Notte Unica

Resistere è un temine caro a Robert Bresson. Difficile, però, trattenersi dal proseguire la passeggiata al suo fianco, braccio forte ed affettuoso, un verso poetico, un'idea di libertà. Nel 1971, per "Quattro notti di un sognatore", come le bianche dostoevskiane, pedina artisti e suicidi di sempre, scorgendovi vita e morte appassionatamente avvinghiati.
Così, dove va, va. "Po-po-po pon pon". Prima notte, al "Pont Neuf". Seconda notte, encore là. Nessuno o tutti hanno una storia. Artista, poeta. "Le chateaux est bizarre". Fantasie. "Elle dances". Illusioni (sogni suoi). Lo splendido e personale lessico cinematografico del regista francese (la première del film) e la scrittura russa si incontrano, ancora oggi, nell'alienazione psicosomatica del citoyen (regna il patriarcato). Marthe. Troisième nuit, sempre lì. Notte musicali, fughe di note. Altro messaggero d'amore, tocca registrarsi le fantasie. Marthe ovunque. Une obsession che vien voglia di abbracciare. Quarta notte, solito ponte (in ogni città).
Altro capolavoro stilistico (come tutti i suoi?). Crepuscolare, ne spira un Bresson pacificato, intensamente dedito ai movimenti del cuore, con una gran chiusura, nella silenziosa eco dell'amor (libero quanto può).
(depa)

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