Appena finito di vedere "Ognuno per sé", western del 1968, di Giorgio Capitani. Ritorna il regista nato a pane e b-movie, incontrato recentemente per un ultimo saluto davvero bruttino. Di tutt'altro carattare questa pellicola. Sontuosa e polverosa tragedia umana. "The gold seekers". Ma non si tratta solo di cercare, e trovare, l'oro...
Interpreti internazionali: lo statunitense Van Heflin (1908-1971), in una delle sue ultime apparizioni; l'uruguaiano dalla faccia da schiaffi che adoriamo; la colonna messicana Gilbert Roland; e Klaus Kinski: un pazzo. Tutti grandiosi.
Musiche dell'emiliano Carlo Rustichelli (dirette da Nicolai), per un'Intro sinfonica e disperata. Poi peggio: muta, in silenzio, ché arrivano i primi quattro...
Sam Cooper è un vecchio consumato dalla Greed. Suo figlioccio ha lo sguardo che mente promettendo. E frequenta il "Biondo" (un pazzo). Stanno mettendo su la banda.
Primi, primissimi piani colti al volo, dettagli rubati con scaltrezza. Sinuose rotazioni, stupende e sporche inquadrature. Capitani si diverte. E noi con lui.
Dopo il galante astuto, il reverendo allucinato e il fedele mercenario, il secondo quartetto, quello vero, è al completo. "Allora, vamos!" Consiglio: se arriva Kinski, di nero e con gli occhialini da austriaco, meglio che prepari il latte (al bar degli Specchi, e che specchi, beve solo il patrigno). Che bambola! (Sarah Ross provocante quanto ignota) Giorgio sottosopra, manco fosse George Holloway.
Da due maestri delle sceneggiature (Augusto Caminito e Fernando di Leo, ormai bazzicanti Il Cinerofum), un intenso quadro d'avidità dove ne rimarrà solo uno. Nel Far West la fiducia è un miraggio. Occhi sotto gli zoccoli. Tensione sempre al trotto. Il relax non sta in sella.
Finale uguale all'inizio. Una sete disperata attraversa i deserti.
(depa)
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