Wuxia

Eh cavolo, Zhang Yimou fa apprezzare anche il wuxiapan, il barocco genere storico cinese. Tale il pregio delle stoffe e degli arredi imperiali. "La città proibita" (lett. "La città interamente rivestita di armature dorate"), del 2006, è produzione coi mezzi, all'altezza della cura e della fantasia dell'autore di Xi'an.
Una donna, un'imperatrice, vuole tentare. La variopinta, arcobalenica scenografia di palazzo, astronave ridipinta da protowoodstockiani. Un'opera imperiale di costumi e ambientazioni. Maestosa spettacolarità, di per sé, ogni sfoggio d'autorità. Cappa e uraku, tradimenti, incesti e corpi speciali di fedelissimi. A quella Sagra del Crisantemo finì malissimo, o benissimo dipende. Tutti morti. Fiori gialli diventan rossi. La maledizione del Castello colpisce ancora. Nella solitudine dorata, una madre che "disperde il freddo inverno", annoiata, ferita, avvelenata. Assalti ninja volanti, corvi plananti d'esecutori, Potente come un colossal dalla colonna sonora che avvolge e incombe. Riprese aeree ad alto contenuto tecnologico, l'immaginazione saetta, sino all'epicissima battaglia finale. Sorretto da due grandissimi interpreti, feticci del regista (Gong Li, classe 1965, brava quanto bella, non facile). I pugnali volavano da qualche anno, ma questo film indossa un'indiscutibile quanto appariscente fattura.
(depa)

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