Amor Khan

Tun
. Per puro caso (?), ieri pomeriggio, mi sono ritrovato in terra ucraina. Tra ussari polacchi e khan dei tartari, un pizzico lituano e un pugno di tedeschi. "Col ferro e col fuoco", del 1962, ci ricorda che, se il soggetto sta su, si può fare un ottimo film senza gonfiare l'installazione con vuota quanto superficiale opinione. Un racconto svolto con la posa del buon artigiano, qui Fernando Cerchio (1914-1974), documentarista, sceneggiatore della Val Pellice, dove amore, libertà, potere e violenza son scompigliati dalla nobile e santa Guerra. Cerchio "cinematografaro", ce ne fossero.
Da un romanzo del polacco Henryk Sienkiewicz (1846-1916), "Nobel" nel 1905, un soggetto rielaborato dal pescarese classe 1927 Ugo Liberatore. personaggi ben romanzati che arricchiscono il percorso: il fratello accecato e toccato da dio; il principe ucraino, Amleto già morto di potere; il soldato lituano, gigante fedele alla corona; il mercenario tedesco, che sa cosa significherebbe scappare (no job). Intreccio ben oleato, tra i drammi d'amore e di spirito, con un cast internazionale ottimamente assortito.
Documentarista nell'Istituto Luce sotto il regime, del 1942, dimostrò la sua sensibilità, popolare in "Comacchio", sguardo refrattario a vantaggiose retoriche. La città che "pare sorgere dal mare", coi suoi abitanti di acqua, tra bambini ancora liberi, le lancette della pesca e lavorazione delle anguille. Ve lo consiglio (ben diverso dai toni di "Carbonia", 1940).
Classico storico, solido come un fortino. Così difficile fare un bel film? Evidentemente sì.
(depa)

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