Pura idea

Ricordate Metin Erksan, il regista turco che colpì il Cinerofum col suo Orso d'Oro, prepotente e passionale? Un anno dopo, nel 1965, ne realizzò un'altra delle sue. "Il tempo dell'amore" (t.o. "Sevmek Zamanı") è sogno e dolore, stavolta declinato nel più puro e idealizzato dei sentimenti amorosi. Troppo bello per poter essere.
"Troja film". Lo sguardo pungente d'un imbianchino innamorato può asciugare l'anima. Erksan sonda i gesti che turbano, aprendo le danze d'Ovidio. Innamorarsi d'una fotografia, "come nelle favole". "Follemente innamorato", ché un ritratto ripara dalle burrasche del cuore. Dialoghi esatti, come i silenzi, lucidi e accorati. "Amore è benevolenza". Le riflessioni del derviscio Mustafa, balalaika d'amore (e gli organetti del rimpianto). Accontentarsi di feticci, la spasimante immaginaria ha un'ora di tempo per conquistare il suo spettatore. I movimenti elastici della camera sono i tentennamenti dell'amore. Un suocero progressista, sì, pure troppo realista. L'amore fantasticato più sicuro d'una fiamma viva.
Un cinema che rapisce e preghi non finisca; con immagini di rara delicatezza, poetica sopraffina, come le ultime sequenze, prima del conto finale. Sempre, da pagare ("SON").
Non resta che reperire altri preziosi Erksan, ora viene il bello...
(depa)

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