Capitan Ahcazum

Momento di pausa, già terminato. Si riparte, che ve lo dico a Far, col Western. Messa in moto un po' così, con la conoscenza di Alexander Singer. Nel 1971 il regista newyorkese, classe 1928, si cimentò in una produzione anglo-spagnola dalla quale uscì una pellicola confusa, bella quando persa, evanescente quanto una "mattina d'aprile". "Capitan Apache".
Da un soggetto omonimo di tal S.E. Whitman (sarà il cugino di uno degli interpreti), un intreccio talmente vuoto da trovare la propria realizzazione nella sola psychedelia. Lee Van Cliff, motivo per cui ho accettato "RaiMovie", rasato e impomatato, mi stropiccia gli occhi.
"Scotia Barber distributors Ltd. presents". Epigrafi iniziali e relative: "L'unico indiano buono è un indiano morto (detto visipallido). L'unico visopallido buono è un visopallido morto (detto indiano). Ama il prossimo (sconosciuto)". Poi, i titoli di testa rimandano ad un passato che, più che oscuro, risulta chiarissimo solo agli autori. Agli episodi precedenti. Tutto bello, tutto show. Fumetto del Far West, col supereroe senza paura. Attorno a lui una sinfonia di cazzotti e frame. Van Cliff buffone, poteva fare qualsiasi cosa ("Non ne dubito...ne convengo...Ah, ah..."). Indionaturalizzato, ambiguo con tutti, tranne con l'esercito americano, vestito e truccato da Capitan America, i sergenti lo salutano, altri gli danno del "Muso rosso", ronde multicromatica, non ci sto capendo un
Una regia che sarà apparsa luccicante leccornia al futuro piccolino! Tarantino, infine si mostra sterile(izzata?). Il rock di quegli anni prova a scuotere i piani intirizziti, ma, niente, pretenzioso, quindi abulico, sino al finale. Ne vale la pena? Eppure, nel 1973, l'hanno proiettato in Cambodia...
(depa)

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