Buona mela!

Come per caso Francis Ford Coppola, e fa un certo senso vedere lo scafato regista di Detroit (classe 1939) privo di ispirazione cinematografica, rincorrere sterili quanto pacifiche lotte civilistiche. Legal movie impegnato, basato su John Grisham, "L'uomo della pioggia" (t.o. "The rainmaker", 1997) si incensa radicale nel dissotterrare l'impianto giudiziario di ogni nazione, ma è conservatore come un contandino cattolico, benché indignato, lì per lì. Anche la giuria più parziale vi riconoscerà una stella caduta, spenta.
Sensazione di sconforto dovuto alla sorprendente mancanza di qualsivoglia intenzione artistica (quindi peggio, se il messaggio è da macero). Preso atto di un altro, tra i primi, Matt Damon dalla parte dei deboli, la pellicola si scioglie grazie alla simpatia di Danny De Vito e alla grinta di Jon Voight. Sceneggiato stanco, tragico qui, macchiettistico là, senza marca autoriale, mai obbligatoria, al film non resta che scomparire nella nebbia di quelli carini, che tali sono perché non osano. Eppure la materia degli abomini del capitale, legali o assicurativi, permette ormai un'analisi lucida, arida come i morti vittime del sistema economico accettato, senza alcun bisogno di lacrime. Men che meno di sfumaure rosa. Anzi, semmai...
Non si tratta di ottimismo, ma di miopia.
(depa)

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