Avanziamo con Sergio Leone. "RaiMovie" inserisce nella trafila "Western" anche l'esordio e mezzo del regista romano. "Il colosso di Rodi", del 1961. E non ci va lontanto. In questo, che rientra nei "peplum", emerge il terreno comune alle due epiche. Col costante e ironico distacco dell'eroe, un crescendo di macchinazioni, massacri, strumenti di morte e cataclismi.
Dalla "P.A.C. - Produzioni Atlas Consorziate" allora, oggi in TV dalla "Leone film group", fondata nel 1989 dallo stesso prima di morire (non certo una filmografia che renda omaggio), un film storico col californiano Rory Calhoun (1922-1999) e l'eterna capitolina Lea Massari (1935). Asseconda Dei, il primo a smorzare, la seconda incendiare (cosa non si farebbe per lei). Nell'introduzione l'evasione dei ribelli rodiesi, piccola scintilla. Poi il centodecenne (!) madrileno Antonio L. Ballesteros alla fotografia. L'infaticabile Eraldo Da Roma (...1900-1981) al montaggio. In "TotalscopE" (ri-Roma).
L'isola delle rose, sì, della pace. Proprio. Rodio. (...). Delle donne sì, due. "Il popolo", quello stesso che griderà ai giochi di morte, "ha bisogno di armi, non di morti". Un ateniese è lì in vacanza. Ma i fenici cospirano alle spalle dell'idiota Re. La catapulta "non è uno scherzo". E lo vedremo.
Spettacolo in atto. La tensione durante la remata notturna, i tamburi a ingrossare la disfatta. Occhio e mani concreti (la tratta degli schiavi, con sciti e infiltrati). Tutti contro tutti. Il canovaccio rilascia suggestioni da Far West. Certo, a modo "nostro". Come accennato sopra, a ben vedere: "è vero il contrario" (cit. coop a dipendenti e sindacati).
Tireo, astuto traditore. Diala passione vera, amore no. Manco pel padre! (che tra l'altro dove va?!). Calhoun-Dario mai troppo serio. Ironia, sì. Ridicolizzazione non ne vedo. Lì sta "Il bello". Con buona, buonissima, pace di John Derek (gusto Ursula: finirà in porno, I Love You! John!).
E' dopo lo sterminio del covo che s'impenna a maestosa epopea (da sempre rilevata col tampone dei cadaveri). Pochi hanno il coraggio per saltare nella lotta. Con duelli d'aria e fuoco. Tempestivi Dei, che non ci sballavano coi fenici. E' l'apocalisse (le città non sono mai antisismiche). Chi arraffa è schiacciato. Il cane tra le macerie! (i bimbi no). Nel tempio, due ultimi ci credono ancora...
Climax d'epica cinematografica notevole (cui, diciamolo, partecipò il genovese Angelo Francesco Lavagnino, 1909-1987). Pur sempre un quasi esordio. Formatosi come "Seconda Unità" (ruolo interessante...), proprio in questo genere, da questa esperienza forse, l'ormai leggendario autore trasse l'attenta e divertita curiosità per i dettagli.
"Che l'Olimpo sia con te, condottiero".
(depa)
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