Conosci Bepi?

Prima di naufragar dolcemente nel mar western, che più ci ha cullato in quest'anno pandemico, torniamo alla commedia italiana. Quindi a Dino Risi. Il regista milanese, maestro della comicità profonda e spensierata, nel 1958, dedicò una pellicola alla città dell'amore, alle sue passioni, che sono operette d'acqua. "Venezia, la luna e tu" (ovvero "I gondolieri"), più che il Bepi (Alberto Sordi), "cecchino" dei canali, incornicia l'irreale città lagunare e le ottime interpreti, donne vive, con tre sfumature d'ingenuità.
Ancora "La Titanus presenta", oltra a Sordi, la solare e scottante torinese, classe 1936, Maria Allasio; la tedesca classe 1935 Ingeborg Schöner; e la newyorkese classe 1934 Niki Dantine. E Nino Manfredi! Musiche del triestino Lelio Luttazzi.
Narrasi di Bepi, "una bellezza della Laguna", sciupafemmine dei canali. E' dura per lui. Un po' anche per me. Qualcosa non quadra ("la vecchia"). Persino l'Albertone, sacrificato e forzato. Il tono dell'opera riavvolge indietro dieci anni. Agli esordi meno riusciti della stella romana. Riconoscibile a fatica pure Manfredi, a disagio nel dialetto veneto. Negli stessi anni "giravano facilmente" commedie d'ottima qualità, come quella appena recensita. Curiosità: "Mina" imperversava sulle magliette, che fossero a colori, stese in technicolor, o in bianco e nero, addosso ad amici non proprio "in bolla"...
Magari, pensi, dovevano solo carburare. Che l'atmosfera è un dolce tributo agli amori a balzelli. Che regista e attori serbavano il rocambolesco secondo tempo. "Come il vino bianco", da buona commedia. Il litigio ai balconi sul canale. "Di giorno e di notte". Bepi Mannaro delle stanze di Casanova. La lampada scartata...
Chi ne esce sugli allori, tra le rose, sono Loro. Venezia e le altre. Tra cui, per prima, la travolgente Allasio. Poi "le due inglesi", tra colpi di fulmine e ribaltoni ("Facciamo la pace Miss?"). Nemmeno moralmente, ma vincono le donne. Sul finire, il Sordi che più conosciamo (a braccetto col solito grande Riccardo Garrone), quello pettinatore ossessivo, quello in abito monacale, quando dà pieno sfogo alla sua comicità, per una perfetta conclusione, da tutti contenti.
(depa)

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