Ciao 'rofumanitosi, vorrei segnalarvi un film che, io ed Elena, abbiamo visto lo scorso venerdì: "L'uomo che verrà" del bolognese Giorgio Diritti, del 2009; ideato, scritto e diretto da lui. Il secondo film del regista, dopo "Il vento fa il suo giro" del 2005 (che non ho visto). Anche in questo film compare Alba Rohrwacher, che si conferma sulla cresta dell'onda, è ovunque...
Il film narra, con punto di vista particolare (di una bambina di otto anni), i giorni che precedettero, e quelli in cui si realizzarono, gli efferati stermini perpetrati dalle truppe naziste in alcuni paesi dell'Emilia; insensati rastrellamenti, forse con funzione di rappresaglia, che investirono contadini e civili in generale di ogni età, sesso, e condizione fisica. I paesi coinvolti furono molti, i più ricordati, quelli nei pressi del Monte Sole, come Marzabotto. E' un film realizzato con molta cura, in cui l'ambientazione ed i costumi portano lo spettatore dritto in quei giorni a cavallo tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre dell'anno 1944. L'influenza di Olmi sul regista si percepisce, al di là della macroscopica peculiarità dell'utilizzo del dialetto locale. Davvero affascinante quanto efficace il bolognese che ci accompagna durante la visione. La piccola protagonista (Greta Zuccheri Montanari) ha lo sguardo della donna che la vita l'ha già imparata, non quello di una ragazzina alle prese coi primi temi a scuola: in linea con il suo personaggio, grande interpretazione. Senza entrare in considerazioni politiche troppo "pesanti", per una recensione da quattro soldi, dico solo che non ho notato, come si legge in alcuni commenti sparsi per la rete, la volontà da parte del regista di, seppure in maniera blanda, "appiattire" le figure, le responsabilità, di chi combatteva da una parte e dall'altra. Anzi, nel film mi sembra che chi è stato mostro sia stato rappresentato come tale. Al massimo i partigiani della zona sono stati dipinti un po' come degli sprovveduti scapestrati, con tanto cuore ma poca organizzazione, come se una guerra si potesse combattere senz'arte militare, ma con il solo "istinto". E direi che, seppur con l'innocenza e l'intento più puri, qualche errore sia stato commesso. L'unico gesto violento, che in realtà è un gesto di guerra, che può far sorgere dubbi di questo tipo (sulle intenzioni del regista) è stato l'omicidio di un soldato tedesco da parte dei partigiani mentre questi si stava scavando la fossa da sé (oppure il tema della bambina che "allarma" la sua maestra). Ma quello è semplicemente ciò che è stato. E solo uno spettatore stupido, a quella visione, può pensare: "Ecco! Vedi, vedi! Erano cattivi anche i partigiani!". Quindi lasciamo stare. Non c'è revisione che tenga. C'erano i giusti e gli sbagliati. C'era chi era a casa propria e chi no. C'era chi setacciava le campagne coi fucili, chi era costretto a scapparci. C'era chi...vabbè. Parliamo di cinema.
Non solo ho visto un film fatto in maniera sensata, senza "paté d'animo", ma anche un documento per ricordare, che è obbligatorio per allontanare errori già compiuti. E fosse sufficiente...
(depa)
Toh...una mail recente ha portato alla superficie un episodio storico che vien voglia qui di ricordare.
RispondiEliminaDiverse divise, identiche ingiustizie. Difficile approfondire, più facile far di tutta un'erba un fascio.
Qui, soltanto, importante è far notare che non esistono popoli buoni, forse uomini (che sporadicamente li guidano) sì.
Pontelandolfo, Casalduni, Campolattaro, Scurcola Marsicana, Piccioli, Isernia, Montefalcione. Agosto 1861.
Una nazione sorge sulla chiazza di quella che c'era prima. Basta belinate riguardanti questo o quel confine, metro immaginario assassino.
http://it.wikipedia.org/wiki/Pontelandolfo
Chiazza di sangue, sia chiaro.
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