Alfabeto Stanze

Poi, dopo quattro mesi, è ripassato Mario Bava. Il regista che nel 2021 ha lasciato uno dei segni più tangibili tra i nostri riferimenti, nel 1963 diresse la sua prima vera perla, lucida di tensione, amaliante di paurosi riflessi. "La ragazza che sapeva troppo".
"The Alfredo Leone Trust, 2000(c) presents" Letícia Román (invero la capitolina Letizia Novarese), John Saxon, "e [il ballerino statunitense] Dante Di Paolo". Mentre Adriano Celentano canta la danza di chi vuol morire d'amore (montato dall'esperto Serandrei). "Questa è la storia delle vacanze romane di Nora David (USA)". Ventenne come un angelo, sempre "The knife" in mano, quindi "per il suo bene, non legga più gialli". Soggiorno da scordare dalla "mamma" italiana: morti davanti agli occhi, poi al B&B "Le pugnalate", con affaccio sul serial "Alfabeto".
Raffinatezze sgommate, che le sgami, ché lasciano il segno. Nella capitale cupa e torva, "tutta una fila di spaventi, veri o falsi". Alla mezz'ora si scommette sulla rappresentazione catartica di una sorella addolorata. Ma c'è la D di Davis e il mistero degli omicidi in Piazza di Spagna s'infittisce, tra "statistiche nei grafici" ed "ectoplasmi". "Prove vere e proprie no, indirizzi parecchi", con indagini così, i cui metodi sono seguitissimi ancora oggi, meglio il Sistema di Sicurezza Arianna. La rigorosa fotografia, dello stesso Bava, rende quest'onirica allucinazione, un autentico horror di pizzo.
(depa)


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