Disadatti

Secondo il Cinerofum (?), Linsadro Alonso, con "Liverpool", del 2008, raggiunge la maturità cercata. Abbandonato il radicalismo da low budget, può prendere fiato, e percorrere le medesime distanze, rese maggiori dalle occasioni.

Zombi disartificati

Il terzo film scritto e diretto da Lisandro Alonso è il più ambizioso: "Fantsasma", del 2006. Col rischio di innamorarsi di sé, così fan tutti, il regista argentino presentatoci dal "Foglio", chiama i suoi protagonisti per smarrirli nella loro meta-rappresentanza di sé.

Sua maestà la morte

Riconosciamo a "Iris" il merito di aver introdotto King Vidor nel Cinerofum. La storica e controversa firma statunitense, nel 1940, realizzò un'impegnativa pellicola d'avventura e sterminio. Rangers, pionieri spietati, esploratori in nome di Sua Maestà e la Scienza. Anche il "Passaggio a Nord Ovest" è maestosamente lastricato di cadaveri.

Psiche da Soma

Due righe anche del terzo lungometraggio di Tsai Ming-liang. Nel 1997 il raffinato e provocatorio autore malese realizzò "Il fiume", altra ottima pellicola sulla frammentazione delle individualità cittadine. Malessere plasticamente visibile, da Orso d'argento.  

Fratelli Agnelli

Detto, fatto, al secondo lungometraggio, Lisandro Alonso calibrò il soggetto trovando già l'opera della maturità. Nel 2004, il regista bonariense diresse una pellicola su solitudini e resistenze. "Los muertos", confronto muto tra individui e ambiente, sguardo attonito sull'insanabile frattura metabolica lasciata dal Capitale.

Tiromollo

Quella giornata di grandi autori, passata dal western e approdata in poliziottesco, ha lasciato amaro inatteso. Elena ed io trepidanti per l'ultima pellicola riscritta e diretta da Billy Wilder. Ma "Buddy Buddy", del 1981, è la più stanca del grandioso regista polacco.

Adagio allegrino

Al quarto cenno dell'amico "Foglio", sono andato in Argentina, a fare la conoscenza di Lisandro Alonso. Regista di Buenos Aires, classe 1975, nel 2001 esordì con "La libertad", pellicola minimal naturalista sulla riappropriazione di sé, del proprio tempo. Ottimo cinema, impreziosibile nella scrittura.

Pura idea

Ricordate Metin Erksan, il regista turco che colpì il Cinerofum col suo Orso d'Oro, prepotente e passionale? Un anno dopo, nel 1965, ne realizzò un'altra delle sue. "Il tempo dell'amore" (t.o. "Sevmek Zamanı") è sogno e dolore, stavolta declinato nel più puro e idealizzato dei sentimenti amorosi. Troppo bello per poter essere.

Scatto Siegel

Prima del rush finale di febbraio, vorrei raccontare dell'ultima incursione fatta da Don Siegel nella "Valéry". Traffico di eroina ingegnoso, meccanismo montato alla perfezione, sino all'imprevisto, alla rabbia. "Crimine silenzioso" (t.o "The lineup"), del 1958, ispirato ad una serie tv dell'epoca, è un poliziesco bello e atletico.

Umberto I

Una chiacchiera tra compagni in via della Maddalena fa emergere "La polizia incrimina la legge assolve" e "FRANCO NERO". Il giorno dopo mi ritrovo nel 1973, sotto la Lanterna e dintorni, ad inseguire corrieri per la droga destinazione...Potenti. Poliziesco spettacolare, tanti schiaffi e urla, quasi per nulla.

Guerra Antiuomo

Peggio per chi ha aspettato a vederlo, guardingo verso un film guerrafondato di Billy Wilder. Ché, per me, per scrittura e messa in scena, e interpretazioni, anche "Stalag 17", del 1953, appartiene a quella larga e compatta schiera composta dai suoi capolavori.

Circo chiuso

Balzellando sulla filmografia di Tsai Ming-liang, all'anno 2006, si giunge a "I don't want to sleep alone". Altra splendida riflessione sulle distanze urbane, in cerca d'affetti irriconoscibili.

Cattivi ma buoni

Inoltrato in oriente, non rifiuto di tornare ad aggirarmi per il "Western", figurarsi se questo è territorio di John Ford. Nel 1959, la colonna non-più-vivente del cinema americano rappresentò uno dei tanti episodi della Guerra di secessione americana, tra nuovi nemici e amori già vecchi. "Soldati a cavallo" (t.o. "The horse soldiers").

Cin-etica

Non mi scordo dell'appuntamento, ora  e mai consueto, organizzato la settimana scorsa, sulla Rive Gauche del centro storico genovese. Il nome Frammartino ha fatto capolino qualche mese fa. Cinerofum segna mentalmente, Michelangelo Frammartino, e fa il gesto della vittoria ficcata negli occhi del regista milanese, classe 1968, col cuore in Calabria. "Le quattro volte", del 2010, è un'incredibile macchina cosmologica. Immagini in versi rimati, tutto si crea tutto si distrugge, per fare il legno ci vuole il gregge.

Piccapepata

Appena terminata la...terza...quarta dosehm proiezione settimanale in Sala Valéry, presenti le Elene, Mino ed io, bisogna deporre qualche riga per "La storia di Qiu Ju". Quinta opera di Zhang Yimou, del 1992, Leone d'Oro stavolta, poderosamente matura, per estetica e meccanica, non poté che diventare un modello.

Tempi distanti

Puntare su Tsai Ming-liang è stata la fortuna degli ultimi tempi. Più scavi, più scopri. Pellicole differenti, dalla foggia variforme, ma dai punti nodali della sua poetica sempre stesi lungo spunti di gran cinema. La sua quinta opera, "Che ora è laggiù?", del 2001, ribadisce l'amore per la crudele lievità della Nouvelle Vague e conferma la personalissima visione del cineasta della "Città dei Gatti", così appresso alle distanze.

NON CREDERE PIU'

Partiamo dall'ultimo, quello di stasera. Alla voce "Argentina", Il Foglio propone "La storia ufficiale", del 1985. Terzo lungometraggio del regista  Luis Puenzo, bonaerense classe 1946, è una spietata quanto sentita denuncia all'immobilismo (collaborazionismo) della classe borghese dinanzi a...ogni sua dittatura.

Fury Jealousy

Per spiegarvi il tenore di domenica scorsa, devo aggiungere l'incontro pomeridiano. August Blom aveva 25 minuti scarsi per raccontarmi un'altra vicenda passionale che, nel 1911, sfuma tra rappresentazione e realtà, concretizzandosi ancora in femminicidio: "Desdemona".

Tappo e Perticone

La misteriosa cineteca di Santa Brigida fa rotolare giù dalla suggestiva mattonata metri di pellicola inattesa. Che so, come un film di James William Guercio. Chi? Il produttore di e degli "Chicago". Chi? Manager dei "Beach Boys". Ma col cinema? Fu una fucilata sola, "Electra Glide" (t.o. "Electra Glide in blue"), nel 1973, a esplodere contro le allucinazioni in divisa.

Invalicabili vicinanze

Difficile trattenersi dal seguire Tsai Ming-liang, lungo la sua incoraggiante filmografia. Dopo l'esordio raffinato, un Leone d'Oro pure troppo e un'impietosa quanto dissetante macedonia pornosociale, ho incontrato l'autore malese attraverso "Il buco". Pellicola stupenda, del 1998, tesa d'angosciosa distanza, la quarta opera racchiudeva già tutta la sua originale poetica.

Suicide Squad

Tutti ne parlano. Dell'ultimo film di Adam McKay, quello della grande scommessa. Non certo per la fattura, saggiamente sobria, ma per l'ammaliante cast e l'accattivante satira, nemmeno troppo centrata. Sintomo dei tempi. Nessuna opera d'arte, tanto meno un film, ha migliorato il mondo. L'attendere messianiche illuminazioni è dogma proprio del potere. Pellicola da popcorn, "Don't look up" non smuove nulla che non fosse già, orribilmente, in moto.

Amor lipero

Molti film western; quasi tutti i Rainer Werner Fassbinder. Quindi, con "Whity", del 1971, facciamo un passo e mezzo in avanti, di danza, paso doble contro razzismo, ballata sulla libertà immaginata. Nel "Far West" scritto e diretto dal regista bavarese, i sentimenti raggelano impotenti. Vedete Voi che giornata è stata ieri.

Senso carne

Non scordare Claude Chabrol. Non lo facciamo Elena ed io che, ancora nella "Valéry", abbiamo invitato il regista parigino per un giallo scarno quanto rigoroso, pervaso di intensa freddezza. "Il tagliagole" (t.o. "Le boucher"), del 1970, tra crimini e passioni, Indocina e Pèrigord, la geografia delle perversioni umane è ampia, Chabrol la copre.

Drug Circle

Dopo otto anni, ho voluto rincontrare Jessy Schatzberg. Per cui il mio san valentino è stato cupo, buio, come l'amore in circolo tra i ragazzi del Parco Siringa. Nel 1971, in piena eroina, "Panico a Needle Park", secondo lungometraggio del regista e fotografo newyorkese, mostrò con delicatezza alcuni terribili scorci della tossicodipendenza. Col primo Al Pacino protagonista, grandioso scavezzacollo.

Labbra secche

Mercoledì passato, in sala Valéry, prima proiezione vera e propria allestita per il nostro cinefilo milanese. Colpa sua che, nel Cinerofum, abbia irrotto Tsai Ming-liang, firma autoriale che si assesta nel primo fronte del nuovo cinema internazionale. Nel 2006, il regista malese ottenne "solo" l'Orso d'Argento, con una pellicola scabrosa ed esplosiva sulle distanti sensualità urbane: "Il gusto dell'anguria" (t.o. "The wayward cloud").

Gangset

Quelle serate impreviste in cui ripieghi sul canale TV. "Iris", figlio di mediaset, stasera ha proposto un film di e con Ben Affleck, del 2016, ambientato tra i gangster del Proibizionismo. Senza sapere come, l'attore statuario impostosi a blocbaxter è riuscito a coprirsi d'aura autoriale. Non certo grazie a "La legge della notte" (t.o. "Live by night"), scontato quanto inutile. Brutto, avete presente?

Taglia il gallo

Nella nostra iniziativa a tre, Elena, io e Monica Vitti, la seconda tappa ha previsto una sosta da Mario Monicelli. Era il 1968 quando rese altisonante, gridato, un soggetto semplice quanto l'istintiva simpatia dei due grandi interpreti del cinema romano. "La ragazza con la pistola".

Il re delle canzoni

Se c'è un mare di celluloide in cui m'è dolce naufragar è quello orientale. Pagaiando attorno a Xi'an, cercando altre magnificenze di Zhang Yimou, ho incontrato Chen Kage. Pechinese classe 1952, firma raffinata che nel 1984 irruppe nella Quinta Generazione del cinema cinese. "Terra gialla" è un'opera prima così completa che, assieme ad altre recentemente viste, riabilita d'un colpo gli anni '80 del '900 cinematografico.

Fine giostra

Volevo anche aggiornarvi sull'ultima iniziativa scontata. Offerta pacchetto, per l'occasione. Scomparsa Monica Vitti, Il Cinerofum, vuole ringraziarla per le ore trascorse assieme, con altre. Vitalità calibrata con sapienza, l'attrice romana, nel 1979, fu splendidamente diretta da Ettore Scola in un triangolo all'italiana, "Dramma della gelosia", concluso in tragedia umana.

Tutti a soqquadro

La seconda volta che incontro John Cassavetes regista (dopo sette anni, Foglius gratia) è per buttar giù d'un fiato il suo corroborante esordio. Del 1959, roba da due dollari che sa d'antigelo, "Ombre", liquoraccio che scalda il cuore. Etichetta che diviene manifesto.

Wuxia

Eh cavolo, Zhang Yimou fa apprezzare anche il wuxiapan, il barocco genere storico cinese. Tale il pregio delle stoffe e degli arredi imperiali. "La città proibita" (lett. "La città interamente rivestita di armature dorate"), del 2006, è produzione coi mezzi, all'altezza della cura e della fantasia dell'autore di Xi'an.

Ma per denaro

Perché Fred Zinnemann (1907-1997) passasse dalla "Valéry", doveva arrivare una soffiata da Mino. "L'ho visto a Genova, in centro". Era il 1973 quando i regista austriaco (oggi polacco), presto californiano, fece la spola tra Parigi e il capoluogo ligure, sulle orme del killer senza nome assoldato per il presidente De Gaulle. Tutto al millisecondo per "Il giorno dello sciacallo".

Natura trema

Il terzo giorno di un'anormale sessione cinematografica, ha colto in sala Valéry anche Robert Hamton. Scorgendo dietro Mario Bava, non mi sono fatto fregare, smascherando la "Regia di" Riccardo Freda. Nel 1959, il prolifico autore diresse un horror fantascientifico, con Madre Natura, per pura coincidenza astrale, incazzata come una Bestia. "Caltiki il msotro infernale".

"Sotto allora"

Il terzo giorno è cominciato mantenendo l'elevato livello degli ultimi mesi. Con John Sturges, per quanto visto, non si rischia. Anzi, dal cineasta dell'Illinois, già nel 1955, un vero gioiello, dalla scrittura solida e dall'estetica raffinata. Maestria registica che trasforma un western tardivo in un thriller che non dimostra l'età: "Giorno maledetto" (t.o. "Bad day at Black Rock").

Qua Espiazione

Il secondo giorno in solitaria, ammaliato dal cinema orientale, capiente pot multicolore, l'ho concluso dalle parti di Hirokazu Kore'eda. Autore caro al Foglio, nel 2001, diresse "Distance", pellicola che parte da un'idea affascinante, poi spreca in un convenzionale, ma curatissimo, rientro.

Rosso silenzio

Non ho resistito. Mesi lì a guardarlo, nessun incentivo. Assurdo per riguardo verso uno dei nostri miti luminosi, mi sono avventato su Kim Ki-duk. Sua terza pellicola, del 1998, "Birdcage Inn" (t.o. "Paran daemun"), è un tuffo nella sua sofferta poetica. Splendido squallido anfratto dell'umano, dove emozioni e violenze s'aggrovigliano a ore.

CONTRO LA GUERRA

La mattina seguente illuminò la sala Valéry con un bianco e nero di rara forza e delicatezza. Opera unica dello sceneggiatore statunitense Dalton Trumbo (1905-1976), "E Johnny prese il fucile", del 1971, è una perla luminosa, e resistente, che attraversò i fuochi ardenti dei dolori (crimini) della guerra. "Grand premio speciale della Giuria a Cannes", monito esplosivo già perso nel vento.

Melocampo

Alla fine di quella prima giornata, udite udite, pure Nagisa Oshima (1931-2013), già nel mirino per colpa di Simone, ha voluto provare la rinomata "Valéry". Nel 1983, l'esponente della Nouvelle Vague nipponica realizzò una pellicola per il grande pubblico, i cui pregi sono ravvisabili nella cura estetica. Semmai, "Furyo" (t.o. "Merry Christmas Mr. Lawrence"), nonostante le Star in campo, fa brillare la poetica, pregna di rude dolcezza, dell'interprete Kitano.

Alfabeto Stanze

Poi, dopo quattro mesi, è ripassato Mario Bava. Il regista che nel 2021 ha lasciato uno dei segni più tangibili tra i nostri riferimenti, nel 1963 diresse la sua prima vera perla, lucida di tensione, amaliante di paurosi riflessi. "La ragazza che sapeva troppo".

Fede quadrata

Tre giorni senza Elena, ricapitoliamo i passaggi dei grandi maestri nella sala Valéry. Il primo è stato quello di Alfred Hitchcock che, nel 1927, ancora privo del sonoro, carburò i suoi futuri meccanismi. "Vinci per me!" (triplamente più significativo il t.o. "The ring"), è consigliato a tutti gli appassionati del regista londinese, ché ne racchiude meravigliosamente tecnica e spirito.

Anime parallele

Già al secondo lavoro, Wong Kar-wai perfezionò decisamente la sua robusta arte d'autore, allontanandosi dai topoi più in voga, plasmando luoghi e melodie, del cuore, che di divverrano i suoi. Era il 1991, "Days of being Wild".

Azione morale

Tirato con uno Stratton, volevo fare ancora due chiacchiere con August Blom. Del 1911, "La ballerina" e "Le tentazioni di una grande città" proseguono la critica sociale intrapresa nei film d'azione del regista di Copenhagen.