Rimaniamo nei piani alti. Con Claude Chabrol, nei suoi luoghi, nella sua arte. Con "L'amico di famiglia" (t.o. "Les noces rouges"), arriviamo al 1973, nel pieno dell'attacco portato al centro della sua borghesia. Tutto falso, tranne la morte.
Stéphane Audran. Michel Piccoli. Squarci nei titoli rivelano inquietanti e scabrosi futuri. Valençay, cittadina di provincia che che "si ringrazia" (brodo, pollo freddo, al massimo). Sinfonie che inseguono la brama, il regista parigino il consueto allestitore drammatico. Altra Stéphane, altra infedele. Freddezza nel focolare, scattante all'addiaccio. Dialoghi essenziali ("E' sempre più freddo"). Lucienne, la moglie del sindaco. Contare le ore al buio. Sgamata. Altro spregevole, squallido quadro sociale. Nessun rimorso (manco la forza di rifiutare una sigaretta), passeggiare attorno al cadavere della vittima, baciarsi e toccarsi dinanzi alle fiamme. "Adesso siamo liberi". Splendida chiusura.
Insomma, anche per Chabrol il crimine non è solo questione di fame e disperazione.
(depa)
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