La nostra seconda giornata di Trieste Film Festival ci ha portato al Cinema Ambasciatori, sempre Viale XX Settembre, ma un po' più giù, sede prediletta del concorso Documentari. Tra uomini cactus uscenti dagli sche(r)mi e "tre donne ribelli e anarchiche che sognano di vivere una vita moderna in libertà" (effettivamente, se avessi letto meglio la sinossi..), scegliamo le ultime. Trovandoci anche noi, muti e spaesati, con la danese, classe 1990, Sybilla Tuxen: "Il sole silenzioso della Russia" (2023).
"Oggi trentaquattrenne...andò in Russia a ventuno anni...Cinque anni per fare il film...Regista e operatrice (...). Ovvia intimità tra regista/operatrice e interpreti". "Very restricted in Russia today". 2018, echi di violenza da Kiev giungono ai russi. Il cellulare in mano, certo, "non cambia niente". Si fa tardi. A passare sono anche i minuti del doc. e qui di "libertà", nemmeno un "sole", figurarsi "anarchia", ce n'è poca. Non basta dire "riconoscimento facciale" per alzarsi da sterile ribellismi. Piuttosto, la pellicola resta un affaccio veritiero e desolante sull'alienazione esistenziale causata da guerre e conseguenti conflitti inter-comunitari. Una massiccia propaganda militarista e un'innaturale retorica nazionalista, tra giovani svezzati coi video di crimini di guerra, bruciano i terreni di pensieri e azioni. Come mostrano i protagonisti. Uscendo di sala, qualcuno provoca, "allora, mi guardavo un Kauris...", ma va!
Debole ("che eee' peggio"!). Voto: 5-.
(depa)
E chi volesse reperire notizie su resistenze militanti dei compagni russi (ieri Mieli inamidato esortava che "Insomma, la gente per bene russa faccia qualcosa!"), non avrebbe che da cercare.
E chi volesse reperire notizie su resistenze militanti dei compagni russi (ieri Mieli inamidato esortava che "Insomma, la gente per bene russa faccia qualcosa!"), non avrebbe che da cercare.
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