La tappa successiva fu del 1963. In quell'anno, Alfred Hitchcock cominciò a realizzare una serie di pellicole con la casa di produzione "Universal", prima delle quali fu un'inquietante storia di rivolta animale. "Gli uccelli" è un silenzioso e violento incontro, da vederascoltare, tra creature diverse.
Cambio di presidenza e sceneggiatore, non di squadra. Rispetto al precedente "Intrigo", confermati gli statunitensi Robert Burks alla fotografia e George Tomasini al montaggio. Tratto dall'omonimo racconto della londinese Daphne du Maurier (autrice londinese, 1907-1989, sua la prima consorte "Rebecca"), trascritto da Evan Hunter, più metafisico del funambolico Ernest Lehmanche (che ritornerà per l'opera d'addio del regista), è interpretato da coppia da un evidente physique du rôle. L'autraliano dal volto statuario Rod Taylor (1930-2015) e Tippi Hedren, modella statunitense (nonché madre di Melanie Griffith; è del 1930, altre congratulazioni!) portata sul set da quel gran estimatore di bellezza che era Hitch.
Uccelli sopra San Francisco. Sinistri versi, sentinelle sospette. Ogni inquadratura fa scattare la mano sul girocollo. Tempi strani, ecco un'altra innamorata persa: chi, dopo il primo incontro (o quasi), porterebbe a 100 km di distanza due inseparabili (uccellini) da regalare alla sorellina dell'oggetto del desiderio, il cui nome dovrà, per giunta, essere investigato in loco? Luogo che è Bodega Bay, sfondo dal sapor steinbeckiano, distante anni luce da San Francisco. Il Maestro del Brivido gioca col pubblico che, pure per una fuga da un banale effetto sorpresa (regalo anonimo), sospira l'attesa per cui freme. Pazza Melania, dal caparbio capriccio (pro-pellicce, avrà pane, briciole, per i suoi denti, e capelli), vuole "vivere la sua vita e fare il bagno nuda nelle fontane"!
Pellicola solidissima, poiché gli uccelli volteggiano attorno, oltre al flirt tra Mitch e Melania, alla addolorata Miss Hayworth e alla cupa Miss Lidia. La prima interpretata dalla meravigliosa Suzanne Pleshette (1937-2008), la seconda dall'esperta (...) Jessica Tandy (1909-1994). I complessi rapporti, chiaroscuri, tra tutti loro tendono le corde su cui poggiano i pennuti ribelli. I dialoghi intimi sono collante d'alta qualità tra l'incubo delle aggressioni volatili. Con effetti speciali d'avanguardia, anni '960, scorre una lezione di cinema. Capolavoro audio. Con la colonna sonora shock. Senti due note e torni in te, tra silenzi da paura, di troppa paura. Le sequenze dei corvi sulla giostra, con lo spvaentoso contrappunto del canto di bambini...Crudité, anche, vi sono morti dagli occhi svuotati, grida terrorizzate, fughe disperate, cadute drammatiche (sbarrare tutto e barricarsi?). Terrore puro, distillato d'effetto. E d'intreccio. Furia ornitologica che finisce così, con la natura unica spettarice. Padrona. Quindi occhio al prossimo Craaa-Craaa. O Miao-Miao che sia.
(depa)
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