Recensione XXXXII:
Questa volta pansotti al sugo di noce, in sala Uander. Io, Lelena, Tigre, Albert Aporty con Michela, e...Gioggi; sì, proprio lui.
Abbiamo qualcosa da farci perdonare da Michela (un "Fuoco fatuo" difficile da mandar giù) e da non rischiare con Gioggi (se no scatta il solito piano, attuato da una manciata di dispersi: "eh ma no, sai, è che, cioè...nel senso...").
Che selettivi ormai! Il regista cinese Wong Kar-wai, finalmente, ci lascia con un non so che...
Continuiamo a riflettere...
[...]
Però, ora che ci penso...
RispondiElimina...in effetti...a ben vedere....
NO! Assolutamente da vedere questo film cinese pregno di poesia, denso di rossa passione e bianca solitudine; pellicola che, come un "bullet time" allungatissimo strappa, stende, stira il tempo dell'angoscia. Difatti, gli orologi per tutto il film segnano tutte le ore e nessuna. Colori accesi, penetranti, che si staccano dagli oggetti e ti molestano la faccia (dei protagonisti), perché non c'è pace per gli occhi di chi si sente abbandonato; in compenso agli occhi degli spettatori, più leggeri nell'animo, scorrerà una serie continua di fotografie eccellenti e quadri suggestivi.
Questo è un film sull'orgoglio del genere umano, che prende la forma di tabù e morali artificiali, che condizionano, incanalano i gesti contro l'autentica volontà di ciascuno.
Tra le immagini finali, girate in una Cambogia in macerie, si assiste, appunto, all'evidenza del distacco tra ciò che si vorrebbe che fosse (gloriosi templi sullo sfondo), e ciò che effettivamente è (ruderi polverosi in primo piano).
Forse abbiamo assistito ad una pellicola che stimola maggiormente l'interesse DOPO la sua visione. Ammetto che in qualche momento ho traballato, sia per il sonno sia per qualche immagine un po' troppo fucsia-melensa (è anche vero che gli asiatici, di qualunque religione, sono davvero innamorati di cose del tipo "parlo al vento così il mio spirito volera tra le nuvole dei mie avi..."), come quella in cui il protagonista dona ad un tempio antico il proprio segreto d'amore.
Ma riflettendo su ciò che ci è trascorso davanti, non si può non concedere al regista cinese di aver confezionato un pacchettino con macchie e pieghe alcune.
Riposatevi e guardatelo.
a me il film è piaciuto, molto la prima parte, meno il ritmo della seconda, che ha reso difficile (forse un po' per tutti)riuscire a concludere la visione ad occhi aperti. MI ha colpita molto il continuo menzionare i rispettivi consorti nei dialoghi dei protagonisti...inizialmente solo per una conversazione...sucessivamente per farsi scudo dall'interesse reciproco. Come a voler innalzare un muro di protezione dalla passione che stava per travolgerli...un continuo ricordare a se stessi e all'altro "sono già sposato/a".
RispondiEliminaNotevole la regia...bellissime le musiche.
fantastiche le movenze della protagonista. fluttuante.