Chi paga la libertà?

Tun tun
, altro mese, altro giro. Appena passato di qui Sergio Corbucci. Il regista romano dallo Spaghetto Western classico, nel 1968, ne preparò uno scattante e pirotecnico. "Il mercenario" racconta l'epico scontro tra gioia/libertà e dominio/servitù. Quadro umano, avvincente e spettacolare, di frammentario cubismo.
"Angelo Grimaldi presenta". Franco Nero, che è "Il Polacco", e Jack Palance nel ruolo de "Il Ricciolo". Nonché Tony Musante, alias "Paco", e Giovanna Ralli, "Columba", fedele rivoluzionaria. Musiche di Ennio Morricone e Bruno Nicolai. Olè! Da Franco Solinas e Giorgio Arlorio, una partenza tra trombe e pagliacci! Un fiammifero strofinato sul malcapitato di turno e il western è all'italiana.
Il beffardo Palance (che faccia...) non molla, ancor meno il capitano Sergei Kowalski. Freddo stratega, apparizione geniale che tutto realizza. Il piano si fa tirando linee su ciascun obiettivo. "Siamo un esercito ora!". Uhm. "Viva La Revoluciòn! W El Polaco!". Ma sì, "W Paco!".
Ma "tra la parte dei poveri e quella dei ricchi, c'è la tutta la schiena". Disincantato "Polacco", gli occhi del Franco d'oro (Nero) sottendono lo scontro nucleare, il nocciolo. "L'idealismo è il concime dei cimiteri" (soprattutto per chi farà il buffone). E agisce di conseguenza, Kowalski. A cavallo col baldacchino! Ahahaha! "Va bene Paco, hai vinto". Un professionista, Kowalski. Magari sadico (la doccia), ma pedagogo efficace. Note shakesperiane, come ovunque, sui deliri di potenza. Una splendida e popolare condanna ringhierà: "Per aver mangiato e bevuto quando noi...".
Lungo la frontiera dell'Idea, sino al duello finale, scenografico come d'uopo ("spezzato" con elegante ironia dal clown). Traballante e incerto, Paco Roman rimarrà in sella, "Tu l'hai mai avuto un sogno?", verso una rivoluzione ancora da imparare: "Continua pure a sognare, ma a occhi aperti!".
Grande.
(depa)

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