Non scordare Claude Chabrol. Non lo facciamo Elena ed io che, ancora nella "Valéry", abbiamo invitato il regista parigino per un giallo scarno quanto rigoroso, pervaso di intensa freddezza. "Il tagliagole" (t.o. "Le boucher"), del 1970, tra crimini e passioni, Indocina e Pèrigord, la geografia delle perversioni umane è ampia, Chabrol la copre.
Da notare i titoli di testa stalattitici, scavati nell'acqua e nel suono. Colonna, quella sonora, fondamentale in questo thriller d'autore, intellettuale per taglio e tono. "Agli abitanti di Trémolat", scenario di macellaio e la direttrice, con note sinistre, suoni sospetti. Hélène, donna vigile, ferita ma pronta per amore. Delusa, terrà tutto per sé. Regia disinvoltamente elegante, terribilmente/splendidamente algida, coi cuori che non raggiungono i 7°C. Attraverso ombre di visioni, Stéphane Audran e Jean Yanne, giù per la lunga notte della guerra e della solitudine.
Magari Elena non li rammenta, le riferiremo la soddisfazione finale, anche per questo ci sta il 'Rofum.
(depa)
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