Ueilaaaa, altro extra, altro regalo.
La Ele è un po' stanca, io non aspetto altro. Guardiamoci un film sul divano più comodo al mondo (il proprio).
Siccome il Tigre, il giorno prima, ci ha detto "...non è un granché, ma dovete guardarlo perché è ambientato a Genova!", non possiamo evitare, a così breve distanza da quel disastro che è "Cosa voglio di più", di riavvicinarci piano, piano, quatti, quatti, a quest'altra opera del regista milanese Silvio Soldini: "Giorni e nuvole" (2007).
La Ele è un po' stanca, io non aspetto altro. Guardiamoci un film sul divano più comodo al mondo (il proprio).
Siccome il Tigre, il giorno prima, ci ha detto "...non è un granché, ma dovete guardarlo perché è ambientato a Genova!", non possiamo evitare, a così breve distanza da quel disastro che è "Cosa voglio di più", di riavvicinarci piano, piano, quatti, quatti, a quest'altra opera del regista milanese Silvio Soldini: "Giorni e nuvole" (2007).
Uscito tre anni prima di "Cosa voglio di più", ho trovato questo film più riuscito. Sullo sfondo una Genova che si mostra sempre all'altezza davanti alla telecamera, con panoramiche sul porto, e campi strettissimi su qualche vicolo, proprio sotto casa mia. Quindi: fotografia e scenografia vincono facile; la regia guida bene il tutto. Anche la trama non mi è dispiaciuta; il film mette in scena episodio abbastanza realistici, con una famiglia costretta a rinunciare ai proprio lussi e, quindi, richiamata a vivere comunque al di sopra delle possibilità della maggior parte della gente. E, forse, è proprio questa una caratteristica che ho apprezzato, il realismo con cui è mostrata l'incapacità di una famiglia benestante di rimanere coi piedi, ma ancora più col cuore, ben saldi al terreno, al mondo. Non rinunciando ai propri sogni, bensì ad individuarli in mezzo a quei falsi desideri indotti da...beh lo sapete.
Antonio Albanese riesce ad esprimere molto bene la sensazione di panico che può cogliere un uomo nel momento in cui vengono meno le sue "solidissime" certezze. Margherita Buy, pur essendo un ridondante nei suoi ruoli di donna determinata ma un po' impacciata (dai, balbetta come Woody), recita bene la parte della donna che, dopo aver potuto arzigogolare il tempo a propria disposizione, si ritrova obbligata ad imparare a sfruttare ogni secondo dei propri giorni (ovviamente, secondo lei).
La figlia della ex coppia felice, Alba Rohrwacher, questa volta, trova il suo ruolo ottenendo una buona prova, risultando autentica e credibile.
Il finale è un punto da analizzare bene. Sembra che il regista abbia voluto lasciare allo spettatore la possibiltà di proseguire, con la propria fantasia, il racconto. Non male l'effetto "Ma è un lieto fine o no?".
Così riuscito che, io e la Elena, abbiamo impiegato qualche minuto per capire che diavolo fosse successo...
In conclusione: c'è Zena, quindi guardatelo.
Ma anche perché, così, ci possiamo fare una chiacchierata!
Antonio Albanese riesce ad esprimere molto bene la sensazione di panico che può cogliere un uomo nel momento in cui vengono meno le sue "solidissime" certezze. Margherita Buy, pur essendo un ridondante nei suoi ruoli di donna determinata ma un po' impacciata (dai, balbetta come Woody), recita bene la parte della donna che, dopo aver potuto arzigogolare il tempo a propria disposizione, si ritrova obbligata ad imparare a sfruttare ogni secondo dei propri giorni (ovviamente, secondo lei).
La figlia della ex coppia felice, Alba Rohrwacher, questa volta, trova il suo ruolo ottenendo una buona prova, risultando autentica e credibile.
Il finale è un punto da analizzare bene. Sembra che il regista abbia voluto lasciare allo spettatore la possibiltà di proseguire, con la propria fantasia, il racconto. Non male l'effetto "Ma è un lieto fine o no?".
Così riuscito che, io e la Elena, abbiamo impiegato qualche minuto per capire che diavolo fosse successo...
In conclusione: c'è Zena, quindi guardatelo.
Ma anche perché, così, ci possiamo fare una chiacchierata!
(depa)
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