E venne l'esordio. Di Aki Kaurismäki. Nel 1983, l'allora ventiseienne regista finlandese propose al mondo il suo personalissimo cinema, genuina centrifuga di alcuni dei maestri francesi e non solo. Lo stile raffinato e toccante che lo contraddistinguerà. Da Dostoevskij, "Delitto e castigo", Raskolnikov a Helsinki è Rahikainen, con una vendetta in più.
Che attacco il primissimo attacco. Macelleria disumana, il peccato originale è un canto funebre. Magistralis. Crimen dalle note hitchcockiane, una sola inquadratura sbieca, che non "ripeterà" più. Il suo stile ancora da radicalizzare, ma gli elementi sono disposti, alla perfezione. Più mobile e carismatica, la m.d.p. di Kaurismaki sorprendentemente scalpitante, sulle violenze differenti. Cilecca. Il topo gioca col gatto. Rock'n'roll durrenmattiano, punizione sincopata, esattamente nelle stesse corde suonate dai suddetti sommi artisti.
(depa)
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