Disastrietà

Il Cinerofum tiene botta alle uscite in sala non-Valéry. Partiamo dall'ultima. Lunedì sera va bene per il lavoro, recentemente accolto da 10 minuti di applausi lagunari, di Gianfranco Rosi. Richiamato dai vaghi echi d'un personale e tragico cimitero marino di quattro anni fa, ho portato Elena all'"Ariston". Ripensandoci...anche per "Notturno", stesse sensazioni: lavoro indiscutibilmente bello (di cinema si parla!), dove alfin si arriva stanchi. Il dramma umano lungo le cicatrici delle guerre imperialiste, visto con occhio così sensibile che pare distrarsi.
Si attacca col passo obbediente e prepotente dei militari (e ben ci sta!). E' il loro respiro corto, sono le loro urla vuote ad annunciare questa solenne marcia funebre.
Stacco sul silenzio di un luogo abbandonato. Cogli ultimi vivi (vive!) ad imprecare contro lo Stato...Turco. Mosaico di frontiere, frammenti dal confine. Un cavallo nel traffico tra Libano e Siria. Le donne irachene soldate, ecco il lascito civilizzatore di Stati Uniti e Alleati vari. Per noi cinici telespettatori, i momenti parlati, più classici, colle violenze subite dall'Isis narrate dai bambini, risultano i meno "suggestivi". Poiché assurdamente assimilati, grazie ad anni di narrazione mediatica prona allo Spettacolo? Per un sincero democratico, questi scarti stanno scontando le loro pene. Altri fuochi, altri fumi. Ancora la stessa apocalisse.
Splendidamente desolanti, scorci che Rosi trova da esperto cercatore. Estetica mai doma, l'immagine ricercata in ogni dove; cede all'evocativo. Certamente, come desiderato. Ora acquistandone in incontestabile vigore. Dopo, in vischioso manierismo. Non un problema di per sé. Dopo un'oretta, guardo con preoccupazione la lancetta della benzina (mia o della pellicola? non vedo!). Non mollo, si sa mai... Ma davvero, ai titoli di coda, fisso il vuoto. Penso: "non sarebbe potuto durare cinque minuti di più" (leggi: "la mia pazienza..."). Proprio mi pare che, come scambiato al termine col nostro critico preferito, "alla fine gira un po' a vuoto". Quindi, sulle infami guerre in atto con la nostra quotidiana complicità (e contributo), consiglierei prima altro.
(depa)

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