 1987, racconta di un'altra donna riflessa in sé, come in uno specchio che sorride tristemente.

Heimat & Focolari

In vista della sua uscita di domani nelle sale cinematografiche, qualche riga sull'evento speciale del film di chiusura dell'ultimo TriesteFF. Come mai nelle giornate precedenti, il Politeama Rossetti è gremito. Vuoi per assistere alle premiazioni, vuoi per l'ultimo scandaloso lavoro del londinese, classe 1965, Jonathan Glazer. "La zona di interesse" (2023) colpisce di fino come un macigno, mettendo scena il male più banale. Rigoroso, luminoso, pulito, persino affettuoso. Tutto perfetto. Coi cadaveri dietro il muro.

Lingue coi Muscoletti

Quell'improvvisa voglia di Woody Allen, in quel grigio fine settimana, fece sì che non lasciassimo uscire il regista e attore newyorkese neppure dallo Studio Negri. Rimanendo nell'età più dorata di Allen, avanziamo sino al 1986, anno in cui "Hannah e le sue sorelle" raccontò mirabolanti svolte sentimentali, tra nevrosi bloccanti e guizzi gioiosi. Proseguendo sui maestri, nulla è impossibile quando quel "muscoletto molto elastico" si mette a vibrare.

Educazione Capitale

Con un balzo da riavvolgere passo al terzo giorno di Trieste FF, quando alle 14:00, con Elena eravamo sempre lì, avanti a sinistra, pronti per...manco so il titolo. Ma "La lezione di Blaga", invece, è un film bulgaro che uno, poi, si porta dentro. Grazie al volto ed al carattere delle protagonista. Ed allo stile maturo, graffiante e delicato, messo in scena dal regista di Sofia, classe 1966, Stephan Komandarev. La truffa capitale si ritorce contro tutti.

Inéducation

Ho rivisto quindi l'attrice regista Agnès Jaoui in privato. Niente di scabroso, ma l'ironica delicatezza già conosciuta nel suo precedente lungometraggio d'esordio. Commedia sofisticata, ode lirica agli opportunismi borghesi e all'amore che, per essere tale, deve negarli.  "Così fan tutti" (t.o. "Comme une image", 2004) smaschera raffinati e rozzi maschilismi d'haute classe.

Occhi spuntati

Elena dice "Antonio Pietrangeli" e ci avventiamo sulla filmografia del regista che più di un'emozione ci ha regalato. Ricordi tinti di rosa, quelli del regista ufficiale (quindi per nulla) delle donne. Come quelle protagoniste di "Souvenir d'Italie", del 1959. Delicato tributo alle gioie femminili, tra gli scurrili e goffi agguati maschili.

Sorridi sei tu...

Per la seconda giornata di TriesteFF 2024, con Elena siamo ritornati al Cinema Ambasciatori per un documentario in concorso. "Home sweet home" (2023) nel titolo racchiude il contrasto, per nulla ironico, tra un focolare crepitante calore e affetti, e un incubo familiare di dominio e sopraffazione. Quello della regista Annika Mayer è stato un ottimo e coraggioso focus su quel patriarcato che, ai giorni nostri, non viene ancora intra-visto.

Showfrenia

Infrapellicola
, però, devo anche scrivere di un raptus alleniano di tre film in due giorni. Completare la filmografia del regista newyorkese non costa nulla. Una stagione così uggiosa chiede di riaddentrarsi nella calda atmosfera delle sue commedie anni '980.  Con "Broadway Danny Rose", del 1984, sulla fugacità dello showbusiness appresso a quella degli individui (USA), Woody Allen offrì un'altra prova della sua acuta leggerezza, naturale, immediata, e germinale.

Ai tempi del Cazzo

Ma partiamo col Concorso Lungometraggi dell'ultimo TriesteFF. Con "Hotel Pula" (2023) di Andrej Korovljev. Regista croato, classe 1970, originario proprio di Pola, già bazzicante il TFF  coi suoi doc. Al Politeama Rossetti, alle 16, c'era anche lui a presentare il suo primo film di fiction. Relazioni segnate dalla guerra. Quant'è tragica la storia di sradicamento e oblio degli Stati.

Pietosamente

Tra "I 17 DVD" vi era anche la consueta proposta radical-chic dell'"Internazionale". Del 2004, "Le passeggiate al Campo di Marte", di Robert Guédiguian, racconta un momento dell'autore marsigliese che non conoscevo. Sorprendentemente avviluppato sulla figura dell'Ex-Presidente Mitterand, tanto da commuovere persino una "ex-militante" nell'Extra, punta tutto sull'ottimo protagonista. A meno cheee...?

De Sprofundis

La mattina seguente, per Elena: "Siamo degli psicopatici". Solo perché dopo un sabato di stadio, united con Simone, guinness e cena e cori individuali, abbiamo deciso di iniziare a proiettare, "e vedere fino alla fine!", "uno dei film più riusciti e accessibili" di John Cassavetes. Non il più criptico, "La sera della prima" (1977), ma nemmeno da iniziare, come Carlo di Cremona tra l'altro, a mezzanotte. Ma qualcosa rimane: due ore e mezza di disperata disperazione, di artista e di donna, in un dramma esistenziale sofisticato, più che riuscito.

Spie 3.0

All'insegna di Christopher Nolan, rivedendo anche le pellicole già viste, ma ancora da chiarire. Quattordici anni dopo, l'ho capito. "Inception", intendo. E l'ambiziosa opera del regista londinese, dove intrattenimento va a braccetto con riflessione, in cui la rocambolesca azione sullo schermo rimandi agli sconquassi psicologici dei personaggi. Di genere, divertente, riuscito.

Piccoli politici

Con la consueta furia cinefila, con Elena nello studio Negri a dissotterrare le pellicole di Agnieszka Holland, che all'ultimo TriesteFF ha colpito il pubblico dritto in. Nel 1979, la regista collaboratrice di Wajda si cimentò dietro la m.d.p., già pronta: "Attori di provincia" è rigoroso, e sconsolato, affresco d'artisti. Donne e uomini orgogliosi e stanchi delle proprie rappresentazioni.

Ballottati

La nostra seconda giornata di Trieste Film Festival ci ha portato al Cinema Ambasciatori, sempre Viale XX Settembre, ma un po' più giù, sede prediletta del concorso Documentari. Tra uomini cactus uscenti dagli sche(r)mi e "tre donne ribelli e anarchiche che sognano di vivere una vita moderna in libertà" (effettivamente, se avessi letto meglio la sinossi..), scegliamo le ultime. Trovandoci anche noi, muti e spaesati, con la danese, classe 1990, Sybilla Tuxen: "Il sole silenzioso della Russia" (2023).

Disfare

Dopo mesi, riprendo "Obaltan", che permise di conoscere Hyun-Mok Yu, recentemente rincontrato. L'occasione è stata la prima storica proiettata nello Studio Negri. La terza proposta coreana di "Foglio" indicava proprio questo film drammatico del 1961. "Pallottola vagante" è la nostra esistenza, colpevolmente ancora nel palmo della manu militari.