Per spiegarvi il tenore di domenica scorsa, devo aggiungere l'incontro pomeridiano. August Blom aveva 25 minuti scarsi per raccontarmi un'altra vicenda passionale che, nel 1911, sfuma tra rappresentazione e realtà, concretizzandosi ancora in femminicidio: "Desdemona".
Dalle tragedie shakespeariane, quelle quotidiane, le stesse d'ogni città. Un cortometraggio che chiede all'immagine la profondità di campo delle "indiscrezioni", i dettagli delle reazioni. La camera molleggiata del danese scruta inganni e "mistrusts" coniugali, tra tanti attori e attrici, indaffarati e orgogliosi. Moro lagunare accennato, in pellicola per la terza volta, egotismo, gelosia, dominio: per Blom la società era già uno spettacolo.
Non il più riuscito del pioniere danese, ma interessante per meccanismi e recitazioni.
(depa)
Non il più riuscito del pioniere danese, ma interessante per meccanismi e recitazioni.
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