Gigogo

Seguendo la tattica, cara ad Elena, dell'insistere con l'autore per assimilarne gli elementi peculiari, in sala Valéry ha imperversato Claude Chabrol. Abbiamo attaccato con "Landru", del 1962, storia macabra vera: guerra, miseria e avidità generano mostri, buffi quanto efferati.
Carne tritata, la Marna, che differenza fa? Il polacco Charles Denner (1926-1995), poi una serie di donne, sole, vedove, trascurate e annoiate. Tipo particolare, Henri Landru (io la cioccolata gliela porterei), diabolica maschera ai tempi del I° Grande Massacro (città vuote). Calcolatore ("come in fabbrica, un complimento aumenta la resa"). Casella 45. Pelata palla 8. In campagna, in villa Chabrol, ci va a nozze (anche le notti precedenti...). Anni '10 dai contrasti forti. Scenografia estraniante d'ostentazione, mobili d'epoca smarrita nella foggia. Per Chabrol, da sempre sensibile alla sfera femminile, come a quella criminale (sociale), questa biografia fu un krapfen ripieno del tradimento maschile (con la farsa amorosa). Intorno, la Guerra, grande educatrice di morte.
Una dopo l'altra, anche Amanda. Mitico Landru con le sue smorfie allucinate. Un sorriso, camino. Uno sguardo, fumata. Compierne altri, un modo per "dimenticare gli orrori". Distrazione per Clemenceau e sudditi. Con l'ironia che non gli sfugge, il processo chiude questo raffinato (dialoghi e raccordi) affresco sociale.
(depa)

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