Sorridi sei tu...

Per la seconda giornata di TriesteFF 2024, con Elena siamo ritornati al Cinema Ambasciatori per un documentario in concorso. "Home sweet home" (2023) nel titolo racchiude il contrasto, per nulla ironico, tra un focolare crepitante calore e affetti, e un incubo familiare di dominio e sopraffazione. Quello della regista Annika Mayer è stato un ottimo e coraggioso focus su quel patriarcato che, ai giorni nostri, non viene ancora intra-visto.
In verità non ce lo aspettavamo. Non avevamo capito. Siamo entrati dopo...Per i primi dieci minuti, con le immagini in super8 di una sorridente famiglia di tedeschi post disastro. Quasi ci rassegniamo alla testimonianza del boom economico come oblio rigenerante. L'entrata col buio ha reso ancor più squassante l'opera di spietato smascheramento, tenuta umana dalla lucida e sincera riflessione "ai giorni nostri" (Rose Mayer, la nonna fragile e forte, nel frattempo è scomparsa), ideata dalle regista tedesca. A sentir "Seffield" vengono in mente cose orribili. Slow-motion sui vecchi filmati per rintracciare gli elementi nascosti del dolore. "Queste cose lasciano strascichi" dice Rose. Gli orrori del nazismo, della guerra non erano tra queste ("Non era nazi, PRIMA non lo conoscevo, dopo stavamo muti"...). Classe 1934, Rose, 24 anni dei quali di inutile e sconsolante sopportazione. Lavoro di scrittura encomiabile, non solo perché intima della famiglia dell'autrice, ma come demistificazione della "foto di famiglia", sollevamento del tappeto domestico, sempre decorato sgargiantemente. La vana speranza di "cambiare il carattere delle persone", comunque una speranza. "Certamente un caso isolato" non è stato.
Voto: 7.
(depa)

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