"Viale del tramonto", 1950, di Billy Wilder.
Prefazione
È un film “importante”, che io, e non solo, inserirei nella classifica dei migliori venti. L’ho notato durante la visione. Per dirla meglio, ho provato quella bellissima sensazione che mi capita di sentire quando vedo i film capolavoro, quell’emozione percepita durante la visione di Accattone oppure di Signore e signori, Il fascino discreto della borghesia, Suscià e anche Easy rider. A tale proposito mi viene in mente una frase detta da Terry, personaggio di un libro che sto leggendo, grandissimo appassionato di cinema e divoratore di pellicole. “È possibile, naturalmente, concepire il film perfetto. Ciò non implica che debba trattarsi di un film piacevole o ottimistico. Potrebbe anche essere il film più deprimente che mai sia stato girato. L’importante è che possegga un’impostazione coerente, priva di sbavature. Io sono certo che questo film esiste. In questa fase non faccio che impadronirmi degli strumenti per trovarlo….
Capitolo unico
Un cadavere in piscina e una voce narrante ci introduce la vicenda…
In un giorno come tanti uno scrittore squattrinato in fuga finisce per pura casualità in una lussuosa casa hollywoodiana che pare abbandonata da tempo… Erbacce incolte si estendono in modo irregolare sulle pareti, in una piscina che doveva aver bagnato tante star americane, solo una famiglia di puzzolenti pantegane… Una musica piuttosto inquietante scandisce le scene, mi chiedo se è un film horror. Ma no, ha qualcosa di grottesco e macabro allo stesso tempo, penso. L’interno della villa è un bazar che sa di vecchiume, lampadari vistosi, cimeli di ogni tipo, ritratti incorniciati e odore stantio di pellicce e tessuti animalier (il cinema non può ancora stimolare l’olfatto, ma la cura della scena è così minuziosa e le immagini così magistralmente riproposte da sembrare vere, vive)
In questa scenografia austera e surreale si aggira con disinvoltura la protagonista, lei, la star. La grande diva del cinema muto Norma Desmond. Il cinema ormai è diventato piccolo, perché qualcuno lo ha sporcato con le parole ed ora non c’è più posto per lei, per la sua silenziosa espressività. Nella sua solitudine l’attrice vive nel ricordo dei suoi vecchi trionfi e sta meditando un ritorno sullo schermo grazie ad una storia che sta scrivendo di suo pugno… Una storia? Un insieme di obbrobri, di frasi patetiche e illeggibili che lo scrittore si offre di correggere tra un calice di Champagne e un assaggio di caviale
Una donna capricciosa, possessiva, isterica, ossessionata dalla sua immagine e dal suo ruolo, ancora orgogliosa di un trionfo tramontato da un pezzo e interprete anche nella sua vita reale. Tutto scritto e pianificato. Illusa che qualche regista desideri ancora averla come protagonista in un suo film, e sola, tanto sola, nonostante il suo passato brillante, la villa, i gioielli, il denaro. Solissima e fragilissima
Sentirsi la più grande attrice vivente quando non lo si è più, provare un irrinunciabile piacere quando la macchina da presa viene puntata e adesso pagare il danno di un successo eccessivo, di una vita esasperata. Un film perfetto di una vita imperfetta.
“Eccomi sono pronta per il primo piano”.
(Prefazione: Ossy - Capitolo unico: Doris)
Prefazione
È un film “importante”, che io, e non solo, inserirei nella classifica dei migliori venti. L’ho notato durante la visione. Per dirla meglio, ho provato quella bellissima sensazione che mi capita di sentire quando vedo i film capolavoro, quell’emozione percepita durante la visione di Accattone oppure di Signore e signori, Il fascino discreto della borghesia, Suscià e anche Easy rider. A tale proposito mi viene in mente una frase detta da Terry, personaggio di un libro che sto leggendo, grandissimo appassionato di cinema e divoratore di pellicole. “È possibile, naturalmente, concepire il film perfetto. Ciò non implica che debba trattarsi di un film piacevole o ottimistico. Potrebbe anche essere il film più deprimente che mai sia stato girato. L’importante è che possegga un’impostazione coerente, priva di sbavature. Io sono certo che questo film esiste. In questa fase non faccio che impadronirmi degli strumenti per trovarlo….
Capitolo unico
Un cadavere in piscina e una voce narrante ci introduce la vicenda…
In un giorno come tanti uno scrittore squattrinato in fuga finisce per pura casualità in una lussuosa casa hollywoodiana che pare abbandonata da tempo… Erbacce incolte si estendono in modo irregolare sulle pareti, in una piscina che doveva aver bagnato tante star americane, solo una famiglia di puzzolenti pantegane… Una musica piuttosto inquietante scandisce le scene, mi chiedo se è un film horror. Ma no, ha qualcosa di grottesco e macabro allo stesso tempo, penso. L’interno della villa è un bazar che sa di vecchiume, lampadari vistosi, cimeli di ogni tipo, ritratti incorniciati e odore stantio di pellicce e tessuti animalier (il cinema non può ancora stimolare l’olfatto, ma la cura della scena è così minuziosa e le immagini così magistralmente riproposte da sembrare vere, vive)
In questa scenografia austera e surreale si aggira con disinvoltura la protagonista, lei, la star. La grande diva del cinema muto Norma Desmond. Il cinema ormai è diventato piccolo, perché qualcuno lo ha sporcato con le parole ed ora non c’è più posto per lei, per la sua silenziosa espressività. Nella sua solitudine l’attrice vive nel ricordo dei suoi vecchi trionfi e sta meditando un ritorno sullo schermo grazie ad una storia che sta scrivendo di suo pugno… Una storia? Un insieme di obbrobri, di frasi patetiche e illeggibili che lo scrittore si offre di correggere tra un calice di Champagne e un assaggio di caviale
Una donna capricciosa, possessiva, isterica, ossessionata dalla sua immagine e dal suo ruolo, ancora orgogliosa di un trionfo tramontato da un pezzo e interprete anche nella sua vita reale. Tutto scritto e pianificato. Illusa che qualche regista desideri ancora averla come protagonista in un suo film, e sola, tanto sola, nonostante il suo passato brillante, la villa, i gioielli, il denaro. Solissima e fragilissima
Sentirsi la più grande attrice vivente quando non lo si è più, provare un irrinunciabile piacere quando la macchina da presa viene puntata e adesso pagare il danno di un successo eccessivo, di una vita esasperata. Un film perfetto di una vita imperfetta.
“Eccomi sono pronta per il primo piano”.
(Prefazione: Ossy - Capitolo unico: Doris)
Toh, la Elena mi ha fatto notare che c'era già un vostro editor su questo gran film.
RispondiEliminaGrazie, complimenti ad entrambi, è bello sapere le vostre emozioni durante la visione di una pellicola; se poi si tratta del Wilder più profondo...la lettura sarà ancora più piacevole.