Musica di Tutti

Film "sperimentale" russo nella minuscola "Film Club"? Andiamo. "Summer" (t.o. "Leto", o "Лето" che scriver si voglia), diretto da Kirill Serebrennikov, regista classe 1969, è un tuffo negli anni '80 di Leningrado. Tra le nuove e vecchie ondate sfuggite al Blocco, storie di musica e d'amore, intrecci di note e di baci, dopotutto, sempre a cantar di rabbia, desolazione, passione. Libertà.

Sarà...

Bernardo Bertolucci è morto. Lunedì appena passato, 26 novembre 2018, il regista parmigiano ha posto fine ai suoi 77 anni. Regista acclamato al di qua ed al di là dell'oceano, è stato omaggiato nella stessa serata, dalla rete televisiva "La 7", con due proiezioni, la prima delle quali subito rapita in Sala Valéry (la seconda è un aiuto regista che il Cinerofum non riesce nemmeno a pronunciare, tanta è la sua adorazione). Elena ed io prontissimi per "Piccolo Buddha", del 1993, tratto dal romanzo omonimo del britannico Gordon McGill, un po' meno a fine visione. L'evidente imbarazzo ci consiglia di andare a dormire in silenzio, con la fastidiosa domanda: dovevate scegliere proprio questo?

Quando si lotta, si lotta soli.

Pure venerdì scorso, cinema. Se leggi Stéphane Brizé e Vincent Lindon ormai pensi a cinema sociale. Dopo l'agghiacciante finestra sulla legge del mercato, caterpillar d'esistenze, tre anni dopo siamo qui a scoprire innanzitutto che l'operaio c'è ancora e, in secondo luogo, che "In guerra", al suo "fianco", sono ancora gli sfruttatori di sempre. Cinema doveroso che regge: al di là della retorica politica e sindacale (dei potenti) v'è la rabbia sprecata di chi non trova un'efficace guida alla lotta  di classe.

Finestra tra le bombe

Venerdì scorso abbiamo mantenuto l'impegno buttato lì qualche giorno prima (àpropos, Gui', l'hai visto?). Elena, Mino ed Io arrampicati ai "Cappuccini" per vedere il documentario siriano "Still recording", annunciato in grande pompa (un classico per la newsletter dei simpatici gestori) come mescolanza innovativa di reportage di guerra e discorso meta-cinematografico. Scritto e diretto a quattro mani da Saeed Al Batal, Ghiath Ayoub. Per noi, non c'è bisogno di abbellire alcunché, quando sullo schermo c'è orrore a sufficienza.

"La vita è un balocco..."


Mercoledì sera, stanchezza per una cinema, la sala Valéry in soccorso. Era un po' che Elena ed io non c'imbattevamo in Mario Monicelli, pertanto è stato piacevole rivedere il maestro col suo umore più caciarone. "Vita libera e bella, un giorno qui un giorno là, dove portano i piedi e la fortuna", quella che ci raccontò, nel 1987, tramite le rocambolesche avventure de "I Picari". Due in particolare: Enrico Montesano e Giancarlo Giannini che, in terra ispanica, s'imbatteranno in tanti celebri colleghi, dando luogo a siparietti tutti da ridere.

Giallorosa su letto di nondetti

La crescita cinematografica di Elena è evidente. Il Cinerofum può essere fiero della sua prima ed unica madrina, vera e propria mascotte della Sala Uander prima, Valéry dopo, se è vero che ormai spinge verso un cinema anche il sabato pomeriggio. Quello appena trascorso, per esempio, è stato speso con "Tutti lo sanno", ultimo lavoro di Asghar Farhadi, dove Penelope Cruz e Javier Bardem, coppia VIP sul set e a casa, portano avanti, su suolo europeo, l'esplorazione cara al regista iraniano sui rapporti interpersonali, travolgenti (quelli), poiché incapaci (noi).

Senza lasciare nulla

Altro venerdì, altro film. Chissà quando diverrà un automatismo, una sorta di luogo comune, assodato e vero. Questa volta la scelta, che ha coinvolto ancora lo sfortunato, si fa per dire, Mino, è caduta sul nome di Debra Granik, regista statunitense che si fece pulce e mise nido nei miei padiglioni (causa suggerimento familiare di otto anni fa). "Senza lasciare traccia" parte ottimamente, colla determinazione di chi vuol davvero indicare una diversa direzione, lontanissima dalla società del consumo e del spettacolo, più aderente alla natura che ci apparterrebbe. Ma infine chiude come se pensare ed agire differenti siano segni inequivocabili d'una follia. E allora viene da dire "cosa l'ho visto a fare?".

VoltaPadrone

Nella cartella di Forman Miloš, su cui mi poso sempre volentieri, ieri l'altro ho trovato "L'ultimo inquisitore" (2006) scritto e diretto dallo stesso regista cecoslovacco (oggi ceco). Ruotante attorno all'Inquisizione spagnola (abolita ufficialmente nel 1834, ma sempre attiva nei cuori neri) e alla figura di Francisco Goya, mette in campo una sceneggiatura avvincente da consumare veloce per godersi le bellezze dell'artista, gli obbrobri dell'Uomo.

Responsabilità Capitali

Il 18 settembre del "1938: quando scoprimmo di non essere più italiani". Documentario del giornalista romano Pietro Suber, uscito nei giorni scorsi nelle sale, ha reso doverosa la salita del Cinerofum sino alla "Filmclub". Le leggi razziali vergogna tutta italiana, bruttissima copia di ciò che accadde a Berlino, misero in luce, senza che nessuno prendesse nota definitivamente (ci mancherebbe), di quale razza di brava gente fossimo e siamo. Si parte con quel fantastico discorso da un balcone di piazza Unità d'Italia, Trieste: "L'ebraismo mondiale è stato un nemico irreconciliabile del fascismo!"...come si vedrà in questo interessante doc...magari.

Spigole e spari

Venerdì scorso, in sala Valéry, è tornato a trovarci il regista di Salò, Luigi Comencini, portandosi a presso una matta pellicola del 1977. "Il gatto", scritto dal bellunese Rodolfo Sonego, è una commedia comica ambientata in un condominio abitato da inquilini come tanti, misteriosi e stravaganti, ed amministrato da...Ugo Tognazzi e Mariangela Melato: ho scritto tutto.