Tanto vale parlare anche del secondo appuntamento della rassegna "Il culto della scienza, il sacrificio dell'umano". Domenica 20 settembre, non in piazza Senarega, "Frontedegrado" ha proposto un film australiano di fantascienza del 2019: "I am mother", diretto da Grant Sputore (un tizio di Perth con un film su ogni spalla). Ancora una volta, quesiti importanti, illusioni luminose e incubi pressanti. Quanto siamo disposti a perdere per una meccanizzante idea di progresso, financo per una disumana sopravvivenza? A quanto pare, tutto, anche la libertà.
Piano piano, col passo della crescita, sul piatto si dispongono le carte, per gli agghiaccianti tarocchi di cavi e metallo. E se fossimo soli, allevati, educati da robot? [se lo fossimo già?]
Quanto respiro ha un film di fantascienza? E questo? Cortino. Indicata una strada non la esplora. Filosofia etica spinta tra le stelle. Mamma tecnologia vizierà questo uomo sino a renderlo arnese da lavoro. [non lo è già?] Senza né emozioni, né rischi. Spettri dal futuro, Transumanesimo spinto: sullo schermo la resa dei conti è già andata.
"Chi ti ha messo in testa l'epidemia là fuori?". Ghigno o lacrima? Tecnologia buona, tecnologia cattiva (mi ricorda qualcosa di carcerario...), ma "è solo questione di tempo". Frattanto, là fuori, si sparano. "Limitare la capacità autodistruttiva degli umani". Ancora, a che prezzo? Farlo equivarrebbe a distruggerli. Finale nebuloso.
"Mi hai insegnato abbastanza...dammi una possibilità". Fa' 'na roba, non insegnarmi nulla. Anzi, insegnami il nulla.
(depa)
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