Che donna!

Ve lo dico io un capolavoro. "Un treno per Durango", del 1968, di William Hawkins. Altro che Los Angeles, il western che riporta al mondo, vien dalla Capitale. Ché si tratta di Mario Caiano (1933-2015), regista, sceneggiatore (e archeologo), romano. Dai peplum nei '60, ai polizieschi nei '70, passando per i western, presso i quali ha lasciato, per esempio, questa piccola ma preziosa traccia.
Scritto con Duccio Tessari, in "Technicolor Techniscope", "un film realizzato da Bianco Manini". Ci dà il benvenuto il duetto che seguiremmo ad oltranza. E' la coppia che fa il totale. Enrico Maria Salerno, col suo appeal unico, e Anthony Steffen, di cui ormai il 'Rofum ha il poster in camera, "sparato nel culo". E' il primo, l'artista milanese (1926-1994), che è stato posto al centro della locandina, sotto il titolo. "Io conosco profondamente la psicologia della mia gente". Sarà lui la dinamo umoristica della pellicola.
Mexicano e gringo allegrettamente di ritorno. Girovaghi dal Guatemala, in cerca di platino ("trovato un accidenti"), al Texas, in cerca di petrolio. A Zihuatanexo, i biglietti del treno solo dai bagarini ("E' il progresso, gringo. Prima era anche peggio"). Un andamento che riconcilia con tutti (tranne i vicini). Percepisco il rilassamento che questi spaghetti portarono, negli anni di ristrutturazione e lotte, nelle sale italiane (sino agli anni '80, crollo dell'idea).
A Zapetec il treno frena. Assalto per l'oro, per la Rivoluzione, por todo. Le chiavi nella cassaforte intestinale. Cavalleria e roulette messicane...Una tromba si unisce al concerto (Carlo Rustichelli alle musiche su misura). "Noi andiamo da Lobo". Due mezzi eroi, polli interi. Ma attenzione...arriva lui! L'angelo custode in completo e 12 cavalli! Il pacificatore con mitraglia e bombe a mano! Alèèè! Splendido Mark Damon, chicagoano classe 1933.
Tra i fantastici quattro, rinfrescanti dialoghi a rimuovere un po' del convenzionale stucco, depositato in cotanto far west. Antimilitarista, la disfatta dei militi idioti "mai" così gustosa. Antimachista, grazie alla Helene della Dominique Boschero. Donna attrice che sarebbe da studiare. Fascino disarmante, dalle copertine ai mille generi cinematografici. Parigina classe 1937, ha Fierezza Occitana. Appare e grido "Che donna!", molto prima dello sfortunato protagonista. "Eppure io ti ho sparato da qualche parte".
Disavventura magica Rocambole. "Questa volta la rivoluzione la facciamo sul serio". Finale unico. Senza colpi, solo scena. Stupenda.
(depa)

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