E partiamo con questa folle maratona. Fa piacere sapere che vi sia anche Bubu, che ringrazio, in collegamento. Perché sarà dura, ma un po' meno, grazie ad Alfred Hitchcock che l'ha resa una gratificante passeggiata, panoramica ed emozionante, orrida e gioiosa, attraverso alcune delle sue ultime opere. Raccontarla tutta, una volta fatta, permette anche raffronti, utili e no. Se poi aggiungiamo che ieri era il 40° anniversario della morte del geniale regista londinese, ribadendo il lato settimino del 'Rofum, il percorso fatto restituisce un aroma in più. Torniamo alla prima tappa, che poi è stata l'ultima, in sala Valéry. Su LA7, tra un'alienante pubblicità réclame e l'altra, "Intrigo internazionale", del 1959. Riconosciuto come uno dei migliori del regista, è l'acrobatica e ironica fuga di uno gigolò e la sua bella.
"Omaggio ad Alfred Hitchcock", manterrà la didascalia. Elena ed io a ricordare. Poi si parte e Roger, uno dei Cary Grant più gigioni, ci metterà cinque minuti a mettersi nei guai, tra "agenti segreti e spie", meno di uno a riderci su. Al fuoco di spietati, Bond da salotto, risponderà con freddure sprezzanti. "Va bene un rapimento ogni tanto, ma stasera sono di teatro". Lei, Eva "Eva" Marie Saint (classe 1924, congratulazioni!), è già cotta a padella fredda, sarà un calda agente. La pellicola si dichiara commedia e non sbanderà. Anzi, si farà rosa, rosarossa per sovrappiù di passione; ma non appassirà. Coi consueti spicchi d'anticonvenzione, a strappare i dialoghi, che piacevano al corpulento quanto disinvolto regista. E pure a noi. -"Rispondi [al telefono]?", chiede Roger alla mamma. -"Non ci penso nemmeno". Poi l'esemplare scena in ascensore. "Roger, vieni a casa per cena?" domanda al figlio in rapimento. Qui la madre di Roger è la moglie dell'Ispettore Oxford... Come quella della turbativa d'asta.
Raffronti, eccoli. A mio umilissimo, l'ultima opera alla MGM, se non con tutte (anzi, certamente no), perde il raffronto con alcune successive (anche soltanto il già citato "maniaco della cravatta"...). Tralasciando alcune dubbie mosse del protagonista, come reggere un morto per il coltello piantato nella schiena, o flirtare con nonchalance appena uscita la pula, particolari che possono ingrandirsi o scomparire in base al taglio che il sommo autore voleva declinare. Ma, leggi sopra, trattasi di commedia sportiva, dove l'affascinante eroe si getta sotto furgoni frenanti, fa sesso e scala residence e Presidents. Dov'è il picco della suspense, colle sue pause, coreograficissima lassù, alla facciazza loro.
So & So, quindi, Sir Alfred, nonostante le succulente sequenze chicche e la, "impertinente" più che ammiccante, tagliata finale. Ci siamo persi, sul piccolo divano della "Valéry", noi e pure il filo. Spesso e contorto. Ma figurarsi se il Cinerofum s'azzarda. Goditela 'sta meritata gloria, ancor più se postuma. E guardala crescere.
Alla tappa successiva..
(depa)
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