Adagio allegrino

Al quarto cenno dell'amico "Foglio", sono andato in Argentina, a fare la conoscenza di Lisandro Alonso. Regista di Buenos Aires, classe 1975, nel 2001 esordì con "La libertad", pellicola minimal naturalista sulla riappropriazione di sé, del proprio tempo. Ottimo cinema, impreziosibile nella scrittura.
Su "película Kodak", si parte coi bassi dei titoli di testa (Trapero tra i produttori), note elettroniche che scorderemo (Juan Montecchia). Silenzio. Sarà sola Natura, dove le linee rette non esistono e il tempo è scandito dal far per sé. Ritmo intimo che non distrugge, ma è creatore, anche di quella Libertà dimenticata e tradita. Tagliare legna, 1,8 pesos a tronco; cagare (che non può essere per altri). Leggerezza palpabile che guida la m.d.p.. Libertad cinematografica, quindi. Un dias con Misael, padrone di nessuno (manco un cane), per i sentieri che non portano, ma accompagnano. Grigliata d'armadillo, alla faccia nostra! Imbriccarsi non solo per un weekend può essere una scelta. Per altri è la vita.
Se proprio, è il contenuto a risentire del tempo anni. Non certo perché Misrael, che già non disprezzava una giusta quantità di gasolina, oggi avrebbe il cellulare. Ma è che, 20 anni dopo, con tutto quello che è successo (soprattutto non), l'idea della fuga come opposizione ha perso la sua validità.
Il cortometraggio del 1995, "Dos en la vereda", quattro minuti sul da farsi, Giornate virgola, una spunta sul dolce far nada, anticipa alcuni canoni dell'intendere il cinema dell'argentino. 
(depa)

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