Leggo Sergio Corbucci e, già che sono in cammino, non mi fermo. Scopro anche che "Minnesota Clay" è un film chiave, assieme ad un altro, nell'autoformazione, del regista romano, nel genere in cui si consacrerà. Pellicola del 1964, assieme ad un'affiatata squadra di tecnici ed interpreti, mostra un primo, ma già atletico ed esperto, cowboy della cinepresa.
"Gaumont presente" una produzione "Ultra Film" dove l'infaticabile Cameron Mitchell (1918-1994) ci mette l'intensità. Via!
Bisogna osservare come Corbucci maneggia attori, suono e immagini come fossero semplici filetti. Piero Piccioni alle musiche. Minnesota freme, ha un solo chiodo nei nervi (un altro, ormai spezzato, nel cuore). Pure i cavalli recitano col regista romano! Prendete un qualsiasi duello sarà un gioiello, piccolo, di meccanica. Franco Fraticelli al montaggio.
E' un western, a tutti gli effetti. Di riscatto. In due, o quasi, a redimere un'esistenza errante (lui cattivo marito, lei se la sfangava). Mitico Cameron ("Salve Fox").
"A Mesa Encantada (nomen omenò omenò) non si vive più". Ma la strada di Clay "finisce qui. Questo è il suo paese". Tra i soprusi quotidiani, la pellicola scorre come acqua fresca.
Il classico capo banda messicano (immancabile lo spagnolo Fernando Sancho), che mastica il suo cosciotto, nel tipico splendido covo. Carlo Simi alla scenografia. E con una Señorita asì...Stella mulatta indicherà lei, quindi deciderà, la direzione degli eventi (l'incantevole argentina Ethel Rojo, 1937-2012) Anche Minnesota ha ucciso i Fratelli Duke, dicono. Brutte storie. "A morte los gringos!". Mesa Encantada a ferro e fuoco. Finale al buio, in silenzio, esterno-interno-esterno, senza guardare. "Addio, amico Clay".
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento