Extra: Le bonazze di Chabrol

Qualche mese fa il buon Tigre piazzò sul blog del Cinerofum una bella immagine (in realtà la sapiente unione, in split-screen, di due fotogrammi) in cui un buffo omuncolo, con addosso i classici baffi&occhiali finti, è affiancato da una diabolica tenebrosa rappresentante del genere femminile; il Tigre la intitolò "Donne facili". Ed allora, vediamolo questo film del regista parigino scomparso il 12 Settembre di quest'anno, fresco ottuagenario, Claude Chabrol.

L'infanzia di Ivan

Recensione LVII:
Settimana tra i santi di Stefano e Silvestro, la terra di mezzo è mezza vuota, temperature da steppa siberiana...Va bene, rivedo Andrej Tarkovskij. Qualche settimana fa già ci riunimmo in sala Sbargioff a guardare il primo lungometraggio del regista sovietico, "L'infanzia di Ivan", del 1962. Esordio col botto, ma non immaginatevi la classica bottiglia di spumante con le bollicine e magari un sapore dolce, lieve, schiuma bianca che consiglia festa, festoni e stelle filanti. Qui si parla di Vodka, si parla russo. Ed in russo-veneziano fu stabilito: "Виктория!". A lui il Leone d'Oro del 1962 (a pari merito con un italiano, chiaro).

Un eroe dei nostri tempi

Recensione LVIII:
Ieri sera Cinerofum in lutto: Mario Monicelli, viareggino classe 1915, se n'è andato l'altro ieri, il 29 Novembre 2010. Come sapete, il Maestro era già il più proiettato nelle nostre serate. Un po' perché abbiamo tra noi un vero e proprio adoratore del regista, un po' perché ci ha conquistato ogni volta di più. Sempre più affascinati dalle risate incorniciate a meraviglia, dall'ironia che sottendeva tanto amore quanto dolore. Figurarsi, quindi, se è il caso di fare calcoli: è per te questo nostro incontro di ieri sera. Io, Elena, Tigre ed Albert, neve o no, ci siamo, in sala Uander; doveroso.

Le mani sulla città

Rcensione LVI:
Poca gente in sala Uander: Io, Elena, Gioggi, Tigre. Ed è davvero un peccato, perché, di questi tempi, vedere questo film, avrebbe fatto male a mente e cuore (ed è questo il sommo bene, o vogliamo continuare a credere che tutto sia a posto?). Ritorna, dopo quarantacinque editoriali, il regista di "Salvatore Giuliano", il napoletano Francesco Rosi. L'anno dopo la realizzazione del film dedicato al bandito siciliano, Rosi prosegue il suo percorso di denuncia e grida al mondo "Le mani sulla città", del 1963.

Ossessione

Recensione LV:
In sala Sbargioff torna il conte di Lonate Pozzolo: Luchino Visconti compie un altro passo all'interno delle nostre sale, consegnandoci il suo primo lavoro, "Ossessione", del 1943. Non riporto nemmeno più i presenti, tanto li sapete. Doveroso, invece, è citare le castagne ed il rosso (San Patrignano, 14%) con cui Tigre ci ha intrattenuto durante la visione, cottura perfetta.
Alla fine del film ci dividiamo, più o meno equamente, tra perplessi e soddisfatti (c'è anche un'astenuta, per mancanza di dati raccolti...). Due critiche spiccano, "Inconcludente" e "Inutile", in risposta a chi dice che il film è artisticamente valido.

Extra: quando Bill incontra Marilyn

Ueila, ciao Cinerofum! Il primo di novembre ci regala sempre una bella giornata di libertà da spendere come ci pare, e se fuori piove di brutto, e le energie non sono moltissime, provate ad indovinare quale sia l'attività più azzeccata per: stare in compagnia, vivere un viaggio di fantasia, crescere culturalmente ed, in particolare, approfondire la nostra passione.
Bravi, avete capito: guardarsi un bel film.

Rapina a mano armata

Recensione LIV:
Grande appuntamento martedì scorso, in sala Uander. Appello: Io, Elena, Tigre, Albert d'Aporty. I soliti quattro, mitici. E solo per loro, quindi, entra in sala un maestro, la cui assenza  stava rischiando seriamente di minare la credibilità del nostro Cinerofum.
Signore e signori: Stanley Kubrick, newyorkese, classe 1928. Alzarsi prego. Anzi no, state pure seduti. Vorrei infatti chiedervi di compiere questo gesto di rispetto solo DOPO aver visto le sue invenzioni cinematografiche; sì, ha più senso. Farlo consapevolmente. Partiamo quindi con il secondo lungometraggio del regista americano: "Rapina a mano armata", del 1956.

Extra: bruco con la sciarpina, gola puzzolente e Bubo...

Sabato sera, dopo aver fatto il giretto culturale del mese (io ed Elena siamo andatati a vedere "La piazza più bella d'Italia", a Vigevano...), siamo in tre appollaiati sul divano in sala Uander: io, Elena e Zippino. Siccome Elena ce l'ha fatta. sì!, è riuscita a recuperare dal Tigre il film fantastico che la portò, bimbetta con cerchietto e dito sporco di nutella, su di un tappeto volante per interi pomeriggi di fine anni '80, io e Zippino non ci opponiamo minimamente all'idea di passare un'oretta e mezza senza pensare a nulla, anzi. Lasciar carta bianca alla fantasia ci sembra proprio l'unica cosa fattibile in un orribile sabato grigio scuro di un Novembre lumbàrd sino all'ultima goccia di Seveso e Lambro messi assieme. Il film che Elena ci ha proposto è un classico fantasy degli Eighties, magicamente sfuggito alle mie VHS: "Labyrinth" di Jim Henson, 1986.

Il segno del leone

Impressione LII:
Avanti un altro: introdotto un regista la cui carriera e spessore artistico rendevano la nostra rassegna, avventura di un anno e più, a dir poco deficiente, menomata. Tutti in piedi, altro padre (nel suo caso nonno) della Nouvelle Vague: Éric Rohmer, classe 1920, nato a Tulle , cuore della Francia, ma parigino ad honorem, innamorato della capitale. Il film che abbiamo visto martedì è "Il segno del leone", del 1959, ed è il suo primo. Se si tratta di esordio nel campo del lungometraggio, non lo è per quanto riguarda la materia cinematografica.

Extra: De qua e de là

Jean-Luc Godard a valanga. Continua l'assedio del regista parigino alle nostre consuetudini cinematografiche, continua a premere, a gettare granate ovunque, radere al suolo ogni struttura classica somministrata al povero pubblico ostaggio d'opere omologanti. Non contento di aver già tramortito Lelena a suon di libretti rossi lanciati su carrarmatini di cartone, insisto (anche se è stata lei, giuro, a proporre lo Spazio Oberdan) e testo ancora la nostra tenuta...col maestro francese ed inter nos.
"Masculìn femminìn" (il cui titolo fu tradotto in Italia con un fuorviante "Il maschio e la femmina") è del 1966, l'anno precedente delle due "sorelle", una cinese  e l'altra di cui si sa relativamente...

Le mépris

Idea LI:
In sala Uander solo la crème del Cinerofum: DepRa, Lelena, Taigher e Fox. Ah, c'è anche una presenza a distanza, nella succursale sala Tuba (Albert Aporty intuì che questo film non si poteva perdere...). Partiamo in maniera banale, come tutti? Iniziamo col citare il fu Carlo Ponti, il quale sarebbe stato meglio, a 'sto punto, che fosse riuscito ad esercitare la sua professione ambita, la politica, invece che riversare sul cinema le proprie incapacità ed ottusità. Non per altro, ma nell'altro campo avrebbe, sicuramente, sfondato. "Il disprezzo", diretto da Jean Luc-Godard nel 1963, non doveva essere toccato.

L'Angelo Azzurro

Visione L:
Di scena, per il mitico cinquantesimo appuntamento ufficiale del nostro Cinerofum, la disperata discesa agli inferi del professor Rath, incapace di far fronte agli attacchi micidiali di una donna che può, con voce, occhi e gambe, ingabbiare il cuore di qualsiasi uomo e torturarlo giorno e notte, senza alcuna possibilità di fuga. Qui non si parla di una bonazza che un maschietto può desiderare per una notte, o mille che siano; Lola Lola non ti fa venire una voglia matta di possederla, di portartela a letto e farci acrobazie che racconteresti al baretto. No, Lola sa tutti i repertori delle sirene, conosce le temperature glaciali dei due poli, ma sa anche scaldarsi a comando, con tutte le vittime che vuole, pubblico o metà malcapitata.

Extra: La cinese "godarda"

Che storia il cinema! Già rischiai la prima volta che invitai al cinema la ragazza con cui "cammino" ormai da quattro anni, sottoponendola ad un "grande capo" vontrierano che la lascio alquanto perplessa (soprattutto su di me); e adesso? Ora, per tirarla a me ancora per un po', non sono riuscito a fare di meglio che proporle un'eccezionale serata a tema: la Cina. Quindi? Cinese sotto casa, "Drago d'oro" (mitico luogo d'incontro del trio delle meraviglie: io, lei, Zippa; che serata leggendaria nel gennaio 2007!) e di corsa all'"Oberdan" dove, a pennello, viene proiettato "La cinese" del profano Jean-Luc Godard, 1967 (qui la data ha un particolar peso).

Extra: rimpatriata al sapor di R&B.

"Il Grande Freddo", di Lawrence Kasdan, del 1983. Secondo me la recensione di questo film non può che cominciare con: "Ta ta-ta-TAN, tadadadan, ta-ta tan...!!". Marvin Gaye lascia il segno, ci accoglie all'inizio del film, che possiede uno degli incipit più belli che io ricordi. "I Heard It through the Grapevine" rimane nelle orecchie per parecchie ore. Al di là di ciò che si possa pensare di questo film, indubbiamente la colonna sonora occupa una posizione di primo piano: la fine dei '60 ripercorsa a suon di "pezzacci" che fanno venire la pelle d'oca. Poi si svolge la pellicola. E' film culto.

Extra: Ogro...altro che padania.

Dopo la piacevole scoperta, che, come tutte quelle migliori, è avvenuta semplicemente per caso, di un grande regista italiano, Gillo Pontecorvo, non posso esimermi da scrivere almeno una recensione. Dico almeno una poiché sarebbe molto bello leggere qualcosa dei suoi film, scritta da qualcuno che abbia un'ottima padronanza di argomentazioni storiche. Purtroppo, non avendo questa competenza, mi limiterò a parlare dal punto di vista cinematografico. (questa ce l'ho? ... ehh si.)
Il primo film del regista che ho visto è stato "La battaglia di Algeri", scovato nelle classifiche dei migliori film secondo la critica: assolutamente superlativo. Poi è stata la volta di "Kapò", ambientato in un campo di concentramento polacco: anche in questo, il regista conferma tutto il suo stile. Ieri sera è toccato a "Ogro", film del 1979. 

Il giro del Mondo in ottanta giorni

Flop XXXIX:
Auguri Cinerofum! Era il 29 Settembre 2009 quando ci incamminammo, all'inizio solo quattro imburruti senza barba, alla fine mini platea di una decina di persone che si danno il cambio per affrontare la lunga marcia della Settima Arte. Li elenco tutti? Dispersi e non? Ultimissi ed indecifrabili? Eccoli: Albert Aporty, Albert Monzy, Apix, Depa, Doris, Lelena, Elio, Fox, Lamichela, Paoletta, Tigre, Tommy Fish & Peco, Zippino.

Tutti a casa

Recensione XXXXVIII:
Ciao a tutti, in extremis, prima della proiezione di questa sera, mi accingo a riportare qualche impressione raccolta durante la visione dell'ultimo film della nostra immancabile rassegna: grande film di Luigi Comencini, "Tutti a casa", del 1960.

Extra: Loro sì...

Ciao a tutti, vorrei riportarvi le mie impressioni riguardanti un film che ho visto con Elena una settimana fa. "Stanno tutti bene" di Giuseppe Tornatore, del 1990. Come capita ormai quasi matematicamente ad ogni proiezione, negli ultimi minuti, ho avuto qualche problemuccio di sonnolenza...tant'è che, prima di dirvi la mia su questo terzo film del regista siciliano, ho dovuto aspettare di ripercorrere le scene finali. E meno male che l'ho fatto! Ora vi spiego perché.

L'ultimo metrò

Adunata XXXXVII:
"L'ultimo metrò" di François Truffaut, 1980. Secondo film, presentato in veste "ufficiale", del regista francese. In sala Uander l'attesa è incontenibile: Io, Elena, Albert Aporty, Tigre, Doris, Tommy & Peco, Paoletta (*new!) e...a metà film, dritto dritto dall'ufficio, il mitico Albert Monzy. Con una mezz'oretta di ritardo premiamo la "x" e si parte, destinazione Cinema, frazione Francia 1942, occupazione nazista.

Non per soldi...ma per denaro

Riunione XXXXVI:
Grande Cinerofum, sempre grandi appuntamenti! In quattro (io, Elena, Tigre, Doris) ad assistere all'ingresso, nelle nostre sale, del maestro della commedia americana: Billy Wilder. Al ricevimento, tenutosi in sala Sbargioff, erano tutti in fibrillazione poiché, per l'occasione, il regista polacco Samuel Wilder ha deciso di mettere insieme, per la prima volta, la coppia che riceverà applausi e risate di sottofondo per molti e molti anni.

Au hasard Balthazar

Visione XXXXV:
Ueila Cinero', mi accingo a raccontarvi le emozioni provate ieri sera in sala Uander. Solo i soliti tre amigos presenti: Io, Elena ed Il Tigre. Peccato. Perché il film di cui stiamo per parlare è una struggente poesia, un cinema che ti s'insinua nelle viscere e fa dubitare di sé. "Au hasard Balthazar", del francese Robert Bresson, 1966.

Extra: in vena di...anzi, fuori.

Ciao a tutti/belli/brutti. Domenica pomeriggio Zippino è già sottocasa. Ibiza grigia e nonocchio bene non-in-vista. Questa volta ha lui un film da proporre, dopo "Berlin Calling" che, si scoprì in seguito, fu farina solo del suo sacco, in quanto Mignox non ne ha mai sentito parlare...Misteri. Sempre fedele alla linea (ma non preoccupatevi), ci sottopone un film che già dal titolo è a cottura ridotta, al sangue: "Fuori vena", del 2005. Diretto da Tecla Taidelli, milanese, classe 1977.

Extra: passioni ed errori "oltre".

Ciao a tutti. Giovedì scorso, io e Mr Brown, abbiamo dedicato 88 minuti alla visione del film "Ultrà" di Ricky Tognazzi, datato 1990. Film culto della nostra generazione, l'abbiamo visto tutti; più volte. Ma rivederlo oggi, dopo tutto quel che è stato, e proprio in questo delicato momento per la cultura di gradinata, è una sensazione nuova. Strana. Il film consegna allo spettatore uno spaccato del pianeta curvaiolo, del mondo tifo, quello più accorato, quello più passionale ed estremista.

Extra: Viale del tramonto...che extra!

"Viale del tramonto", 1950, di Billy Wilder.
Prefazione
È un film “importante”, che io, e non solo, inserirei nella classifica dei migliori venti. L’ho notato durante la visione. Per dirla meglio, ho provato quella bellissima sensazione che mi capita di sentire quando vedo i film capolavoro, quell’emozione percepita durante la visione di Accattone oppure di Signore e signori, Il fascino discreto della borghesia, Suscià e anche Easy rider. A tale proposito mi viene in mente una frase detta da Terry,  personaggio di un libro che sto leggendo, grandissimo appassionato di cinema e divoratore di pellicole. “È possibile, naturalmente, concepire il film perfetto. Ciò non implica che debba trattarsi di un film piacevole o ottimistico. Potrebbe anche essere il film più deprimente che mai sia stato girato. L’importante è che possegga un’impostazione coerente, priva di sbavature. Io sono certo che questo film esiste. In questa fase non faccio che impadronirmi degli strumenti per trovarlo…. 

Sono innocente

Recensione XXXXIV:
Cinerofum tartufato ieri sera in sala Uander. Pochi intimi (Io, Tigre & Doris) per una tagliatellata d'autore, grazie Doris, e per una proiezione di altissimo livello: "Sono innocente" di Fritz Lang, 1937. Attore protagonista, Henry Fonda (il Tom Joad visto di recente, tra gli altri). Questo film appartiene al "periodo hollywoodiano" della filmografia del regista austriaco. La domanda quindi: si percepisce questa "appartenenza"?

Extra: l'uomo che è.

Ciao 'rofumanitosi, vorrei segnalarvi un film che, io ed Elena, abbiamo visto lo scorso venerdì: "L'uomo che verrà" del bolognese Giorgio Diritti, del 2009; ideato, scritto e diretto da lui. Il secondo film del regista, dopo "Il vento fa il suo giro" del 2005 (che non ho visto). Anche in questo film compare Alba Rohrwacher, che si conferma sulla cresta dell'onda, è ovunque...

Una commedia sexy di una notte di mezza estate

Appuntamento: XXXXIII
E alla fine ce l'abbiamo fatta: anche la nuovissima sala Tuba è stata inaugurata. Al 12 di via Briosi entra in scena uno dei grandi del cinema, Allan Stewart Königsberg: Woody Allen.
Ci entra non dalla porta principale, in pompa magna, ma vabbè, intanto ci siamo presentati. Bella questa sala! Mobili nuovi e moderni, birretta e patatine, e gelato rinfrescante; sullo sfondo tetti milanesi ad altezza sesto piano. Non male. A goderne: Albert Aporty e Michela, io, Elena e Tommy (senza Peco!?).
"Una commedia sexy in una notte di mezza estate", classe 1982.

Extra: Genova, ancora...

Ueilaaaa, altro extra, altro regalo.
La Ele è un po' stanca, io non aspetto altro. Guardiamoci un film sul divano più comodo al mondo (il proprio).
Siccome il Tigre, il giorno prima, ci ha detto "...non è un granché, ma dovete guardarlo perché è ambientato a Genova!", non possiamo evitare, a così breve distanza da quel disastro che è "Cosa voglio di più", di riavvicinarci piano, piano, quatti, quatti, a quest'altra opera del regista milanese Silvio Soldini: "Giorni e nuvole" (2007).

Extra: McCarthy vive!

Buongiorno a tutti, mi viene voglia di parlarvi di questo film del newyorkese Martin Ritt, con Woody Allen: "Il prestanome", datato 1976.
Non avevo mai sentito parlare di questo regista, scomparso nel '90, autore di una trentina di film. Questo film affronta quel vergognoso periodo che fu il maccartismo, spazio Stati Uniti, tempo anni '50.

In the mood for love

Recensione XXXXII:
Questa volta pansotti al sugo di noce, in sala Uander. Io, Lelena, Tigre, Albert Aporty con Michela, e...Gioggi; sì, proprio lui.
Abbiamo qualcosa da farci perdonare da Michela (un "Fuoco fatuo" difficile da mandar giù) e da non rischiare con Gioggi (se no scatta il solito piano, attuato da una manciata di dispersi: "eh ma no, sai, è che, cioè...nel senso...").
Che selettivi ormai! Il regista cinese Wong Kar-wai, finalmente, ci lascia con un non so che...
Continuiamo a riflettere...
[...]

La doppia vita di Veronica

Recensione XXXXI:
Io, Lelena, Zippino ed il Tigre, in sala Uander; ad assistere a questa pellicola del regista polacco, datata 1991.
Alla fine del film tutti "con quella faccia un po' così".
Ci prendiamo qualche giorno per riflettere.
 [...]

Easy rider

1969, USA, diretto da Dennis Hopper.
Per questa volta si è deciso per una proiezione “soft”, ed ecco che spunta all’orizzonte uno dei mitici  film di fine anni ’60, Easy rider. Sala Uander risponde alla grande e registra il tutto esaurito!
Easy rider parte subito facendoci capire subito che rock e chitarre elettriche ci accompagneranno in questo splendido viaggio fra la California e New Orleans. Riprese di scenari magnifici, strade infinite, e cieli soleggiati sovrastano tutto. La storia racconta di due compagni di avventura, che molto speranzosi tentano il colpo della vita, poca spesa e tanta resa. Harley-Davidson cromate, luccicanti, autostoppisti fermati per strada e feste hippie ci portano per mano, in maniera leggera, senza fatica. 

Extra: Happy di sorridere un po'...

Ciao 'rofumetti, venerdì scorso io, Lelena, Tigre e Doris ci siamo spinti (guidavo io!) sino a via del Conservatorio per vedere "Happy Family" (2010), l'ultimo film di Gabriele Salvatores.
Non ero convinto di scrivere qualche riga su di questa pellicola, ma vista la tragedia cinematografica di "Cosa voglio di più", ho voglia di riconciliarmi col sorriso e col cinema italiano che, quando non si inoltra in terreni che non sa affrontare, riesce a far trascorrere qualche piacevole ora al proprio pubblico.

Extra:...ma qualsiasi cosa, altro che Lucano!!

Ieri, io ed Elena, spinti dal caldo più che dall'entusiasmo, siamo andati al cinema all'aperto di Porta Venezia a vedere "Cosa voglio di più" di Silvio Soldini, regista milanese cinquantaduenne.
Sapete ormai quale sia la mia predisposizione a vedere film contemporanei italiani (credo di avere visto gli unici al cinema negli ultimi mesi), e quasi quasi mi stavo pentendo dei miei pregiudizi.
Sino a ieri sera; torno nel mio loculo. Non gliene fregherà nulla a nessuno; ma quello che è stato proiettato ieri ha passato il limite.

Extra: pianeti avversi...

Saturno Contro, di Ferzan Özpetek, 2006.
Una recensione extra che nasce da una domenica milanese di grande calura estiva. Sveglia a mezzogiorno, colazione, e poi, pam, film.
Il film racconta una fase di vita impegnativa, difficile, che il cast, composto in prevalenza da attori italiani, affronta condividendo in pieno ogni momento. E’ una storia soprattutto di amicizia, vissuta e raccontata attraverso essa. La storia procede attraverso una serie di intrecci amorosi, omosessuali e non, che portano a toccare temi come la morte, il tradimento, l’approvazione dei genitori. 

Sciopero!

Recensione XXXIX:
Sorvolo sulla tragica serata di martedì scorso.
Meglio parlare di questa pellicola storica del grande maestro sovietico del cinema, gran teorico del montaggio.
"Sciopero!" è il primo film di Sergej Mikhajlovič Ėjzenštejn, del 1925. Una decina i film realizzati dal regista di Riga, una decina i suoi libri teorici sull'arte della regia. Infinitamente di più quelli realizzati dagli altri riguardanti il suo genio.
Nato nella Russia pre-rivoluzionaria (1989), cresciuto nell'URSS stalinista, morto a 50 anni, ha impresso il suo nome nella Settima tra i primi. Secondo mia abitudine, provo ad ipotizzare un Ejzenštejn più longevo, in una nazione più libera. Sono inciampato in un ragionamento per assurdo; lo so.
Il film. Strepitoso.

Extra: l'educazione di Hornby

Ciao 'rofum, ieri sera io ed Elena abbiamo visto ai chiostri di Santa Barnaba "An education", della regista Lone Scherfig, del 2009. La cinquantenne danese fu discepola della scuola danese, fondata nel 1995 dai due registi Lars von Trier e Thomas Vinterberg, i quali predicarono, detto sinteticamente, la rinuncia a tutti quegli artifizi ed orpelli che, a loro detta, stavano conducendo la settima arte verso l'impossibilità di raccontare le intime sensazioni (ancor meglio se accompagnate da una qualche sofferenza) dell'essere umano dei giorni d'oggi: la luce dev'essere quella naturale (se non una lanternina sulla telecamera...), i colori devono essere quelli reali (senza elaborazioni post-produzione), insomma, gli effetti speciali hollywoodiani sono l'aglio per questi "Nosferatu" di Copenhagen. Una sua applicazione di questi dettami fu il #dogma12 ("Italiano per principianti"), che ne dite di un extra apposito?

Sogno di una notte di mezza estate

 
Buon giorno amici del Cineforum, 
No..non state avendo un abbaglio a causa della calura estiva...sono proprio io..Lelena!
e non scrivo per aggiungere un commento...NO! NO! Mi accingo proprio a scrivere una recensione. Il primo. E forse l’ultimo. Chissà...

fatto stà che ho rubato un po’ di spazio al nostro blog (Tigre e Depa non me ne vogliano) per aprire una parentesi teatrale sullo spettacolo che è andato in scena ieri sera al Teatro dell’ Elfo di Corso Buenos Aires 33: Sogno di una notte di mezza estate, una commedia di William Shakespeare scritta all'incirca tra il 1594 -96.

Furore

Seratona XXXVIII:
Ieri in sala Uander la vera grande novità è stata l'ordine di arrivo, con un Albert Monzy primissimo, con 5 minuti di anticipo sull'ora di partenza: vai Albert!
Poi: Albert d'Aporty, Tigre e Doris. Grande pubblico che attende in sala lui: John "Jack" Ford, col suo "Furore", del 1940, con Henry Fonda.
Il soggetto del libro è l'omonimo romanzo di John Steimbeck. Straordinario. Leggetelo.
Questa volta l'organizzazione regge: il film c'è, con audio buono. 

Un affare di donne

Seratina XXXVII:
"Un affare di donne", di Claude Chabrol, 1988.
Ciao 'rofumofili, sono contento di essere tornato tra voi, e altresì di averlo fatto con un regista a cui, senza motivi particolari, sono affezionato: l'ottantenne regista parigino Claude Chabrol.
Come al solito si parte senza idee, un film viene ipotizzato in giornata, ma la rete non ci soddisfa e dobbiamo "ripiegare" su i film che il Tigre, con logica e criterio aleatori, periodicamente deposita in chiavetta. Ma se sento dire Chabrol, ed anche "Chi è?", beh...les jeux sont faits!

La nostra vita

Recensione XXXVI:
"La Nostra Vita" è un film giovane, fresco, che finalmente ci fa vedere un po’ di coraggio e di sincerità trasparire dalla telecamera. Il regista Daniele Luchetti sperimenta un modo di ripresa che è a tratti quasi ossessivo, psicologico. Punto di ripresa spesso a due spanne dal soggetto, mosso, a tratti amatoriale. Poi, quando parte con riprese circolari attorno al protagonista della scena, ricorda a mio parere  un po’ il Salvatores di "Quo vadis baby?" (o altri suoi film) anche se meno didattico nel movimento della cinepresa e quindi più reale. La storia è una storia Nostra, di questa piccola Italia in cui i principi con cui siamo cresciuti stanno facendo spazio a nuovi modi di intendere il circostante. Immagine, soldi, futilità.

Il marchese Del Grillo

Serata XXXV:
Ebbene, 35o appuntamento. Avanti. Non stiamo mollando.
Ed ancora "Il Maestro", Mario Monicelli allunga a 3, stacca tutti gli avversari, come il Brasile.
"Il marchese del Grillo", 1981.
Ieri in sala Uander, di lunedì causa partenza per il Marocco, io, elena, Albert Aporty ed Apix. Impossibile non citare il dono di Apix: bottiglia di Aperol e 6 bottigliette di cedrata Tassoni ("Quante cose al mondo vuoi fareee, costruireeee...."). Bel mix, come si chiama più?

Extra: La Zona

Lunedì scorso, io, Elena e Zippino abbiamo deciso di vedere un film, che novità eh?
La novità ve la do io: non guardatelo.
Ma nemmeno se fosse l'unico film che avete sulla chiavetta. Anzi, formattatela.
"La Zona", esordio cinematografico dell'uruguaiano Rodrigo Plà, classe 1968.

Metropolis

Cineincontro XXXIII:
Ciao. "Metropolis" di Fritz Lang (Vienna, 1890), film del 1927. O meglio, del 1987...mi spiego: la versione da noi visionata è quella musicata dall'artista di Ortisei, Giorgio Moroder (non proprio l'ultimo degli sfigati...leggetevi un po' di titoli). Diciamo subito che è "opera altra". Ottimo lavoro, ma non amalgamabile all'opera originale. Non foss'altro per la durata: Moroder ha tagliato circa la metà della pellicola di partenza.

Extra: ...la techno chiama.

Ciao 'rofum, oggi vorrei parlarvi di un film che ci è stato presentato da Mignox, durante i festeggiamenti "Championici" di domenica 16 maggio 2010. Io me ne dimenticai, Zippino no, e quindi attratti dall'introduzione ce lo siamo visti in sala Uander.
"Berlin calling" del trentenne tedesco di Stoccarda, Hannes Stöhr (suo è il documentario "Berlin is in Germany, 2001).
In giro per la rete solo critiche, a parte una fredda sufficienza dal "Il Fatto Quotidiano". Io mi ci metto in mezzo e lo difendo.

Extra: ...bell'amico!

"L'amico di famiglia" di Paolo Sorrentino, 2006.
E' il primo film che vedo del quarantenne regista napoletano. E' il suo terzo film, dopo "Le conseguenze dell'amore" davanti al quale crollai due volte ed infine mi arresi.
I titoli iniziali del film sono molto belli per colonna sonora (se non ricordo male anche il film precedente fu molto attento alle musiche; Apix mi passò il cd, mix orecchiabile di musica elettronica e soft) e per fotografia (Luca Bigazzi). Il regista si diverte a somministrarci immagini al rallentatore, o statiche, colme di simbologie e significati nascosti (la suora sepolta fino al collo sotto la sabbia, giocatrici di pallavolo, il cavallo accasciato...!?). La camera la sa muovere ottimamente, le meningi degli spettatori, un po' meno. Sarà, ma poco ci ho capito.

Extra: Draquila

Buonasera. Sono stato al cinema a vedere "Draquila", documentario di Sabina Guzzanti, e adesso mi appresto a scrivere una recensione incazzatissima.
Il documentario parla prettamente del tragico terremoto del 6 aprile, ma nel discutere di questa vicenda, tocca, con grande durezza e concretezza, tutto il contorno di marciume politico, mediatico, mafioso che rende famoso in tutto il mondo questo nostro merdoso stato/azienda.  Ho avuto l’ennesima conferma che se non rubi sei derubato. Il modo in cui ci fregano è molto semplice, stravolgono il significato delle parole, ne aggiungono altre a loro piacimento ed ogni modifica è un grosso palo infilato proprio lì. Faccio un esempio. In situazioni di emergenza, quali calamità naturali, si può disporre del denaro pubblico senza passare dai consueti sistemi di controllo. Benissimo. Lo stato di emergenza è stato accomunato al verificarsi di grandi eventi. Chi è che decide se un evento è grande oppure no? Lo stato merda.

Sesso, bugie e videotape

Cine-serata XXXII:
Buongiorno a tutti, ieri sera per il ciclo "Tempi Moderni" (tanto caro al Tigre), in sala Uander è stato proiettato "Sesso, bugie e videotape", di Steven Soderbergh, del 1989. Primo lungometraggio del regista di Baton Rouge (Louisiana), ambientato proprio lì, che vinse la Palma d'oro di Cannes quando il regista aveva 26 anni.
In sala i soliti intimi: Io, Elena, Taigher, Albert I e, proprio al photo-finish, Albert II di Monzambano. Per dovere di cronaca, quest'ultimo si presenta in sala con una fantastica vascona gelato, con coni annessi; i gusti? Cioccolato extra-fondente, nocciola australiana e jogurt.

Fuga di mezzanotte

Cine-Incontro XXXI:
Ueila 'rofumarci! Come state? Che strano il nostro "circoletto"! Ieri pochi intimi, con due new entry: Tommy ed il suo compare a quattro zampe Peco. Benvenuti. Quindi, i presenti: Io, Elena, Tigre ed i già detti. Pasta al pesto (da Celle) e vino rosso Corvo. Via, possiamo partire; non sappiamo che scegliere, scorriamo i film e sono folgorato da un'idea: perché non spararci "Fuga di mezzanotte" di Alan Parker (del 1970)? Nessuno l'ha visto (tranne il sottoscritto, senza finirlo, spronato dal Tony ai tempi del Naviglio Pavese), aggiudicato.

L'odore della notte

Incontro XXX:
Eh sì, 'rofumisti, si fa grande la nostra inziativa, siamo giunti al 30o appuntamento, siamo grandicelli ormai. Ne è passata di pellicola nel proiettore da quel 29 Settembre 2009, da quel "Bull Scatenato" che ci spiegò quel Robert diretto da Martin (la storica recensione è rimasta solo nei padiglioni auricolari di chi ci fu)...davvero bella questa iniziativa, grazie.
"E te pareva" se il Tigre non decideva di compiere gli anni proprio in questa occasione (facci vedere la carta d'identità!), e pure la Doris, che timbra il suo secondo cartellino, si fa prendere dall'emozione e prepara due rustici da leccarsi i baffi..."OUH, eh! Ma che è? OUH!"
Zippino e Albert Monzy puntali?! No, questo è troppo, meno male che la Ele ha un po' di mal di panza, sennò chissà che party.
Dr. Caligari, a lei l'onore: "L'odore della notte", del 1998...