Sarà stato presentato al Sundance, io l'ho raccattato su Netflix, e gran cinema non è. "I Don't Feel at Home in This World Anymore", del mitico (?) Macon Blair attira cogli allori dei festival, ma cede il passo alla commedia che un cinefilo consiglia ai colleghi.
Esordio davvero boh, quello del regista statunitense classe 1974. Elija Wood a dar perfetto corpo ad un vicino esaltato che lancia (e riprende) stelle ninja sui muri. E micette nelle stanze. Il giovane attore se la ride, si vede. Poi irrompe sulla scena lo strafatto coi suoi segugi. Gli autori le provano tutte. Ma nemmeno due buffoni fanno rima vera. Se non ricordo male, la commedia americana ha fatto passi da gigante, costruendo soggetti e allestendo spettacoli più sottili, pur nella leggerezza. Qui il sottotitolo è: l'abito non fa la monaca, non molestar cane che non abbaia. La simpaticona protagonista, stressata dalla vita. E come si fa? Cacche e sacchi si pasta per terra! (più decoro!) Spoilerizzatori e SUV con spoiler! (eh oh, siamo negli USA e getta). Fila "< 15 prodotti" non rispettata! (forse che stiamo impazzendo tutti?) "Fottuta ingordigia! E' mio, è mia!". Ruth odia tutti, tutti stupidi, soffoca tra disumani. Ci sclera, insomma. Una mezz'ora senza alcun impegno, ci mancherebbe. Psichedelia farmacologica topos scontato, nel senso di niente droghe, solo santità. "Apriti sesamo...Per cercare una targa?". Ehehe, questa è carina. Toby se ne va ferito perché la tigre non è "sua"...
Commedia scout per tutti (solo un po' di whiskey), pomeridiana (la "maschera triste"), con spolverata impalpabile di thriller. Ma una preghiera nel bosco, si sa, salva capra e cavoli.
(depa)
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