Grimaldello

Prendo spunto solitario dalla recente rassegna in pellicola, organizzata dagli "Ex-Altrove", ve li ricordate? Il primo appuntamento fu con Robert Bresson, che non vedevo da quattro anni. Sempre un piacere, impeccabile firma cinematografica, nel 1956, materializzò una della sue pietre più preziose: "Un condannato a morte è scappato", è urlo acquattato di libertà, gesto furtivo verso la fuga. In testa frulla il meraviglioso essenziale.
"Gaumont presents", "Il vento soffia dove vuole" (il Cinema pure: fuck green pass). Carcere, campo di prigionia, è lo stesso. Botte reali senza orpelli. Nazisti. La Storia ammanetta e massacra. 
"Courage" (pressione e leva), le armi del partigiano. Tra i compagni di detenzione, svuotati e stanchi, Nicodemo, saggezza è rassegnazione; un soldato disertore, da conoscere, proteggere e coinvolgere. La voce del pensiero, fuori campo, elemento del cinema di grida mute del regista francese. Non tutti i perché hanno una risposta. Scrittura magistrale.
François, l'unico a pensare l'impossibile. Liberi, nelle nebbie della notte.
"Capolavoro" non rende.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento