Niente Simpson, questa settimana. Lutto cittadino, dolore individuale, meno male che c'è il Cinema a riempire le mie due meridiane. Azz, ieri l'ha fatto pesante. Ficcando dentro ai centoventi minuti, l'aria irrespirabile di uno Stato. Nove anni dopo l'infame golpe cileno, "Missing" è una "Palma d'oro" scagliata sull'indifferenza. Costa-Gavras, 1982.
La "Universal" presenta Jack Lemmon. John Shea. Musiche del compositore new-age greco Vangelis. La francese Françoise Bonnot, scomparsa due anni fa, all'impegnativo montaggio. Basato su una storia documentata (Thomas Hauser). Il giornalista newyorkese Charles Horman rapito e assassinato dalla banda di Pinochet & USA (Henry Kissinger e Richard Nixon, almeno). "Tranquilla, siamo americani". Eh, anche loro.
Un affaccio atroce sull'abisso. Disastro istituzionale. Un cavallo bianco scappa terrorizzato. Il militare infetta pensiero e rapporti. I colonnelli ci credono (in cambio d'una paga), i rappresentanti dei vari Stati, anche.
Cadaveri ovunque, morti sul soffitto. "Che razza di mondo è questo?!". "Circolo vizioso" è lo Stato. Uno stadio trasformato in prigione. Sceneggiatura, scritta con Donald E. Stewart, perfetta; attenta a tempi, dettagli, sentimenti. Conscia della Ragione di Stato (Regeni), quando per interesse di aziende si deve passare sui corpi. Torturare o uccidere. Succede anche ora. In Italia (CC, CPR e altro).
Sgomenti s'accompagna questo papà sincero, tra disumani senza sguardo, fatti per eseguire. Omuncoli armati. Intenso Lemmon, smarrito tra l'immagine del figlio e il castello di violenza e prevaricazione. Disperata Sissy Spacek, negli occhi lo stupore che toglie il respiro.
Megamacchina civile pronta a schiacciare il minor offerente, lo stato ci accarezza quando gli affari vanno. O sbrana, per farli andare. Nessun alibi: non puoi essere "contro le dittature" e poi voltarti ogni maledetto giorno. Facciamo le fusa per non pensare. Marigrade liquida con "è americano". Delle due, una: o, all'improvviso!, Lemmon non ci soddisfa più; oppure non si vuole cogliere il filo-rosso, spesso e grondante, con ricamato "C-G", che lega le grandi pellicole (anti)politiche dell'acuto e determinato regista greco.
(depa)
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