Nel mese di novembre, travolto dal vento dell'Ovest, Il Cinerofum ha comunque trovato l'occasione di invitare Franco Zeffirelli (1923-2019). Il regista fiorentino, nel 1996, traspose in celluloide la "Jane Eyre" della Brontë Charlotte. Il risultato fu un alito nordico sopra cenerì infuocate. Ma le lezioni dei maestri della Settima, che Zeffirelli sguarda ad ogni inquadratura, paiono ancora necessarie.
"R.C.S.", Zanoni e Tozzi presentano. "Miramax films". Intanto una voce...."La signora Reed..." (Mediaset partecipò). "La più depravata delle bugiarde". Pellicola letteraria "Hurt & Gainsbury". La figlia di Chaplin, Geraldine, poi Maria Schneider ("seria e muta davanti alla bocca dell'inferno"). A quanto pare, l'ipocrita sarebbe Jane.
Zeffirelli, col suo stile artefatto, rende bene il tono letterario, intrinsecamente "falso" e distaccato. Sorta di teatralità che alterna quadretti ben riusciti, a sgradevoli effetti "televisivi". Vediamo il travaglio. Musiche anche quando in bambini dormono. Gran cura dell'immagine e, di nuovo, qualcosa di più approssimativo. Una cosa è il dormitorio, altra è il letto d'ospedale. Dato l'intreccio, non resta che apprezzare queste pagine in pellicola. Per il poter di Grace Skull!
Qualche strambo frammento di montaggio (la TV?). Qualcosa di statico, fisso anche nei balli.
Buoni interpreti, immobili ma tesi (la richiesta di matrimonio al chiaro di luna, non tutto combacia). "No, no, no....sì, sì, sì". Bello del romanzo: anche l'egocentrico padrone paga il ciarpame di regole da Buoncostume (lui è già sposato). "Il senso di tutto quello che ti è accaduto", Jane, è che, con un'eredità così, "il passato non può nuocerti". "Strana creatura quasi ultraterrena", Jane, resterà indipendente. Le sirene non contano.
E i visconti non tornano.
(depa)
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