Suicide Squad

Tutti ne parlano. Dell'ultimo film di Adam McKay, quello della grande scommessa. Non certo per la fattura, saggiamente sobria, ma per l'ammaliante cast e l'accattivante satira, nemmeno troppo centrata. Sintomo dei tempi. Nessuna opera d'arte, tanto meno un film, ha migliorato il mondo. L'attendere messianiche illuminazioni è dogma proprio del potere. Pellicola da popcorn, "Don't look up" non smuove nulla che non fosse già, orribilmente, in moto.
Gli spunti ci sono, gli attacchi colpiscono facile, obiettivi francamente palesi, ostentati oramai. Insomma, una cometa sta arrivando. Il "Coordinamento per la difesa planetaria" ("esiste davvero") se ne sta occupando (scetticismi inconcepibili in pandemia). "Cazzo, è reale? Porca troia! Non può essere vero". I contenuti quelli che sono. Non è chiaro cosa voglia Leo, ne a chi giovi ancora caratterizzare gli scienziati come simpatici hippy digitali. L'ironia scritta nel testo è quella del suo pubblico. La stessa del filantropo USA Di Caprio. Problemi sottocutanei: lo sfoggio della Star delle sue attitudini assistenzialiste e donatrici è noto. Se anche Mark Rylance, che sta legando la sua immagine alla grinta diafana degli infantili transumanisti, "sostiene da molti anni Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni. Testimonial della campagna internazionale dell'organizzazione per salvare gli ultimi Kawahiva del Brasile, una tribù incontattata che rischia l'estinzione a causa dell'invasione di taglialegna, allevatori, speculatori e minatori". Quindi il problema dell'ipocrisia assurta a valore è ben più profondo. Realistica la vuotezza delle figure istituzionali. "Attendere e accertarsi", sa di vigile attesa.
Non moriremo tutti solo riconoscendo i nemici della vita sulla terra. Quel riformismo e quei recuperi (green washing) che hanno plasmato le sue personificazioni. I citati transumanisti. Una manciata di alienati repressi incapaci di godere d'un fiore oggi. Ma con parecchi soldi (potere). Comunicati d'emergenza in filodiffusione, le astute ambiguità istituzionali (il generale è Figliuolo; il viscido della Casa Bianca è Toti; Brie mica la Durso, ma la Gruber). Il mercato sui negazionisti, la nube degli acronimi. Il profitto suicida. E la scoreggia del potere. Tristemente realistica anche la repressione (non la rivolta). I sondaggi. Sapere è potere e il Potere lo sa. Gli slogan virali, le patate novelle, i divin cretini che invocano il "dialogo" di mezzo, per un eterno orrore nella Terra di Morslorck (inverosimile la chiamata ad uno scienziato semplice).
Fottuti, quello sì.
(depa)

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